martedì 15 dicembre 2015

THE CARNAGE-Regia Massimiliano Caprara

The Carnage” in scena al Teatro dell'Orologio dall'8 al 20 dicembre, è la nuova pièce scritta dal regista, attore ed autore Max Caprara. Il titolo potrebbe trarre in inganno, riecheggiando quello del noto film di Polanski (a sua volta tratto da una testo teatrale), ed il fatto che Caprara si sia ispirato a questo lavoro è lampante, ma la sua abilità è stata quella di riproporre una situazione molto simile caratterizzando i personaggi in maniera del tutto originale, attualizzandone i contenuti, infondendovi il suo estro e creando qualcosa di totalmente autentico.
Protagoniste sono due coppie vicine di casa, una interpretata da Max Caprara e Veronica Milaneschi, l'altra da Michele Bevilacqua e Giada Prandi.La prima coppia da sole due settimane si è trasferita in quel nuovo quartiere, e viene invitata dalla seconda a cena a casa loro. Una cena “per conoscersi”.
In scena pochi elementi d'arredo essenziali, sufficienti a portarci all'interno di un tipico appartamento borghese, un divano di pelle, un tavolino, un tavolo da pranzo con eleganti sedie ed un balconcino con delle piante. Tutto lo spazio è delimitato da inquietanti sbarre.
Sulle prime c'è un certo imbarazzo per essere stati invitati a cena da due perfetti sconosciuti che si presentano come una tipica coppia benestante, un po' snob ma educati, eleganti ed attenti alle formalità.
L'atmosfera è civile e tollerante, offrono da bere, servono l'aperitivo ed ordinano una sofisticata cena Occitana per i loro ospiti.
La prima coppia di fronte a tale cortesia, cerca di superare l'imbarazzo e di allacciare una conversazione cordiale, ma ben presto la comunicazione imploderà, perdendo del tutto il suo valore ed innescando guerre continue, dapprima tra una coppia e l’altra e in seguito tra i due sessi.
Infatti a poco a poco nascono gli attriti, le provocazioni, il disprezzo, la rabbia, la violenza non solo verbale, in una specie di balletto frenetico in cui i ruoli e i bersagli cambiano continuamente.
L'incontro degenera in follia e si creano situazioni tragicomiche, discorsi da teatro dell'assurdo, nervosismi, tensioni, sorrisi forzati, fantomatici criceti in gabbia. Ed è proprio questo che appaiono tutti loro, uomini e donne in gabbia, stretti tra le sbarre delle proprie frustrazioni, costretti a vivere in un quartiere residenziale un tempo d'élite, diventato pian piano un'isolata periferia svuotata dalla crisi. È la guerra di una coppia verso l'altra, di due modi di vivere e di pensare, del rancore delle donne verso gli uomini, una guerra all'interno della coppia, in cui di colpo scoppiano i dissidi e i rancori da sempre taciuti, è un riconoscimento del proprio fallimento, del fallimento di un modo di vivere in cui non si è mai creduto. Un gioco al massacro appunto, nato dal nulla, che denuda le persone delle loro maschere, che le obbliga a rivelare la propria infelicità e incapacità a liberarsene, un viaggio che ripercorre l’involuzione antropologica di una società ridotta a brandelli e guidata dall'animalesco impulso di attaccarsi a vicenda. La velenosità scoppiettante dei dialoghi ben costruiti, le frasi al vetriolo e dosi massicce d’ironia che espongono tutta la piccolezza ed il ridicolo, fanno di questa pièce una esilarante tragicommedia. Il ritmo cresce incalzante grazie anche al grande affiatamento tra gli interpreti, ognuno dei quali dà il proprio contributo affinché la tensione impenni, e si arrivi a pensare che tutto possa accadere. E non si può che restare rapiti fino alla fine, chiedendosi fino a dove il carnaio possa arrivare.
Susy Suarez

