lunedì 16 gennaio 2017

ANIMALI DA BAR - regia di Alessandro Tedeschi, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti

La compagnia Carrozzeria Orfeo torna a Roma al teatro Piccolo Eliseo con “Animali da bar”dall'11 al 22 gennaio. Le aspettative di coloro che hanno potuto apprezzare l'anno scorso il loro fortunato “Thanks for Vaselina”, non saranno disattese. La cifra stilistica è inconfondibile, una raffica di allegro cinismo, ironie amare, lapidarie affermazioni politicamente scorrette e l'uso selvaggio di un linguaggio colorito ma che riesce ad essere mai volgare in un contesto in cui c'è poco da avere peli sulla lingua. Ancora una volta in scena ci vengono presentati personaggi borderline, poveri diavoli alle prese con la fatica del vivere, il disagio della condizione umana, che argutamente estremizzato, diventa universale e credibile in ogni suo aspetto.
E qual è da tempo immemore per antonomasia il ritrovo delle logore anime in pena? Un sordido bar di periferia. Nella scenografia prevalgono i toni cupi, al centro il malconcio bancone di un bar a ferro di cavallo, ai lati un tavolino con due sedie, e un orinatoio. La baracca viene gestita da Mirka (Beatrice Schiros),una donna ucraina incinta la quale affitta il proprio utero in cambio di denaro. I suoi clienti abituali sono Swarovski (Paolo Li Volsi), uno scrittore caustico e disilluso affetto da nichilismo cosmico, Milo (Gabriele Di Luca), imprenditore rampante dallo spiccato accento padano, un sognatore che spera di far fortuna con la sua agenzia di pompe funebri per animali domestici, Sciacallo (Pier Luigi Pasino),un ragazzone reso storpio a una gamba da un incidente adolescenziale, il quale soffre di bipolarismo originato dal bullismo e l'emarginazione subiti a scuola, e Colpo di frusta (Massimiliano Setti) il padre del bambino che Mirka porta in grembo, buddista melariano, succube della violenza domestica della moglie. Non ultimo per peculiarità caratteriali, il personaggio che mai vedremo in scena, ma che si palesa solo vocalmente dalle casse di un interfono con il quale è collegato al bar dal suo appartamento ubicato al piano di sopra. E' lui il padrone della baracca, “il vecchio” emblema dell'anziano incattivito e livoroso, al quale presta la sua voce Alessandro Haber. Ed ecco che Carrozzeria Orfeo ci offre l'ennesimo gioiellino di drammaturgia contemporanea, personaggi articolati, esemplari di realtà al limite, paradossali e ridicoli ma allo stesso tempo fortemente connessi con la realtà che ci circonda.
E' questo che rende le loro storie penetranti e che ci porta a ridere del razzismo, della solitudine, dell'intolleranza, dei luoghi comuni, della paura della morte e quella della vita.
Nello squallore, sprazzi di umanità, di solidarietà tra esemplari di uno zoo grigio e desolato, e alla fine, anche nello spettatore, è la compassione quella che prevarrà, non il disprezzo.
Tutti gli interpreti padroneggiano il loro personaggio con sicurezza, senza sbavature. Nei dialoghi serratissimi si intrecciano mille mondi, si attraversano innumerevoli tematiche, e tutto resta in equilibrio grazie al dinamismo di una regia che trascina come la coreografia di una vivace canzone pop. Il bar si chiude con un colpo di scena drammaturgico molto ben assestato. Sono pochi ormai coloro che riescono a offrire spettacoli così “vivi”, che muovono un' onda dentro, alla fine dei quali applaudo di gratitudine.
Susy Suarez


Animali da bar
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
drammaturgia Gabriele Di Luca

PREMIO HYSTRIO TWISTER 2016

Con
Beatrice Schiros, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti
Pier Luigi Pasino, Paolo Li Volsi

Voce fuori campo Alessandro Haber

Musiche originali Massimiliano Setti
Progettazione scene Maria Spazzi
Costumi Erika Carretta
Luci Giovanni Berti

Regia Alessandro Tedeschi, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti


