martedì 31 dicembre 2013

PAROLE INCATENATE-Regia di Luciano Melchionna

La realistica ricostruzione della sala di un cinema abbandonato, una donna legata a una sedia è costretta a vedere il video di un uomo che confessa il suo spietato delitto, lo stesso uomo che lo guarda insieme a lei e che la tiene prigioniera.
Poi il ritmo cresce sempre di più, si viene rapiti dalla voglia di sapere, capire le regole del gioco che si sta giocando davanti ai nostri occhi, un gioco folle, contorto e subdolo senza esclusione di colpi, in cui finiamo col non capire più chi sia davvero la vittima e chi il carnefice.
Da subito è chiaro che quello a cui assisteremo è uno spettacolo forte, dalle tinte fosche, un noir che mescola e rimescola emozioni, in cui la tensione sale e scende come sulle montagne russe.
Si innesca una lotta che rivela il rapporto grottesco e malato che ha legato i due protagonisti, il mondo interiore complesso e contraddittorio dell'uomo, il suo rapporto con la realtà fragile e allucinatorio. Entrambi mettono in campo bugie, tranelli, strategie per vincere lei la libertà, lui la vendetta.
Luciano Melchionna, ideatore del fortunatissimo format teatrale “Dignità Autonome di Prostituzione”, riesce a tirar fuori tutto il pathos e la potenza della scrittura drammaturgica e a gestire al meglio le personalità artistiche dei due noti attori, a cui va riconosciuto un certo coraggio a essersi misurati in teatro con dei personaggi dal profilo psicologico non certo semplice.
Lo spettacolo sottolinea le contraddizioni di una società a rischio di disordine mentale, ci atterrisce perché mostra quanto possano diventare tortuosi e aberranti i meccanismi interni che regolano i rapporti umani e sociali, ci racconta di quando qualcosa esplode nella coppia e brucia l’amore, lo capovolge, lo profana fino all’estremo.
Ciò si associa anche al tema del tanto attuale problema del femminicidio, da sempre una piaga sociale, ma esploso solo recentemente all'attenzione dei media.
Sorprendete anche come si riesca con fluidità a cambiare registri e passare dalla trepidante angoscia, ai toni più leggeri, quasi da commedia che prende quando a un tratto tutto sembra potersi risolvere in maniera pacifica.
Un thriller psicologico, un ping pong dialettico intenso e serrato.
Chi vincerà il gioco al massacro?
Susy Suarez


ARTÚ di Gianluca Ramazzotti 
e Ente Teatro Cronaca di Giuseppe Liguoro
Claudia Pandolfi e Francesco Montanari
 in 
PAROLE INCATENATE” un thriller di Jordi Galceran 
versione italiana di Pino Tierno
scene Alessandro Chiti
costumi Michela Marino
disegno luci Camilla Piccioni
musiche originali Gianluca Attanasio


26/12/2013 - 08/01/2014 - Parole incatenate a Roma - Teatro Quirino, Roma
10/01/2014 - 12/01/2014 - Parole incatenate a Pesaro - Teatro Rossini, Pesaro
14/01/2014 - Parole incatenate a Porto Sant'Elpidio - Teatro delle Api, Porto Sant'Elpidio
15/01/2014 - 19/01/2014 - Parole incatenate ad Ancona - Teatro Sperimentale, Ancona
20/01/2014 - Parole incatenate a Crevalcore (BO) - Auditorium Primo Maggio, Crevalcore
21/01/2014 - 23/01/2014 - Parole incatenate a Modena - Cinema Teatro Michelangelo, Modena
24/01/2014 - Parole incatenate a Villadossola - Teatro La Fabbrica, Villadossola
25/01/2014 - Parole incatenate ad Asti - Teatro Alfieri, Asti
26/01/2014 - Parole incatenate a Vercelli - Teatro Civico, Vercelli
28/01/2014 - 29/01/2014 - Parole incatenate a Lugano - Teatro Cittadella, Lugano
30/01/2014 - Parole incatenate a Sanremo - Sanremo, Sanremo

