mercoledì 26 aprile 2017

LIBERI TUTTI - Regia di Elda Alvigini

Dopo il successo dello spettacolo “Inutilmentefiga” Elda Alvigini presenta il suo nuovo lavoro LIBERI TUTTI, in scena al teatro Piccolo Eliseo da mercoledì 12 a domenica 30 aprile. Scritto a quattro mani con Natascia Di Vito, “Liberi tutti” è un testo denso e variopinto, imperniato sulla tematica della separazione, della perdita, intesa in ogni sua forma. La separazione da un amico, da un compagno, da un oggetto, da un genitore, dalla propria terra, da un figlio, il senso di vuoto e annichilimento che ne consegue e i diversi modi di affrontarlo, reagire, rialzarsi. 
La Alvigini non si smentisce, vivace e spiritosa e al contempo intensa e profonda in questa pièce più corale rispetto al suo precedente lavoro teatrale, dimostra una grande creatività anche dal punto di vista registico (qui al suo debutto in tale veste). Orchestra con equilibrio i suoi personaggi sulla scena, i quali mutano e si spostano nello spazio e nel tempo grazie anche agli inserti video curati da Giacomo Spaconi che ripropongono spezzoni di film, pubblicità, un corto che rievoca dolci nostalgie infantili, e le opere d'arte di Alessio Ancillai che riempiono il palco con la loro potente essenzialità donando allo spettatore sempre nuove suggestioni visive.
Tra le musiche, oculatamente selezionate, spicca il brano inedito “
Esci con me” della cantante  Roberta Carrarese, colonna sonora dello spettacolo.  Si  gioca col cliché uomo-donna, in cui Valerio Di Benedetto dà il meglio di sé nei panni di un esilarante prototipo di maschio alfa/bradipo da divano, il quale  anestetizza la sua emotività rimpinzandosi di tv e cibo spazzatura, si investiga quell'innocenza infantile alla quale si resta sempre aggrappati con un senso di nostalgia, perdita appunto, il quale innesca rovinose sindromi “regressive” in ognuno di noi, soprattutto quando si attraversano momenti difficili. Jun Ichikawa rivela un' incredibile energia sul palco, una mimica e un'espressività vocale notevoli.  “Liberi tutti” sottolinea come indubbiamente il timore della separazione è un interessante fenomeno psicologico, ma non esiste separazione definitiva fino a quando sopravvive il ricordo.
Susy Suarez 

Liberi tutti
Il nuovo spettacolo scritto da Elda Alvigini e Natascia Di Vito
Con
Elda Alvigini | Marius Bizau
Valerio Di Benedetto | Jun Ichikawa
Opere di Alessio Ancillai

Musiche Roberta Carrese
Scene Antonello Pallotta
Costumi Roberta Goretti
Disegno luci Fabrizio Cicero
Sound designer Quadroli Bros
Riprese e Video Editing Giacomo Spaconi
Tecnico suono e video Alberto Virdis
Regia Elda Alvigini

