mercoledì 14 novembre 2012

IL DISCORSO DEL RE - Regia Luca Barbareschi- (Recensione)


Devo confessare che dopo aver visto ed amato il pluripremiato film interpretato da due mostri sacri come Colin Firth e Geoffrey Rush, sono stata subito molto scettica riguardo questa trasposizione teatrale, giudicandola proprio in virtù del grande livello del film, un'operazione alquanto temeraria, dalla quale non mi sarei potuta aspettare altro che una delusione.
Ammetto di essermi dovuta ricredere, poiché mi sono trovata di fronte ad una messa in scena molto elegante e retta con efficacia da Luca Barbareschi nei panni del logopedista Lionel Logue, e da un sorprendente Filippo Dini nei panni del principe Albert (Bertie) duca di York, fedele alla sceneggiatura di David Saidler, a cui è stato conferito l'oscar per la migliore sceneggiatura originale proprio per “Il Discorso del Re”, ed il quale era anche presente in sala all'anteprima dello spettacolo il 12 novembre al teatro Quirino di Roma.
La vicenda ruota intorno al “problema” del duca, il quale, dopo la morte di suo padre Re Giorgio V e l' abdicazione di suo fratello Re Eduardo VIII (Mauro Santopietro) che preferì seguire le ragioni sentimentali (la sua relazione con la divorziata Wallis Simpson), a quelle di Stato, viene incoronato Re Giorgio VI d’Inghilterra.
Con il suo paese sull’orlo della guerra e disperatamente bisognoso di un leader, sua moglie, Elisabetta (Astrid Meloni), la futura Regina Madre, organizza al marito un incontro con l’eccentrico logopedista Lionel Logue (Luca Barbareschi), nella speranza di farlo guarire da quel problema che lo rende inadatto e perfino ridicolo in un ruolo così importante.
Dopo un inizio burrascoso, il Re accetta di sottoporsi ad un tipo di trattamento per nulla convenzionale.
Ma il vero asse portante è rappresentato dal modo in cui il dottore cerca di scoperchiare il vissuto di Re Giorgio VI, a scopo di sconfiggere il profondo senso di inadeguatezza che lo attanaglia, e dal al rapporto umano che si crea tra il nobile ed il dottore, il quale riesce a “ridare la voce" ad un uomo prima che ad un re.
Forse qualche scena di raccordo un po' prolissa ma necessaria per comprendere meglio l'andamento narrativo, affidata però a personaggi secondari alcuni dei quali parecchio deboli interpretativamente parlando, che dicendola un po' troppo “forte chiara” creavano l'effetto “spiegone” che dovrebbe sempre essere evitato.
Un paio di sketch inseriti forse con l'intenzione di alleggerire, ma che risultano poco efficaci, stridono e rischiano di guastare il tono della messa in scena, in cui l'elegante ironia british fa da padrona.
Molto suggestive le immagini storiche di repertorio che tra una scena ed un'altra vengono proiettate, le quali ci aiutano ad immergerci nell'atmosfera del tempo e ci ricordano che la vicenda a cui stiamo assistendo, è ispirata a personaggi ed eventi realmente accaduti.
Grande affiatamento tra i due protagonisti, che sanno e esprimere con talento e profondità il mondo interiore dei loro personaggi. Peccato per il cast femminile, davvero poco convincente. Formidabile invece Dini, il quale padroneggia la balbuzia per più di due ore di spettacolo senza mai perdere in naturalezza, risultando sempre credibile ed intenso, cosa che presuppone un grande lavoro fisico e mentale che non tutti gli attori avrebbero la capacità di reggere, uno dei motivi per cui nonostante le debolezze, questo spettacolo merita di essere visto.
Susy Suarez


Il discorso del Re
di David Seidler
Teatro Quirino di Roma dal 13 novembre al 2 dicembre
regia di Luca Barbareschi

con
Luca Barbareschi (Lionel Logue)
Filippo Dini (Bertie - Duca di York)
Ruggero Cara (Winston Churcill)
Chiara Claudi (Myrtle Logue)
Roberto Mantovani (Cosmo Lang - Arcivescovo di Canterbury)
Astrid Meloni (Elizabeth - Duchessa di York)
Mauro Santopietro (David - Principe di Galles)
Giancarlo Previati (Re Giorgio V  e Stanley Baldwin - Primo Ministro)