sabato 21 dicembre 2013

SPAGHETTI STORY - Regia di Ciro De Caro

Spaghetti Story”, un film girato con pochi soldi e scarsi mezzi, che è proprio come un piatto di spaghetti: semplice ed economico, ma buono e soddisfacente.
Gli strepitosi incassi di Zalone e De Sica terranno sicuramente in vita la macchina produttiva del cinema italiano dal punto di vista economico, ma la sua vera anima risiede in film coraggiosi come questo, viene alimentata da registi che creano piccoli gioielli indipendenti i quali cercano di risalire faticosamente la corrente delle classifiche dei box office come salmoni che nuotano controcorrente per la sopravvivenza.
E' palese che Spaghetti Story sia un film nato dalla genuina voglia di raccontare senza fronzoli né retorica, uno spaccato del momento storico che stiamo vivendo sul piano umano e sociale, e Ciro De Caro vi riesce con vivida semplicità, senza fare il verso alla classica commedia italiana, ma conferendo al suo lavoro una struttura accattivante e dinamica che arriva dritta al cuore.
Valerio (Valerio Di Benedetto) è un giovane sulla trentina, un attore sfigato e sognatore in perenne attesa della “grande svolta”, il quale si arrangia, arranca per arrivare a fine mese insieme alla sua ragazza (Sara Tosti) con la quale convive, e si lascia coinvolgere dal suo migliore amico Scheggia (Cristian Di Sante) in faccende losche andando in contro a delusioni e sorprese che lo costringeranno ad affrontare la realtà, ma soprattutto se stesso.
Valerio è l'immagine di una situazione di precarietà che, dal piano professionale, arriva inevitabilmente a intaccare anche la sfera privata e affettiva, diventando a tutti gli effetti una precarietà esistenziale. Ma la sua storia cerca di aprire una speranza nei rapporti umani, nella famiglia, nell'amicizia, nella solidarietà generazionale, poiché anche generosità e forza interiore servono a volte per farsi avanti quando comprendiamo che tocca a noi, che è il nostro turno.
Si ride di gusto delle amare ironie della vita, perché è un film leggero ma anche intenso e profondo, mai melenso. Nulla di scontato nemmeno nei dialoghi, acuti e dinamici, che vibrano di verità grazie anche alla bravura dei giovani interpreti i quali hanno evidentemente saputo offrirsi ai loro personaggi con pienezza e libertà espressiva.
Ciro De Caro nella scarsità di mezzi, ha trovato una sua estetica del quotidiano, che risulta congrua, idonea a coniugare esigenze narrative e tematiche.
Valerio Di Benedetto mostra grande maturità di interprete ed un indiscutibile talento, riesce fin da subito a farci affezionare al suo personaggio che seguiamo con trasporto senza quasi volerlo più abbandonare.
Spaghetti Story fa ridere e commuovere perché è impossibile non identificarsi se non nelle storie, nelle fragilità dei personaggi, nei loro desideri e speranze.
Un film indipendente ma qualitativamente di grande valore. Il suo cast tecnico ed artistico è composto da giovani eroi del nostro tempo, che incarnano tutta la passione e la voglia di fare della mia  generazione, la quale ha bisogno di scoprire il suo lato eroico per ritrovare se stessa.
Susy Suarez




USCITA CINEMA: 19/12/2013
GENERE: Commedia
REGIA: Ciro De Caro
SCENEGGIATURA: Ciro De Caro
ATTORI:


FOTOGRAFIA: Davide Manca
PRODUZIONE: PFA Films, Enjoy Movies
DISTRIBUZIONE: Distibuzione Indipendente
PAESE: Italia 2013
DURATA: 82 Min



mercoledì 11 dicembre 2013

MATTEO DICIANNOVE QUATTORDICI - Regia di Marianna Galloni

Matteo Diciannove Quattordici” in scena al teatro Cometa Off dal 10 al 15 dicembre, è un testo intenso e coraggioso, sul dolore, la paura, la solitudine e il bisogno d'amore. Il protagonista Matteo (Gabriele Granito) da' voce a un dramma che ormai sappiamo essere terribilmente diffuso, ma che il più delle volte resta muto, sotterraneo. Un ragazzino in balia di un mondo di adulti dal quale non riceve alcun impulso affettivo, lasciato alle cure di una zia che non ha remore a sbarazzarsene ben presto per mandarlo in un collegio di preti. Sarà tra quelle mura che la vita di Matteo verrà segnata per sempre dagli abusi, i ricatti, il senso di colpa che mai si sopisce, poi l'arrivo della pubertà, gli incontri segreti col compagno di collegio Luca (Giammarco Bellumori) entrambi alla ricerca d'affetto, di un amore “pulito”.
Nella vita ognuno ama nel modo in cui viene amato” afferma Matteo. Frasi lapidarie, colme di amarezza e verità.
I personaggi sembrano rincontrarsi in un sogno, un ricordo fatto di una panchina, un prato, e l'altalena sulla quale entrambi bambini, giocavano nel cortile dell'istituto.
Matteo racconta la sua storia al compagno Luca, che ascolta per lo più silente, ma il suo è un silenzio mai vuoto, sempre carico di emozioni ed eloquenza, e ciò grazie alla forza che Giammarco Bellumori riesce a trasmettere al suo personaggio. Gabriele Granito, nonostante la giovane età, regala in questo spettacolo una prova d'attore di grande maturità. Matteo Diciannove Quattordici è una pièce che non può lasciare indifferenti e che ci fa capire come il teatro possa e debba raccontare il nostro tempo, come possa fungere da stimolo a chi è, o è stato vittima di violenza a parlarne, a difendersi in tempo se ne avverte l'ombra, a chi ha assistito o è a conoscenza del perpetrarsi di simili atti a denunciarli. Ed è ciò che accade sulla scena, in quel luogo magico in cui da sempre il pensiero e il cuore di una persona, attraverso la rappresentazione di una storia, possono comunicare col pensiero e col cuore di tante altre persone.
Susy Suarez