THE CARNAGE
scritto e diretto da Massimiliano Caprara con Michele Bevilacqua, Max Caprara Veronica Milaneschi e Giada Prandi
Musiche originali Stefano Switala. Light designer Luca Carnevale. Costumi Daniela Cannella Scenografia Tiziana Liberotti Assistente alla regia Prisca Rebagliati Liguori. Produzione Aut-Out in collaborazione con O.T.N.I. e Sycamore T Company
prima nazionale
SALA MORETTI dall’8 al 20 dicembre 2015
dal martedì al sabato ore 21:30 | domenica ore 18:30














lunedì 30 novembre 2015

LOUISE BOURGEOIS-Falli, Ragni e Ghigliottine - Regia di Luca De Bei




In scena dal 24 novembre al 13 dicembre al Teatro dei Conciatori, Louise Bourgeois - Falli, Ragni e Ghigliottine, scritto e diretto dal prolifico autore e regista teatrale Luca De Bei. La pièce ci racconta la storia di un'artista controversa, nata in Francia e trasferitasi a New York negli anni trenta, città in cui la sua personalità artistica e visionaria trova modo di liberarsi diventando pioniera dell'arte contemporanea. La vita di questa anima complessa e tormentata è stata lunga e artisticamente feconda, sempre solitaria ed indifferente alle mode e alle correnti artistiche del momento. La sua opera ha influenzato fortemente gli artisti del suo tempo e quelli a venire. La Bourgeois ha realizzato una produzione immensa, divertendosi a mescolare marmo, ferro, acciaio, stoffa per dare forma ad una miriade di figure grottesche ed inquietanti, un universo creativo in cui scolpisce disagio e sofferenze, vera e propria galleria di catarsi del dolore. Molti la ricorderanno soprattutto per le sue opere più famose, come le immense sculture a forma di ragno installate in diverse città del mondo, ma chi conosce davvero la storia di questa donna e da dove nasceva la sua urgenza di creare un simile flusso di inquietanti simulacri? Ed ecco che chi assiste a questa pièce, viene accompagnato attraverso la vita, il percorso ed i moti dell'animo dell'artista che fu prima di tutto una donna, e lo fa attraverso la sua stessa bocca, o meglio, quella della sua interprete Margherita Di Rauso, la quale ci appare prima nei panni di una arzilla ed un po' bisbetica vecchietta dal volto solcato di rughe, un sorriso spiritoso, occhi vivi e pungenti, proprio come fu ritratta in una delle sue ultime foto, prima che scomparisse nel 2010 a New York all’età di 98 anni. Sul palco sale una donnetta scontrosa nei confronti dell'attenzione che le rivolge l'opinione pubblica, divisa dal desiderio di non essere “contaminata” dal successo e dal più istintuale e vanesio desiderio di riceverne l'abbraccio. Ecco che poi si toglie la maschera, ogni ruga sparisce per diventare solo Louise, che sconfigge la morte, si distacca dal suo personaggio e ci confessa ogni cosa, i retroscena della sua vita fattisi materia nelle opere. “L’arte è una garanzia di salute mentale” diceva. Infatti la sua si può considerare un'arte “riparativa”, una forma di rammendo psicologico. I suoi inventari emotivi, con tutta la loro logica ingarbugliata, erano per la Bourgeois un modo per riflettere su di sé, per elaborare i pensieri. Margherita Di Rauso sola su di un palco, una sedia e pochi oggetti di scena, ci dipinge il mondo della Borgues con intensità, svela la sua anima allo spettatore. Ci apre la porta della casa in cui è cresciuta da bambina, ci presenta i suoi genitori, ci racconta il suo terrore dell'abbandono, ci rende partecipi alla creazione delle sue opere, conservando sempre quel fare un po' irriverente, ironico e provocatorio che caratterizzò la sua personalità. Un monologo estremamente interessante ed utile, poiché approfondire la vita e le opere di quest'artista, significa anche ampliare la nostra conoscenza riguardo all'importanza che ebbero simili figure per l'evoluzione dei nostri sistemi artistici e culturali.
Susy Suarez
Scritto e diretto da Luca De Bei
con Margherita di Rauso