domenica 26 marzo 2017

RISIKO!-QUELL'IRREFRENABILE VOGLIA DI POTERE- Regia di Vanessa Gasbarri

In scena dal 22 marzo al 9 aprile al teatro della Cometa, RISIKO!-Quell'irrefrenabile voglia di potere, un testo scritto dall'attore, autore e regista Francesco Apolloni più di vent'anni fa, ma che non risente affatto della sua età, anzi, questa versione per la regia di Vanessa Gasbarri presenta tutta la sua disarmante attualità.
Cinque ragazzi giovani, belli, ricchi e privilegiati, si riuniscono in un albergo a cinque stelle alla vigilia del congresso del movimento giovanile di un partito politico. E' in tre stanze d'albergo che si gioca la loro partita alla conquista del potere. Tra clientelismi, sotterfugi e macchinazioni, combattono un'efferata lotta all'ultimo voto. Nella spirale del loro gioco cade anche una giovane e sprovveduta cameriera dell'albergo, la quale sarà vittima dello sconsiderato senso di onnipotenza che accompagna i giovani di questa risma, gli eredi di una casta che fatica ad estinguersi, abituati ad avere tutto e subito con qualsiasi mezzo.
I personaggi di questa amara commedia sono caratterizzati con arguzia e ognuno di loro rappresenta diverse prospettive di un medesimo imputridimento morale. Lo spettatore verrà guidato grazie a dialoghi ben costruiti, attraverso dinamiche che imperniano sul ricatto, il sesso, la prevaricazione, in un gioco in cui sono tutti contro tutti. Una guerra di conquista i cui meccanismi sono molto simili al famoso gioco da tavola Risiko appunto, un gioco di guerra, strategia e conquista, al quale i ragazzi si dilettano a giocare con singolare ferocia, perché ognuno di loro gareggia al suo personale Risiko nella vita, ma la vita non è un gioco e se spinto troppo oltre, porterà a conseguenze tragiche di cui ovviamente i nostri amorali e cinici protagonisti cercheranno di non sobbarcarsi la responsabilità. Il palco è suddiviso in tre zone d'azione, a indicare le tre diverse camere d'albergo in cui si muovono i personaggi.L'attenzione dello spettatore viene traslata da uno spazio all'altro attraverso cambi di luce e spesso ci viene permesso di osservare cosa avviene nelle varie stanze contemporaneamente,una soluzione registica semplice ma efficace che concorre a tenere sempre alto il ritmo dell'azione. Lo sviluppo crescente dei loro intrighi coinvolge e conquista lo spettatore, anche se dal punto di vista interpretativo, se alcune scelte fossero state più “asciutte” forse la resa sarebbe stata più efficace e avrebbe restituito maggiormente la crudezza della verità di questo testo, un testo molto contemporaneo e diretto, anche nel linguaggio.
Perfetto Antonio Monsellato che interpreta Simone, un dandy, un Oscar Wilde 2.0 con le sue citazioni e la sua frivola vanità, uno dei più disinvolti nel proprio ruolo insieme a Luigi Pisani, Alex, il figlio di papà per antonomasia, nonostante la scelta dell'accento romanesco parecchio forzato. Tommaso Cardarelli è Giulio, il vecchio amico che sembra essersi ritirato dai giochi ma che inaspettatamente torna più agguerrito e crudele che mai. Andrea Bizzarri è Arturo, un giullare bambinone, il quale prende una deriva un po' troppo macchiettistica, così come Giulia Rupi nei panni della sprovveduta cameriera che è comunque pronta a vendersi quando le si prospetta la possibilità di una posizione lavorativa migliore.
La forza di questo testo è proprio
 la schiettezza, l'autenticità, e un plauso va a Vanessa Gasbarri che ha voluto riproporlo in una veste comunque nuova, come uno a Franceco Apolloni al quale va riconosciuta la prontezza in così giovane età, di aver scritto un testo in cui non solo inquadrava il suo tempo, ma il contesto sociale in cui molti giovani tutt'ora crescono acquisendo valori d’intelligenza, prestazione, efficienza, arrivismo, nel silenzio del cuore. E quando il cuore tace e non registra più le cadenze del sentimento, il terribile è già accaduto. 
Susy Suarez 

Teatro della Cometa - 22 marzo | 9 aprile 2017
Produzione PRAGMA srl presenta
RISIKO - Quell’ irrefrenabile voglia di potere
Di Francesco Apolloni
Regia Vanessa Gasbarri
con (in ordine alfabetico)
Arturo: Andrea Bizzarri
Giulio: Tommaso Cardarelli
Claudia: Guenda Goria
Simone: Antonio Monsellato
Alex: Luigi Pisani 
Stella: Giulia Rupi
scene Katia Titolo,
costumi Marco Maria Della Vecchia e Maura Casaburi
musiche Jonis Bascir,
luci Corrado Rea
aiuto regia Claudia Ferri, Alessandro Salvatori ed Alessandra Merico
foto Barbara Ledda