MATTEO DICIANNOVE QUATTORDICI
Lasciate che i bambini vengano a me
di Giovanni Franci
con Gabriele Granito e Gianmarco Bellumori
regia Marianna Galloni





Dal 10 al 15 dicembre

TEATRO COMETA OFF
Via Luca della Robbia 47, Roma


giovedì 31 ottobre 2013

LA VOCE UMANA / IL BELL'INDIFFERENTE
- con Adriana Asti e Mauro Conte (Recensione)

In scena al teatro Piccolo Eliseo di Roma, due monologhi culto della drammaturgia del 900 scritti da Jean Cocteau a distanza di undici anni l'uno dall'altro. Più che monologhi, dialoghi col silenzio, con l'assenza ed il dolore della solitudine.
Ne “La voce umana” lo straziante addio di una donna al suo amante dopo anni di relazione clandestina, le parole rotolano tra frasi mozze, silenzi interlocutori, riuscendo a restituire al pubblico anche la voce dall’altro capo dell’apparecchio.
Ne “Il bell'indifferente” fa la sua raggelante comparsa il compagno della donna, (il bel Mauro Conte) che dopo averle dato un paio di occhiate sdegnose, si stende con noncuranza sul letto nascondendosi dietro un giornale, e così resterà per tutto il resto della pièce, mentre la compagna gli riversa addosso fiumi di parole, uno sfogo di sofferenza e frustrazione nella disperata ricerca di comunicazione.
I toni in entrambi sono molto esasperati. Tra plateali scatti di rabbia e remissione, la Asti enfatizza il tormento della passione non corrisposta, riuscendo così a veicolare tutta la violenta verità del testo di Cocteau, verità da cui ognuno di noi, chi più e chi meno, è stato sfiorato, nello struggersi per un sentimento univoco, o per la sopraggiunta di un senso di abbandono, tanto che persino Adriana Asti riesce a risultare credibile, nonostante i testi siano stati palesemente scritti per una donna molto più giovane, anzi, è proprio questa dicotomia che maggiormente ci permette di percepire quanto queste due opere mettano di fronte ad emozioni e dinamiche che non hanno età. Empatizziamo col suo dolore, proviamo rabbia ed anche un po' di tenerezza nel ritrovare nella donna in scena, un atteggiamento che riconosciamo nostro, magari il modo nervoso di maneggiare la cornetta, di camminare o affrontare l'ansia per un' attesa angosciosa.
Adriana Asti è una gran signora del teatro e del cinema d'autore, che ha affrontato sempre personaggi dalla forte carica emotiva, per cui le donne che interpreta sono perfettamente nelle sue corde. La prima legata al telefono ed alla voce dell'amato come ad un respiratore dal quale succhia l'ultimo anelito d'ossigeno, la seconda colta nell'inane tentativo di ribellarsi ad una situazione di sudditanza ed isolamento fisico e mentale. Entrambe vittime di una passione accecante dalla quale saranno consumate, fino all'ultimo.
Susy Suarez 