venerdì 27 novembre 2015

ANTIGONE - regia di Filippo Gili



In scena dal 24 novembre al 6 dicembre al Teatro dell’Orologio l'Antigone di Sofocle per la regia di Filipo Gili, attore, autore e regista, il cui cammino artistico è tracciato da un filo conduttore dominante che va ad indagare nel senso del “tragico” portato al suo parossismo, della morte, e delle sue conseguenze sulla psiche umana. I personaggi di Gili sono caratteri differenti che si confrontano con la perdita, il lutto e la necessità di crudeli scelte imposte da un destino impietoso, concentrandosi soprattutto sull'ambiente familiare, su come le conseguenze di tali accadimenti, possano stravolgere e spezzare gli intimi equilibri sui quali poggia la sua istituzione. Appare quasi fisiologico il suo arrivare ad esplorare questo testo di Sofocle, a sottolineare il forte parallelismo tra tragedia contemporanea e tragedia classica, i cui topoi restano immutati nei secoli. Gili lo fa a suo modo, ponendo l'azione al centro e gli spettatori intorno, (caratteristica ricorrente nelle sue messe in scena), per il desiderio di cercare la continuità tra platea e spazio scenico e nel tentativo di demolire quanto è più possibile la quarta parete. La sua è la sensibilità tipica di un regista-attore, molto attento sul lavoro interpretativo, che si batte per tirar fuori la verità dalla parola, cosa sempre più complicata quando si ha a che fare con un linguaggio ormai lontano dai nostri codici. La scena è essenziale, fatta di due tavoli ed una seduta, ancorate dall'alto con delle funi, così da sembrar sospese, come in una bolla nella quale accade la realtà di cui siamo testimoni. Sul suo scranno Creonte (interpretato dallo stesso Gili) siede e verga con laboriosità un quaderno, chiuso nel guscio della sua cieca ostinazione. Nemmeno la veggente Tiresia, l'unica che sembra capace di tener testa al sovrano, riesce a portarlo alla ragione. Nonostante riesca a prevedere il futuro, esso cade addosso, schiaccia e strazia ognuno di loro, sia che lo si ignori, sia che lo si conosca o si creda di conoscerlo. Il potere pretende addirittura di plasmare il futuro, per questo il suo destino è alienazione e follia. Nessuna musica, nessun effetto sonoro, ogni cosa è affidata alla forza della parola ed alla presenza scenica degli attori. Assolutamente dirompete quella di Vanessa Scalera che interpreta Antigone, sanguigna leonessa travolta dalla sua dispersione-pazzia, ma tutti gli interpreti riescono con grande talento a non far insinuare la serpe della retorica nella parola e nei gesti.

Questa Antigone è un esempio di come la tragedia classica possa ancora arrivare al pubblico con potenza, rimanendo fedeli al testo e non dovendo necessariamente stravolgerlo o sottoporlo ad improbabili rivisitazioni modernistiche.

Susy Suarez 

                                                     ANTIGONE
con    Vanessa Scalera, Barbara Ronchi, Omar Sandrini, Alessandro Federico, Filippo Gili, Matteo Quinzi, Piergiorgio Bellocchio, Rosy Bonfiglio, Roberto Dellara

scene Francesco Ghisu

costumi Daria Calvelli

aiuto regia Silvia Picciaia

regia Filippo Gili


giovedì 7 maggio 2015

AFTER THE END- Regia di Luca Ligato


Scritto dal drammaturgo inglese Dennis Kelly, After the End è un avvincente thriller psicologico ambientato in un rifugio nucleare antiatomico degli anni Ottanta. Al suo interno due giovani, Mark (Alessandro Lussiana) e Louise (Valeria Perdonò), parlano di un attacco terroristico in un pub, un’esplosione nucleare che ha raso al suolo interi quartieri e ucciso una gran quantità di gente, probabilmente anche molti loro amici. Mark ha portato in braccio tra le macerie Louise priva di sensi fino a quel rifugio, o almeno, è ciò che fa credere alla giovane, la quale non ricorda nulla.
Questo è un testo dal linguaggio moderno, diretto, tagliente, dal quale monta pian piano il senso di claustrofobia, angoscia, malessere e violenza.
Un dramma sulle paure e le fragilità umane, che i fattori sociali possono tramutare in disagio psicologico e prevaricazione. Mark nasconde tutto ciò dietro un “amore” ossessivo e malato per Louise, che da “ape regina” si trasforma in vittima nevrotica. Il ragazzo anela a trascorrere la sua prigionia forzata con la donna dei suoi sogni giocando a Dungeons and Dragons, tanto che quando lei resiste, lui inizia a limitare il suo approvvigionamento di generi alimentari. Questo è il punto di rottura definitivo che lo trasforma nel lupo cattivo, svela la sua morbosa ossessione e tenta di distruggere la donna attraverso giorni di intensa manipolazione psicologica.
La scena è fredda, metallica: un tavolino, due sedie, un contenitore di provviste, delle lampadine che piovono dal soffitto. Il tempo passerà, le verità verranno a galla in un turbinio di tensioni, acuite dal logorio della fame e della sete che rivela il lato bestiale che alberga in ognuno di noi.
La regia di Luca Ligato rende giustizia alla forza di questo testo, dal ritmo serrato e senza sbavature. Per entrambi gli interpreti è certamente una grande prova d'attore, che affrontano con tutta la forza e l'energia necessaria per misurarsi con un atto unico, il quale non prevede uscite di scena, e che passa da momenti di risa e tenerezze a picchi di parossistica violenza e tensione, pianto e disperazione, lotte fisiche e verbali. Dopo la fine, i meccanismi psicologici innescati dal trauma saranno tutt'altro che prevedibili.
Susy Suarez 

