mercoledì 8 febbraio 2012

GENTE DI PLASTICA (Recensione)





Gente di Plastica”, in scena dal 7 al 12 febbraio 2012 al teatro Dell'Orologio di Roma, è uno spettacolo di grande impatto emotivo, in cui sin nel foyer gli spettatori sono accolti da automi con maschere che ne appiattiscono le fattezze, i quali con voce e gesti di una meccanicità stucchevole, ci scandiscono brandelli di luoghi comuni e jingle di noti spot televisivi.
In sala siamo catapultati in una realtà claustrofobica, in cui undici attori riempiono la scena, priva di qualsiasi elemento scenografico, ma che si anima di un turbinio dirompente di parole, musica e coreografie ben orchestrate ed eseguite con grande passione, le quali evocano idee, concetti, immagini e luoghi, con una forza travolgente.
Lo spettacolo è un richiamo disperato alla presa di coscienza, ci chiede di provare a scuoterci dal torpore del caldo ed accogliente grembo di plastica che culla la nostra quotidianità, che rende le nostre anime indolenti e letargiche, passive e prive di slanci emotivi.
La morte passa attraverso le parabole della tv, come un virus inarrestabile entra nelle nostre case, si siede accanto a noi, contagia i nostri figli e ci trasforma in “marionette che si strangolano con i loro stessi fili”, ci induce a vivere in una volontà di stasi davanti agli schermi, dai quali ci si nutre ingordi delle immagini di vite altrui in un voyerismo senza senso che sottrae l'anima alla vita.
Il telecomando diventa un succhiotto, l'unico alimento intellettuale al quale restano attaccati individui incapaci di leggere e analizzare la realtà. Un delirio di ipnosi collettiva in cui opinioni, gusti e persino le passioni che riteniamo nostre, in realtà ci vengono fornite come le altre merci attraverso i teleschermi. Ma in questo apocalittico scenario in cui l'epidemia sembra ormai inarrestabile ( tema che riecheggia “La Peste” di Camus, “Il gioco dell'epidemia” di Ionesco e Quinto potere di Chayefsky, alle quali la pièce apertamente si ispira) c'è chi ancora si ribella e si rifiuta di vivere nel deserto dello spirito, chi si rifiuta di scavare la propria fossa ed intravede una possibilità di libertà e di decondizionamento. I personaggi attraverso l'amore e l'empatia che è insita nella natura dell'uomo, riusciranno a riscattarsi e ad uscire dalla loro prigione televisiva per incontrarsi davvero, ed avere una più nitida percezione degli altri e di se stessi.
La compagnia si muove lungo le direttrici del teatro di ricerca, ma lo spettacolo pur non utilizzando forme tradizionali, si lascia seguire con trasporto grazie anche all'intensità dei testi e dei ritmi dell'azione mai calanti. Un coraggioso tentativo di lanciare ad ogni spettatore la chiave per aprire la propria personale prigione in technicolor.
Susy Suarez 



GENTE DI PLASTICA

Dal 7 al 12 febbraio 2012
Ideazione, drammaturgia e regia
Roberta Costantini
Con
Benedetto Supin
Gianluca Paolisso
Giuliana Iannotta
Janos Agresti
Marco Marino
Nino Pagliuca
Raffaele Furno
Roberto Costantini
Rosanna Bosso
Soledad Agresti
Veruschka Cossuto



mercoledì 1 febbraio 2012

LA MATTINA DIECI ALLE QUATTRO (Recensione)


“La mattina dieci alle quattro” in scena dal 31 gennaio al 19 febbraio 2012 al teatro Roma senza dubbio merita il successo riscontrato nelle passate edizioni. Difficile trovare falle nella regia di Luca De Bei, anche autore della pièce, che ci trascina grazie ad un linguaggio immediato, ricco di toni ed immagini, in questa favola di borgata in cui il principe non va in giro su un cavallo bianco, ma aspetta all'alba ad una fermata, il bus che lo porterà a lavoro in un cantiere edile tra extracomunitari sottopagati, senza contratto ne permesso di soggiorno. E' qui che incontra la sua principessa, una giovane che come lui alla stessa ora del mattino attende l'autobus con cui raggiunge il suo lavoro di donna delle pulizie, anch'essa sottopagata e senza uno straccio di contratto. Nodale l'amicizia fatta di poche parole che si instaura tra il giovane protagonista ed un ragazzo rumeno, compagno di lavoro al cantiere, e la solidarietà con cui condividono una rischiosa esistenza da invisibili.
De Bei con grande autenticità riesce a farci affezionare a questi personaggi, anime semplici di periferia ma che non rinunciano a sognare di riscattarsi, e ci trasporta nelle loro realtà inducendoci a sognare un futuro migliore, non solo per loro tre, ma per tutti quelli con cui la vita non è stata troppo generosa.
Queste sono favole però, in cui non sempre vivono tutti felici e contenti, ma la cui suggestione non può non restarci nel cuore ed accompagnarci sin fuori dal teatro, sedimentarsi in fondo alle nostre anime urbane.
Susy Suarez
Le mattine dieci alle quattro
scritto e diretto da Luca De Bei
con
Federica Bern
Alessandro Casula
Alessandro Marverti