venerdì 10 marzo 2017

REQUIEM FOR PINOCCHIO - Regia di Simone Perinelli

Dopo la scandalosa chiusura da parte della questura del Teatro dell'Orologio, in cui lo spettacolo "Requiem for Pinocchio-La scoperta dell'esistenza" sarebbe dovuto andare in scena dal 10 al 12 marzo, eccolo ospite al Teatro India per una replica straordinaria.
Requiem for Pinocchio” è un lavoro della compagnia “Leviedelfool” scritto e diretto da Simone Perinelli, nel quale l'attore mette in scena un Pinocchio più da incubo che da favola. L'imperitura storia del burattino di legno, si tinge di una modernità decadente e claustrofobica. E' il racconto della dolorosa presa di coscienza di un Pinocchio che divenuto umano, tornerebbe volentieri indietro per scappare dall'ineluttabile destino di ogni uomo moderno, l'imposizione di una serenità fittizia e inerte.
La favola di pinocchio come pretesto per raccontare la realtà, in un intrecciarsi di metafore, simbolismi e iperboli. La scrittura poetica e surreale è un tuffo nell'inconscio collettivo, in un sogno in cui pensieri e dialoghi sgorgano senza soluzione di continuità, un vortice che potrebbe sembrare delirante, ma che in realtà ha una sua perfetta costruzione. L'attenzione dello spettatore dovrà aggrapparsi saldamente al filo di questa drammaturgia, composta da un amalgama di stili, linguaggi arcaici e moderni, jingle tv, citazioni letterarie e teatrali, iperboli, traslazioni e allegorie.
La messa in scena è essenziale, un tavolo, un microfono e qualche oggetto di scena come una corda, un lecca lecca, o una grossa testa di plastica da asino, animale simbolo del lavoro servile, perché tutti noi sopravviviamo asserviti a qualcosa o a qualcuno.
Perinelli è percorso da un'energia senza posa sin dall'inizio, gioca con la voce, il corpo, passa da un personaggio all'altro veloce come il ritmo dei suoi movimenti a tratti quasi convulsi. Diventa burattino, Fatina, Geppetto, Mangiafuoco, lesto come un folletto, e sarebbe arduo riuscire a rincorrerlo se non fosse proprio per questa continua carica elettrica che sprigiona, l'energia con la quale riempie il palco in una prova d'attore indubbiamente impegnativa, soprattutto per un attore che da solo in scena dirige se stesso, cosa che chi fa questo mestiere sa quanto possa essere insidiosa.
C'è chi potrebbe additarlo come esercizio di stile, e forse in qualche modo lo è, ma ben riuscito e mai fine a se stesso. La disamina acuta e profonda dietro la metafora fiabesca, non potrà essere colta da tutti, o comunque non fino in fondo, perché “Requiem for Pinocchio” non è uno spettacolo per chi desidera “spegnere” il cervello per un'oretta, per apprezzarlo a pieno tocca farlo turbinare, accendere l'immaginazione, avere prontezza di riflessi e di riflessione.
Susy Suarez


REQUIEM FOR PINOCCHIO
La scoperta dell'esistenza
di e con Simone Perinelli
con un estratto di “Emporium” di Marco Onofrio
regia Simone Perinelli
aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo
progetto fotografico Guido Mencari