venerdì 13 gennaio 2017

E'UN PROCESSO IRREVERSIBILE - Regia Francesco Zecca

In un futuro indefinito, forse lontano, forse molto prossimo, due uomini attendono la suprema catastrofe, la distruzione della Terra. All'interno di una specie di navicella, aspettano il “segnale” dopo il quale, spingendo contemporaneamente i due bottoni di un misterioso congegno, riusciranno a salvarsi e non solo, otterranno la vita eterna divenendo il seme di una nuova civiltà. Ma perché proprio loro due si trovano lì, a essere i prescelti?
Insomma, l'asseto è quello di una storia fantascientifica e surreale, come surreale è il dialogo ininterrotto che intercorre tra i due amici, presi tra il nervosismo, l'eccitazione, la paura e l'attesa dell'ignoto. La scenografia è semplice e utilizzata in maniera acuta. All'inizio della pièce sono solo le gambe dei due protagonisti ad essere viste muoversi nervosamente nei confini di una piattaforma quadrata e lucida delimitata da led luminosi, poiché il resto del corpo è nascosto da una struttura semicubica che si intuirà pian piano essere parte della navicella. Un escamotage interessante che stimola fortemente la curiosità sin dall'inizio. La loro concitazione ruota intorno ad un aggeggio cubico con un grosso pulsante rosso sulla sommità, aggeggio che dovranno aprire solo all'arrivo del “segnale”. Ma quale sarà questo fantomatico segnale?
I due interpreti,(Arcangelo Iannace e Pier Giorgio Bellocchio) non nuovi ad essere partner di scena, conoscono i rispettivi tempi, hanno sicuramente un' ottima intesa, energia e talento da vendere, e trascinano l'attenzione del pubblico lungo il caotico divagare dei loro pensieri. Saltano di palo in frasca confessandosi aneddoti di vita, meditando sull'amore, il tradimento, la morte, i rimpianti, si azzuffano e si riappacificano, ma è l'attesa sopra di tutto la vera protagonista, ricordando qualcosa tra un futuristico Aspettando Godot e un Armageddon kafkiano, che si regge alla fin fine unicamente sull'indubbia forte personalità e presenza scenica dei due interpreti, piuttosto che sul testo, in sé debole, privo di efficaci spunti di riflessione o momenti di forte impatto emotivo.
Susy Suarez

È UN PROCESSO IRREVERSIBILE
di Arcangelo Iannace

con
Arcangelo Iannace e Pier Giorgio Bellocchio
scena
Roberto Rabaglino
costumi
Maria Grazia Materia
regista assistente
Francesco Spaziani
regia
Francesco Zecca


martedì 3 gennaio 2017

LA CENA DEI CRETINI-Regia Nicola Pistoia e Paolo Triestino

In scena dal 16 dicembre all'8 gennaio al teatro Ghione, “La cena dei cretini” un testo diventato ormai cult della commedia. Innumerevoli le compagnie che l'hanno riproposta sui palchi di tutto il mondo, e questa volta sono Paolo Triestino e Nicola Pistoia, due fuoriclasse della comicità nostrana, a cimentarsi con l'opera di Francis Veber, nata per il palcoscenico e in seguito dai lui stesso portata sul grande schermo negli anni 90. L'impianto è quello classico della commedia degli equivoci, fatta di gaffe e ironie raffinate, capace di arrivare a ogni fascia di spettatori, più o meno esigenti, giovani e meno giovani, a giudicare dal pubblico numeroso e variegato che affollava il teatro Ghione, tra cui anche ragazzini, i quali ridevano di gusto seguendo rapiti il turbinio di battibecchi e malintesi. Tutto il pasticcio si svolge nel salone di Pierre (Paolo Triestino) un membro dell'alta borghesia, un ambiente i cui preziosi arredi evidenziano tutta la sicurezza della propria posizione sociale. Ai lati del palco una dormeuse stile Luigi XVI, sulle pareti laterali enormi riproduzioni di quadri d'autore, due colonne su cui campeggiano pregiati pezzi d'arte. Nicola Pistoia è semplicemente delizioso nei panni del “cretino da oscar” Pignon, sa conferirgli quel perfetto connubio di surrealtà e tenerezza che ci permette di amarlo per tutta la pièce, nonostante i catastrofici pasticci che inanella senza sosta. La coppia Pistoia-Triestino non si accompagna certo ad un cast di serie b. Sul palco insieme a loro ottimi attori, ognuno dei quali dona una sfumatura del tutto personale ai personaggi di Veber. Vedremo Ciro Scalera nei panni di uno spassosissimo ispettore fiscale, Giorgio Gobbi che interpreta il vecchio amico di Pierre, e nei ruoli delle due donne Loredana Piedimonte e Silvia Degrandi. Ciò concorre a far sì che il ritmo della commedia, di per sé vincente, non perda un colpo, e si partecipi avvinti alla parabola di Pierre, che da carnefice diventa vittima del suo “cretino” il quale nonostante sia un vero combina guai, farà ricredere tutti sulla sua reale personalità. Una vera scudisciata allo snobismo di tutti coloro i quali, dall'alto delle loro presunte onorate posizioni culturali e sociali, considerano le persone più “semplici” come esseri inferiori, che possono esser derise e denigrate impunemente. Insomma, a volte meglio “semplici” ma col cuore puro e sincero.  
Susy Suarez



TEATRO GHIONE
via delle Fornaci, 37
fino a domenica 8 gennaio
orari: da martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00, lunedì 26 dicembre e venerdì 6 gennaio ore 18.00, sabato 31 dicembre ore 20.00 e 23.00, domenica 1 gennaio riposo
La cena dei cretini
di Francis Veber
regia Pistoia Triestino
con Ciro Scalera, Loredana Piedimonte, Silvia Degrandi
con la partecipazione di Giorgio Gobbi
scene Giulia Romanelli

costumi Lucrezia Farinella
luci Luca Palmieri