Teatro Piccolo Eliseo  dal 29 ottobre | 3 novembre 2013
Adriana Asti inLA VOCE UMANA / IL BELL'INDIFFERENTE



di Jean Cocteau
  
traduzione René de Ceccatty
con Mauro Conte
 
regia Benoît Jacquot

scene Roberto Platè

costumi Nicoletta Ercole, Christian Gasc
luci Daniele Nannuzzi, Jacques Rouveyrollis
un progetto di Spoleto56 Festival dei 2Mondi

venerdì 25 ottobre 2013

LO SPETTACOLO COMINCIA CON CAROSELLO - di Riccardo Castagnari

Entrare al teatro Belli dal 22 al 3 novembre sarà come salire su un' accogliente macchina del tempo, in cui Riccardo Castagnari insieme a due bravissime coriste (Margherita Tatarelli ed Erica Tuzzi) e l'accompagnamento del pianista Andrea Calvani, ci conduce attraverso la storia della tv a partire dai suoi albori, protagonista assoluto l'ormai mitologico programma Carosello, nato nel 1957.
Tra jingles, canzoni e siparietti, Riccardo Castagnari narra con istrionica simpatia storie e aneddoti dei personaggi della tv che fu, rievocandoli su di un semplice palco dallo sfondo nero, privo di inutili orpelli, proprio come quello delle trasmissioni di un tempo, quando ancora la tv e l'intrattenimento in genere era affidata unicamente al talento e alla presenza scenica di grandi artisti.
Riporta la tenace affettuosa memoria del Carosello e lo celebra insieme al pubblico in sala, linfa vitale dello spettacolo, il quale viene coinvolto attivamente in una scherzosa gara all'indovinare nomi di interpreti, programmi e canzoni. Questa formula che vede l'assoluta mancanza di quarta parete, rende lo spettacolo ancor più godibile, divertente e spensierato.
Ciò che si percepisce è che si sta assistendo a un lavoro scritto e ideato col cuore e sincero piacere di trasmettere al pubblico di tutte le età, senza nostalgica retorica, le atmosfere di un epoca in cui gran parte degli italiani faceva ancora la conserva di pomodoro in casa, preparava marmellate e imbottigliava il vino sfuso comprato dal contadino, la domenica, le mamme tiravano la sfoglia mentre l’odore del ragù riempiva la casa.
Totalmente a suo agio in smoking nero, Riccardo Castagnari ci ricorda il garbo e la raffinatezza dei presentatori di una volta, anche quando si lascia andare a punzecchianti e velenose critiche alla tv moderna e all'indolente passività in cui versa il pubblico odierno.
Uno spettacolo davvero per tutti, anche chi è troppo giovane per essere stato bimbo in quel periodo come me, ma che lo ha inevitabilmente vissuto di riflesso tramite i racconti e le canzoncine sentite canticchiare da mamma e papà, e che per un'ora e mezza torna a quella dimensione che sa di pulito e candida semplicità, di quando le “réclame” erano realizzate con creatività artigianale, proprio come la torta di mele delle nonna.
Durante vent'anni di vita di Carosello, sono andate in onda più di trentamila scenette in cui sono stati coinvolti tutti i più grandi artisti del teatro e del cinema italiano, non modelli e modelle da dover doppiare in postproduzione.
Una piacevole serata da godere e cantare, insieme a chi con questo spettacolo, ci regala una piccola perla, preziosa per non dimenticare cosa eravamo e di conseguenza realizzare con maggiore lucidità, cosa siamo diventati.
Susy Suarez


TEATRO BELLI dal 22 ottobre al 3 novembre 2013 orario spettacoli: feriali 21.00 – domenica 17,30 – lunedì riposo

mercoledì 23 ottobre 2013

INUTILMENTEFIGA di Elda Alvigini - (Recensione)