martedì 7 febbraio 2017

KAFKA IL DIGIUNATORE - Regia di Luca De Bei


In scena dal 31 al 12 febbraio al teatro Dei Conciatori “Kafka il digiunatore” scritto e diretto da Luca De Bei. Franz Kafka è considerato un genio letterario di fama universale. Chiunque conosce il nome di questo scrittore o quello di almeno una delle sue opere, considerate classici della letteratura moderna, ma quanti conoscono il Kafka uomo, il tormento dell'animo di colui che si cela dietro tali capolavori? De Bei in questo testo teatrale, ce lo presenta così, uomo, fragile e afflitto disteso sulla poltrona del sanatorio di Vienna dove trascorse i suoi ultimi giorni cercando di lottare contro la tubercolosi polmonare che lo tormentò per gran parte della sua vita. Dialoga con se stesso, con la compagna Dora, l'amico di sempre Max Brod, raccontandoci aneddoti di vita, speranze, sogni, delusioni, in un viaggio nel suo mondo interiore e anche in un'epoca di grandi cambiamenti, in cui iniziava a delinearsi la moderna società industriale nella quale l'uomo appariva condannato all'alienazione e alla solitudine. Il palco è illuminato da forti chiaroscuri, luci e ombre che sembrano richiamare la cupezza di un uomo incapace di stabilire un rapporto di adesione con il mondo che lo circonda, un tormento che lo portò a chiedere all'amico Max Brod di distruggere tutte le sue opere (richiesta per fortuna disattesa) tranne pochi racconti. Tra l'elenco di quest'ultimi figura “Il digiunatore”, uno dei suoi ultimissimi scritti. Ed ecco che Kafka scrittore, si trasforma nel personaggio di quest'opera, il quale ci narra la sua storia dolce amara in bilico tra fiaba e sogno, con tenerezza, lasciandoci avvertire forte il parallelismo tra il Kafka uomo e i suoi personaggi e quanto autobiografismo intrinseco permeasse le sue storie. De Bei si immerge nei panni dello scrittore praghese con un' intensità totale, lo abbraccia e non lo molla mai per tutto il lungo monologo. Con grande concentrazione viaggia nei moti del suo animo e li dispiega al pubblico in tutta la loro verità. Un testo toccante e profondo che porta lo spettatore ad acquisire maggiore consapevolezza del significato delle opere di Kafka per la letteratura moderna e stimola la curiosità di approfondirne temi e contenuti.
Susy Suarez 

Info: 
KAFKA IL DIGIUNATORE
Regia: Luca De Bei
Autore: Luca De Bei da Franz Kafka
Interpreti: Luca de Bei
Luci: Marco Laudando
Scene: Valeria Mangiò
Costumi: Lucia Mariani
Assistente alla regia: Francesco Battaglia 

lunedì 16 gennaio 2017

ANIMALI DA BAR - regia di Alessandro Tedeschi, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti

La compagnia Carrozzeria Orfeo torna a Roma al teatro Piccolo Eliseo con “Animali da bar”dall'11 al 22 gennaio. Le aspettative di coloro che hanno potuto apprezzare l'anno scorso il loro fortunato “Thanks for Vaselina”, non saranno disattese. La cifra stilistica è inconfondibile, una raffica di allegro cinismo, ironie amare, lapidarie affermazioni politicamente scorrette e l'uso selvaggio di un linguaggio colorito ma che riesce ad essere mai volgare in un contesto in cui c'è poco da avere peli sulla lingua. Ancora una volta in scena ci vengono presentati personaggi borderline, poveri diavoli alle prese con la fatica del vivere, il disagio della condizione umana, che argutamente estremizzato, diventa universale e credibile in ogni suo aspetto.
E qual è da tempo immemore per antonomasia il ritrovo delle logore anime in pena? Un sordido bar di periferia. Nella scenografia prevalgono i toni cupi, al centro il malconcio bancone di un bar a ferro di cavallo, ai lati un tavolino con due sedie, e un orinatoio. La baracca viene gestita da Mirka (Beatrice Schiros),una donna ucraina incinta la quale affitta il proprio utero in cambio di denaro. I suoi clienti abituali sono Swarovski (Paolo Li Volsi), uno scrittore caustico e disilluso affetto da nichilismo cosmico, Milo (Gabriele Di Luca), imprenditore rampante dallo spiccato accento padano, un sognatore che spera di far fortuna con la sua agenzia di pompe funebri per animali domestici, Sciacallo (Pier Luigi Pasino),un ragazzone reso storpio a una gamba da un incidente adolescenziale, il quale soffre di bipolarismo originato dal bullismo e l'emarginazione subiti a scuola, e Colpo di frusta (Massimiliano Setti) il padre del bambino che Mirka porta in grembo, buddista melariano, succube della violenza domestica della moglie. Non ultimo per peculiarità caratteriali, il personaggio che mai vedremo in scena, ma che si palesa solo vocalmente dalle casse di un interfono con il quale è collegato al bar dal suo appartamento ubicato al piano di sopra. E' lui il padrone della baracca, “il vecchio” emblema dell'anziano incattivito e livoroso, al quale presta la sua voce Alessandro Haber. Ed ecco che Carrozzeria Orfeo ci offre l'ennesimo gioiellino di drammaturgia contemporanea, personaggi articolati, esemplari di realtà al limite, paradossali e ridicoli ma allo stesso tempo fortemente connessi con la realtà che ci circonda.
E' questo che rende le loro storie penetranti e che ci porta a ridere del razzismo, della solitudine, dell'intolleranza, dei luoghi comuni, della paura della morte e quella della vita.
Nello squallore, sprazzi di umanità, di solidarietà tra esemplari di uno zoo grigio e desolato, e alla fine, anche nello spettatore, è la compassione quella che prevarrà, non il disprezzo.
Tutti gli interpreti padroneggiano il loro personaggio con sicurezza, senza sbavature. Nei dialoghi serratissimi si intrecciano mille mondi, si attraversano innumerevoli tematiche, e tutto resta in equilibrio grazie al dinamismo di una regia che trascina come la coreografia di una vivace canzone pop. Il bar si chiude con un colpo di scena drammaturgico molto ben assestato. Sono pochi ormai coloro che riescono a offrire spettacoli così “vivi”, che muovono un' onda dentro, alla fine dei quali applaudo di gratitudine.
Susy Suarez