AFTER THE END di Dennis Kelly
TEATRO DELL’OROLOGIO
Regia Luca Ligato con Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò, produzione Alraune Teatro

 

lunedì 4 maggio 2015

HAMLETOPHELIA-Regia Luca Gaeta


Siamo in un inferno post punk in cui tutto, dalle musiche, ai costumi, all'atmosfera dark, riporta alla Londra dei rock clubs. Sullo fondo uno schermo sul quale una telecamera proietta immagini dello spettacolo riprese dal vivo, dei frammenti di scena, dettagli di volti. Al contempo un uomo inizia a dipingerlo, e continuerà a farlo per tutta la durata della pièce, con forti e vigorose pennellate di vernice nera, che sulle prime sembrano confusionarie e casuali, una massa informe di linee di cui solo alla fine riusciremo a distinguere il senso.

A darci il benvenuto in questo scenario, Yorick, il famigerato buffone di corte di Amleto, che nella tragedia non compare se non in forma di teschio, e che il principe di Elsinore rievoca nei suoi ricordi con malinconico affetto. In questo caso però, proprio lui in carne ed ossa, ci fa da saggia guida, ed osserva il sopraggiungere delle anime di Amleto ed Ophelia che nello sconcerto si ritrovano nel cupo limbo.

Il testo è stato destrutturato per veicolare la parte più infantile dei due protagonisti, il disagio che affonda le radici quasi sempre nella fanciullezza, a cui si resta attaccati come al sogno di un paradiso perduto distorto dal tempo. Bambole, vecchie foto, bicchieri di latte, un lettino, tutto ha il sapore del ricordo, oggetti che portano all'infanzia, al senso di sconfitta e fuga dal mondo.

Hamletophelia si potrebbe definire uno spettacolo di ricerca, in cui Luca Gaeta psicoanalizza i due celeberrimi personaggi, entrambi annientati dal dolore di vivere in una realtà a loro avversa. E' un indagine sull'oppressione del ricordo, sulle ossessioni antiche che ci perseguitano. Entrambi sono incapaci di vivere una esistenza libera dai fantasmi del passato e si confessano, si purificano in preda al completo delirio. Ottima prova d'attore per Massimiliano Vado, che sembra a suo agio nei panni di questo Amleto-rockstar allo sbando, confuso e perseguitato dall'incestuoso odio che vorrebbe fare del corpo della madre il rifugio del putridume del mondo. Egli viene immaginato congiungersi alla sua Ophelia nella tragica fine. Insieme si ritrovano in questo limbo-inferno, insieme si raccontano.

Quello di Amleto è stato un testo fin troppo manipolato, rivisitato, spesso vituperato, stravolto e snaturato. Voler a tutti i costi trovare un modo “originale” per farne rivivere lo spirito ed i personaggi, è cosa ardua e si corre il pericolo di percorrere scelte dissacranti tra i mille tentativi visionari di indagare all'interno del famigerato testo shakespeariano. Alla ricerca di un' originalità stilistica e di una forma narrativa differente, si rischia che il gesto, l'espressione, diventi mera estetica più che efficace veicolo di un messaggio incisivo ed intellegibile allo spettatore. La messa in scena indubbiamente ha una sua forte fascinazione evocativa che riesce a portarci in un mood intenso e delirante. Ottima la caratterizzazione del personaggio di Yorick, a cui Salvatore Rancatore riesce a conferire quel sapore di malinconica saggezza, di buffa grazia, che probabilmente avrebbe avuto se Shakespeare non lo avesse semplicemente sepolto.

