giovedì 7 maggio 2015

AFTER THE END- Regia di Luca Ligato


Scritto dal drammaturgo inglese Dennis Kelly, After the End è un avvincente thriller psicologico ambientato in un rifugio nucleare antiatomico degli anni Ottanta. Al suo interno due giovani, Mark (Alessandro Lussiana) e Louise (Valeria Perdonò), parlano di un attacco terroristico in un pub, un’esplosione nucleare che ha raso al suolo interi quartieri e ucciso una gran quantità di gente, probabilmente anche molti loro amici. Mark ha portato in braccio tra le macerie Louise priva di sensi fino a quel rifugio, o almeno, è ciò che fa credere alla giovane, la quale non ricorda nulla.
Questo è un testo dal linguaggio moderno, diretto, tagliente, dal quale monta pian piano il senso di claustrofobia, angoscia, malessere e violenza.
Un dramma sulle paure e le fragilità umane, che i fattori sociali possono tramutare in disagio psicologico e prevaricazione. Mark nasconde tutto ciò dietro un “amore” ossessivo e malato per Louise, che da “ape regina” si trasforma in vittima nevrotica. Il ragazzo anela a trascorrere la sua prigionia forzata con la donna dei suoi sogni giocando a Dungeons and Dragons, tanto che quando lei resiste, lui inizia a limitare il suo approvvigionamento di generi alimentari. Questo è il punto di rottura definitivo che lo trasforma nel lupo cattivo, svela la sua morbosa ossessione e tenta di distruggere la donna attraverso giorni di intensa manipolazione psicologica.
La scena è fredda, metallica: un tavolino, due sedie, un contenitore di provviste, delle lampadine che piovono dal soffitto. Il tempo passerà, le verità verranno a galla in un turbinio di tensioni, acuite dal logorio della fame e della sete che rivela il lato bestiale che alberga in ognuno di noi.
La regia di Luca Ligato rende giustizia alla forza di questo testo, dal ritmo serrato e senza sbavature. Per entrambi gli interpreti è certamente una grande prova d'attore, che affrontano con tutta la forza e l'energia necessaria per misurarsi con un atto unico, il quale non prevede uscite di scena, e che passa da momenti di risa e tenerezze a picchi di parossistica violenza e tensione, pianto e disperazione, lotte fisiche e verbali. Dopo la fine, i meccanismi psicologici innescati dal trauma saranno tutt'altro che prevedibili.
Susy Suarez 

AFTER THE END di Dennis Kelly
TEATRO DELL’OROLOGIO
Regia Luca Ligato con Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò, produzione Alraune Teatro

 

lunedì 4 maggio 2015

HAMLETOPHELIA-Regia Luca Gaeta


Siamo in un inferno post punk in cui tutto, dalle musiche, ai costumi, all'atmosfera dark, riporta alla Londra dei rock clubs. Sullo fondo uno schermo sul quale una telecamera proietta immagini dello spettacolo riprese dal vivo, dei frammenti di scena, dettagli di volti. Al contempo un uomo inizia a dipingerlo, e continuerà a farlo per tutta la durata della pièce, con forti e vigorose pennellate di vernice nera, che sulle prime sembrano confusionarie e casuali, una massa informe di linee di cui solo alla fine riusciremo a distinguere il senso.

A darci il benvenuto in questo scenario, Yorick, il famigerato buffone di corte di Amleto, che nella tragedia non compare se non in forma di teschio, e che il principe di Elsinore rievoca nei suoi ricordi con malinconico affetto. In questo caso però, proprio lui in carne ed ossa, ci fa da saggia guida, ed osserva il sopraggiungere delle anime di Amleto ed Ophelia che nello sconcerto si ritrovano nel cupo limbo.

Il testo è stato destrutturato per veicolare la parte più infantile dei due protagonisti, il disagio che affonda le radici quasi sempre nella fanciullezza, a cui si resta attaccati come al sogno di un paradiso perduto distorto dal tempo. Bambole, vecchie foto, bicchieri di latte, un lettino, tutto ha il sapore del ricordo, oggetti che portano all'infanzia, al senso di sconfitta e fuga dal mondo.

Hamletophelia si potrebbe definire uno spettacolo di ricerca, in cui Luca Gaeta psicoanalizza i due celeberrimi personaggi, entrambi annientati dal dolore di vivere in una realtà a loro avversa. E' un indagine sull'oppressione del ricordo, sulle ossessioni antiche che ci perseguitano. Entrambi sono incapaci di vivere una esistenza libera dai fantasmi del passato e si confessano, si purificano in preda al completo delirio. Ottima prova d'attore per Massimiliano Vado, che sembra a suo agio nei panni di questo Amleto-rockstar allo sbando, confuso e perseguitato dall'incestuoso odio che vorrebbe fare del corpo della madre il rifugio del putridume del mondo. Egli viene immaginato congiungersi alla sua Ophelia nella tragica fine. Insieme si ritrovano in questo limbo-inferno, insieme si raccontano.

Quello di Amleto è stato un testo fin troppo manipolato, rivisitato, spesso vituperato, stravolto e snaturato. Voler a tutti i costi trovare un modo “originale” per farne rivivere lo spirito ed i personaggi, è cosa ardua e si corre il pericolo di percorrere scelte dissacranti tra i mille tentativi visionari di indagare all'interno del famigerato testo shakespeariano. Alla ricerca di un' originalità stilistica e di una forma narrativa differente, si rischia che il gesto, l'espressione, diventi mera estetica più che efficace veicolo di un messaggio incisivo ed intellegibile allo spettatore. La messa in scena indubbiamente ha una sua forte fascinazione evocativa che riesce a portarci in un mood intenso e delirante. Ottima la caratterizzazione del personaggio di Yorick, a cui Salvatore Rancatore riesce a conferire quel sapore di malinconica saggezza, di buffa grazia, che probabilmente avrebbe avuto se Shakespeare non lo avesse semplicemente sepolto.

Susy Suarez 

 Info:
HAMLETOPHELIA da William Shakespeare e Heiner Muller
drammaturgia e regia di Luca Gaeta
con (in ordine di apparizione sul palco della vita)
Massimiliano Vado, Salvatore Rancatore, Federica Rosellini
Live painting di Alessandro Vitale
Costumi di Laura Di Marco
Video Lidia Cheresharova
Foto di scena Matteo Nardone
Progetto fotografico Giorgia Lucci
Locandina Carlo Vignapiano
Foto Locandina Paoloreste Gelfo
Organizzazione e produzione Luca Gaeta & Kill The Pig