Animali da bar
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
drammaturgia Gabriele Di Luca

PREMIO HYSTRIO TWISTER 2016

Con
Beatrice Schiros, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti
Pier Luigi Pasino, Paolo Li Volsi

Voce fuori campo Alessandro Haber

Musiche originali Massimiliano Setti
Progettazione scene Maria Spazzi
Costumi Erika Carretta
Luci Giovanni Berti

Regia Alessandro Tedeschi, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti


venerdì 13 gennaio 2017

E'UN PROCESSO IRREVERSIBILE - Regia Francesco Zecca

In un futuro indefinito, forse lontano, forse molto prossimo, due uomini attendono la suprema catastrofe, la distruzione della Terra. All'interno di una specie di navicella, aspettano il “segnale” dopo il quale, spingendo contemporaneamente i due bottoni di un misterioso congegno, riusciranno a salvarsi e non solo, otterranno la vita eterna divenendo il seme di una nuova civiltà. Ma perché proprio loro due si trovano lì, a essere i prescelti?
Insomma, l'asseto è quello di una storia fantascientifica e surreale, come surreale è il dialogo ininterrotto che intercorre tra i due amici, presi tra il nervosismo, l'eccitazione, la paura e l'attesa dell'ignoto. La scenografia è semplice e utilizzata in maniera acuta. All'inizio della pièce sono solo le gambe dei due protagonisti ad essere viste muoversi nervosamente nei confini di una piattaforma quadrata e lucida delimitata da led luminosi, poiché il resto del corpo è nascosto da una struttura semicubica che si intuirà pian piano essere parte della navicella. Un escamotage interessante che stimola fortemente la curiosità sin dall'inizio. La loro concitazione ruota intorno ad un aggeggio cubico con un grosso pulsante rosso sulla sommità, aggeggio che dovranno aprire solo all'arrivo del “segnale”. Ma quale sarà questo fantomatico segnale?
I due interpreti,(Arcangelo Iannace e Pier Giorgio Bellocchio) non nuovi ad essere partner di scena, conoscono i rispettivi tempi, hanno sicuramente un' ottima intesa, energia e talento da vendere, e trascinano l'attenzione del pubblico lungo il caotico divagare dei loro pensieri. Saltano di palo in frasca confessandosi aneddoti di vita, meditando sull'amore, il tradimento, la morte, i rimpianti, si azzuffano e si riappacificano, ma è l'attesa sopra di tutto la vera protagonista, ricordando qualcosa tra un futuristico Aspettando Godot e un Armageddon kafkiano, che si regge alla fin fine unicamente sull'indubbia forte personalità e presenza scenica dei due interpreti, piuttosto che sul testo, in sé debole, privo di efficaci spunti di riflessione o momenti di forte impatto emotivo.
Susy Suarez