In scena al teatro Piccolo Eliseo di Roma dal 22 al 27 ottobre “Inutilmentefiga” è un monologo brillante dalle pieghe tragicomiche, il quale gioca sui meccanismi archetipici che regolano i rapporti di coppia, familiari, d'amicizia ed anche e soprattutto il rapporto con noi stessi. Elda ne ha per tutti, la destra perbenista, la sinistra radical chic, ed anche se alcune ironie sono su temi già parecchio sdoganati, la Alvigini con quel piglio pepato tutto suo, riesce a strappare risate dall'inizio alla fine. In un'ora ci mette di fronte ai mille paradossi e sfighe della quotidianità, che sono quelle di tutti noi, forse un po' diversi, ma con un unico comune denominatore: i sentimenti e la vita che ci pongono di fronte a mille scelte e soprattutto a noi stessi, in una continua lotta per cercare di non tradirci e di svincolarci dalle maglie dei mille condizionamenti sociali e familiari, dai rapporti poco sani che spesso ci creiamo a causa delle insicurezze, “perdendoci” come ripete più volte la protagonista, e magari finendo sul lettino di uno psicologo per cercare di “ritrovarci”, a volte inutilmente o alimentando ulteriori confusioni...
Il monologo si dipana tra ricordi d'infanzia dolci e amari, disastrosi approcci amorosi, rapporti familiari bizzarri e conflittuali, e proprio esasperando in maniera ironica e divertente tali conflitti, che ci fa percepire quanto spesso siano futili e superabili, e ci fa ridere di gusto di quelle paranoie che appartengono a tutti noi. Elda Alvigini è ormai un'attrice che ha tanti anni di carriera alle spalle tra cinema e tv, ed in questo monologo esibisce grande capacità di arrivare al pubblico con la sua vitalità.
In scena un divano rosso a forma di bocca piuttosto kitch, un grosso specchio a tre ante, sul soffitto appesi bambolotti e peluche illuminati, come ricordi infantili che incombono per accendersi e spegnersi ad intermittenza man mano che le tornano alla mente, e poi il cellulare che squilla senza posa, che tra telefonate, messaggi, whatsapp e facebook, ormai è il coprotagonista delle nostre vite, come di questo piacevole monologo che lascia a lungo il sorriso sulla bocca.
Susy Suarez


"Inutilmentefiga" al Teatro Eliseo dal 22 al 27 ottobre 2013

di Elda Alvigini, Natascia Di Vito e Marco Melloni
scene Paki Meduri
disegno luci Luigi Biondi
musiche Paolo Buonvino
suono David Quadroli
foto Barbara Ledda

mercoledì 9 ottobre 2013

IL BERRETTO A SONAGLI- con Pino Caruso - Regia Francesco Bellomo (Recensione)


In scena al teatro Piccolo Eliseo di Roma dall'8 al 20 ottobre, “Il Berretto a Sonagli” per la regia di Francesco Bellomo, una storia che esprime tutto l’amaro umorismo di Pirandello, in cui il tema  dell’apparire e del giudizio altrui, viene affrontato con grande intensità.

Gli interpreti sono tutti ottimi e perfettamente in parte, a partire dall'inestinguibile Pino Caruso nel ruolo di Ciampa, personaggio sofferente, eroico, pieno di umanità, quell'uomo che per amore della sua donna è disposto anche a spartirla, ma purchè sia salva l'onorabilità sua e soprattutto di sua moglie. Caruso fa emergere la profonda umanità del protagonista che apparentemente grottesco, è in realtà uno dei più moderni eroi pirandelliani. Ciampa è una delle cosiddette “maschere nude” , vale a dire i personaggi a cui l’autore fa dono di grande lucidità e che riescono così a raggiungere la comprensione di quanto la griglia sociale limiti e condizioni il loro agire.

La via d’uscita dallo scandalo, infatti, sarà la finzione, su suggerimento ricattatorio di Ciampa e la vittima finale sarà ancora una volta una donna a cui toccherà indossare “il berretto a sonagli” della pazzia.

Una messa in scena classica, lineare, che a volte, nel comprensibile tentativo di alleggerire i toni della tragedia, strizza l'occhio al pubblico con battutine ed ammiccamenti un pò spiccioli, che tirano facili applausi, quando un' ironia più felpata, se ben costruita, avrebbe potuto essere altrettanto incisiva.

Nulla di originale, ma una buona opportunità per riassaporare uno dei capolavori simbolo della drammaturgia pirandelliana da sempre ampiamente esplorato e che conserva ancora oggi una forza espressiva e contenutistica di grande attualità.

Appunto:

Il ruolo della giovane moglie di Ciampa, “Nina” è stato affidato a una fanciulla palesemente non attrice, e se pur di gradevole aspetto, totalmente decontestualizzata tra professionisti di ottimo calibro, scelta dubbia ed imbarazzante considerando le numerose giovani e brave attrici altrettanto graziose, che avrebbero potuto senz'altro ricoprire la parte in maniera più decorosa e che avrebbero il diritto di lavorare, ma si sa...Viva l'Italia! 