È UN PROCESSO IRREVERSIBILE
di Arcangelo Iannace

con
Arcangelo Iannace e Pier Giorgio Bellocchio
scena
Roberto Rabaglino
costumi
Maria Grazia Materia
regista assistente
Francesco Spaziani
regia
Francesco Zecca


martedì 3 gennaio 2017

LA CENA DEI CRETINI-Regia Nicola Pistoia e Paolo Triestino

In scena dal 16 dicembre all'8 gennaio al teatro Ghione, “La cena dei cretini” un testo diventato ormai cult della commedia. Innumerevoli le compagnie che l'hanno riproposta sui palchi di tutto il mondo, e questa volta sono Paolo Triestino e Nicola Pistoia, due fuoriclasse della comicità nostrana, a cimentarsi con l'opera di Francis Veber, nata per il palcoscenico e in seguito dai lui stesso portata sul grande schermo negli anni 90. L'impianto è quello classico della commedia degli equivoci, fatta di gaffe e ironie raffinate, capace di arrivare a ogni fascia di spettatori, più o meno esigenti, giovani e meno giovani, a giudicare dal pubblico numeroso e variegato che affollava il teatro Ghione, tra cui anche ragazzini, i quali ridevano di gusto seguendo rapiti il turbinio di battibecchi e malintesi. Tutto il pasticcio si svolge nel salone di Pierre (Paolo Triestino) un membro dell'alta borghesia, un ambiente i cui preziosi arredi evidenziano tutta la sicurezza della propria posizione sociale. Ai lati del palco una dormeuse stile Luigi XVI, sulle pareti laterali enormi riproduzioni di quadri d'autore, due colonne su cui campeggiano pregiati pezzi d'arte. Nicola Pistoia è semplicemente delizioso nei panni del “cretino da oscar” Pignon, sa conferirgli quel perfetto connubio di surrealtà e tenerezza che ci permette di amarlo per tutta la pièce, nonostante i catastrofici pasticci che inanella senza sosta. La coppia Pistoia-Triestino non si accompagna certo ad un cast di serie b. Sul palco insieme a loro ottimi attori, ognuno dei quali dona una sfumatura del tutto personale ai personaggi di Veber. Vedremo Ciro Scalera nei panni di uno spassosissimo ispettore fiscale, Giorgio Gobbi che interpreta il vecchio amico di Pierre, e nei ruoli delle due donne Loredana Piedimonte e Silvia Degrandi. Ciò concorre a far sì che il ritmo della commedia, di per sé vincente, non perda un colpo, e si partecipi avvinti alla parabola di Pierre, che da carnefice diventa vittima del suo “cretino” il quale nonostante sia un vero combina guai, farà ricredere tutti sulla sua reale personalità. Una vera scudisciata allo snobismo di tutti coloro i quali, dall'alto delle loro presunte onorate posizioni culturali e sociali, considerano le persone più “semplici” come esseri inferiori, che possono esser derise e denigrate impunemente. Insomma, a volte meglio “semplici” ma col cuore puro e sincero.  
Susy Suarez



TEATRO GHIONE
via delle Fornaci, 37
fino a domenica 8 gennaio
orari: da martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00, lunedì 26 dicembre e venerdì 6 gennaio ore 18.00, sabato 31 dicembre ore 20.00 e 23.00, domenica 1 gennaio riposo
La cena dei cretini
di Francis Veber
regia Pistoia Triestino
con Ciro Scalera, Loredana Piedimonte, Silvia Degrandi
con la partecipazione di Giorgio Gobbi
scene Giulia Romanelli

costumi Lucrezia Farinella
luci Luca Palmieri