Susy Suarez 


 PICCOLO ELISEO PATRONI GRIFFI
8 ottobre 2013 | 20 ottobre 2013
PINO CARUSO in Il Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello
adattamento di Francesco Bellomo, Moreno Burattini, Pino Caruso
Regia di FRANCESCO BELLOMO
costumi Sabrina Chiocchio
scena Carmelo Giammello
musiche Mario D'Alessandro
luci Stefano Pirandello
coordinamento artistico Moreno Burattini
produzione Isola Trovata – Francesco Bellomo
Personaggi ed interpreti:
Ciampa – Pino Caruso
Beatrice - Emanuela Muni
Fifì - Alessio di Clemente
Commissario Spanò - Franco Mirabella
Fana - Matilde Piana
Saracena – Carmen Di Marzo
Nina – Anna Rita Granatiero
e la partecipazione di Anna Malvica nel ruolo della Signora Assunta

 

sabato 5 ottobre 2013

NESSUNO - di Massimiliano Bruno. Regia di Davide Lepore (Recensione)

Nell'apocalittico scenario di una Roma distrutta dalla guerra, messa sotto assedio da cecchini che sparano a vista e la minaccia di continui bombardameti, undici persone trovano rifugio in una chiesa diroccata e cercano di trovare un equilibrio nella forzata convivenza, attendendo la fine dei conflitti, e sperando di poter finalmente uscire di li ed essere liberi.
Non ci si rende conto che nel mondo le guerre sono molto più numerose di quanto la diffusione mediatica lasci pensare, i conflitti che ogni giorno vediamo scorrere in immagini terrificanti alla tv, sono solo una minima parte rispetto alla quantità di guerre che si perpetrano ogni giorno, in terre lontane, molte delle quali non sapremmo nemmeno dire esattamente che posto occupino sull'atlante.
E se accadesse qui, oggi, nel 2013? Se l'orrore apparisse in casa nostra, a Roma, come l'affronterebbe uno studente, il nostro vicino, il nostro collega, il nostro salumiere, noi?
Undici personaggi, undici rifugiati, undici storie, undici estrazioni culturali e sensibilità differenti, undici modi di affrontare la tragedia, la paura, l'incontro scontro con la morte ed il dolore, mentre un altro misterioso inquilino della chiesa, che sembra essere lì da prima di tutti loro, dall'alto di una balaustra veglia, bisbiglia, osserva serafico...
Il messaggio più forte che trapela dalla pièce è la denuncia contro l'indifferenza indotta soprattutto dai media, che ci oberano di stimoli ed immagini di tragedie, ed innescano un meccanismo per cui gli stimoli non hanno più alcuna risonanza, facendo silenzio nel cuore. Ciò che vediamo lo avvertiamo come qualcosa di astratto, irreale, che non ci tange, non potrebbe mai riguardarci.
Credo che riflettesse su questo Massimiliano Bruno quando ebbe l'idea del testo di “Nessuno”, un lavoro corale nato da un laboratorio teatrale che nel 2002 coinvolse giovani attori, i quali collaborarono attivamente con le loro improvvisazioni alla stesura.
Riportato in scena dopo anni da Davide Lepore, al quale bisogna riconoscere un ottimo lavoro registico, non essendo di certo stato facile dirigere così tanti attori insieme in scena, i quali se pur molto giovani, riescono a rendere credibile e umano ogni singolo personaggio.
Uno spettacolo che regala molte emozioni differenti, e che si sedimenta a lungo nella mente, poiché non si può non proiettarsi con la fantasia in quella chiesa, insieme a quegli undici ragazzi, immaginare cosa faremmo se accadesse davvero a noi, qui, adesso.
Nessuno” non è solo uno spettacolo che parla di guerra, ma anche e soprattutto di solidarietà, amore per il prossimo e per la vita atavicamente insito in ognuno di noi, anche se in maniera diversa.
Un grazie a Davide Lepore che ha ridato vita a questo testo, permettendoci di fruirne, poiché sarebbe stato davvero un peccato se fosse rimasto nel dimenticatoio.
Susy Suarez

TEATRO DELL’OROLOGIO
 dal 2 al 20 Ottobre 2013
LA CATTIVA COMPAGNIA PRESENTA 
NESSUNO di Massimiliano Bruno
Musiche Originali di Fausto Casara
Regia di Davide Lepore
Con
Davide Lepore - Nessuno
Gabriele Carbotti – Libero; Martina Zuccarello – Sole; Simone Crisari - Lele
Rosalba Battaglia – Mavi; Michele Botrugno – Alberto; Martina Fiore - Annetta
Cristiano Priori – Lorenzo; Alessandra Cosimato – Ludovica; Andrea Dianetti - Matteo
Simone Tessa – Santino; Veronica Milaneschi - Marta
 la band live
Fausto Casara - Compositore - Chitarra - Batteria - Voce
Annika Tata - Pianoforte - Tastiere
Alberto Caneva - Basso - Violoncello