Susy Suarez 

 Info:
HAMLETOPHELIA da William Shakespeare e Heiner Muller
drammaturgia e regia di Luca Gaeta
con (in ordine di apparizione sul palco della vita)
Massimiliano Vado, Salvatore Rancatore, Federica Rosellini
Live painting di Alessandro Vitale
Costumi di Laura Di Marco
Video Lidia Cheresharova
Foto di scena Matteo Nardone
Progetto fotografico Giorgia Lucci
Locandina Carlo Vignapiano
Foto Locandina Paoloreste Gelfo
Organizzazione e produzione Luca Gaeta & Kill The Pig

 



venerdì 24 aprile 2015

VELENO, IO DI TE FACCIO A MENO - Regia di Roberto D'Alessandro



Roberto D'Alessandro ed Enzo Casertano sono delle vere e proprie macchine da guerra nel panorama teatrale comico italiano, e messi insieme su un palco, non possono che far scintille. I due attori sono perfetti in questa commedia, anche grazie alla loro lampante diversità fisica, e danno il meglio di loro tra gag, battute, giochi di parole, doppi sensi e persino “romantiche” danze. “Veleno” è uno spettacolo tutto da ridere, la cui frivolezza rispecchia la personalità dei suoi protagonisti Memè e Pepè, una coppia gay ormai attempata in cui Pepè è legato al ricordo delle sue velleità attoriali giovanili, e Memè a quello della sua fluente chioma bionda ormai persa per sempre. Dopo aver aperto insieme un salone di bellezza, miseramente andato in fallimento, i due senza più un soldo, sono costretti a vivere nell'angusto retrobottega nel quale nascondono un macabro segreto...
L'unica loro compagnia è quella di un topino a cui Pepè dà la caccia e tenta di uccidere col veleno, mentre in segreto Memè gli parla per alleggerire il senso di solitudine.
Memè e Pepè impersonificano due archetipi differenti ed i loro contrasti sono la miccia di battute esilaranti che fanno esplodere il pubblico in un' eruzione di risate.
È uno spasso anche solo la complicità ed il divertimento che dimostrano di avere i due artisti in scena, assolutamente necessaria in questo tipo di comicità goliardica e spensierata, che fa sempre bene allo spirito.
I loro sono costanti battibecchi e momenti di grottesca tenerezza che potrebbero essere quelli di una qualsiasi coppia in cui dopo tanti anni, l'amore si è trasformato in un misto di sopportazione, dipendenza ed abitudine, un veleno insomma, di cui però non si può fare a meno.
Susy Suarez

VELENO, IO DI TE FACCIO A MENO
con

Roberto D’Alessandro ed Enzo Casertano
scritto e diretto da Roberto D’Alessandro
aiuto regia – Paolo Orlandelli e Domenico Franceschelli;
scene e costumi Chiara Surro;
in video Antonio Losito e Andrea Carpiceci
DAL 21 APRILE AL 10 MAGGIO 2015
TEATRO DE’ SERVI
Via del Mortaro, 22 (Via del Tritone) - Info: 06.67
95130 www.teatroservi.it
Prezzi dei biglietti: Platea Intero € 20 - Ridotto € 16 / Galleria Intero €17 – Ridotto € 14
Spettacoli dal martedì al venerdì ore 21 - Sabato ore 17.30 - 21.00
Domenica 17.30 - Lunedì riposo








martedì 21 aprile 2015

#REALITI- Regia di Alessia Amendola e Michele Botrugno


Questo spettacolo originale e coraggioso, ripropone tutte le dinamiche di un reality show in cui sei persone, uomini e donne, sono chiusi in un appartamento. Sei esseri logorati dalla vita, ognuno con una storia di dolore, disagio ed un mal di vivere che li porta a desiderare di fuggire dalla propria quotidianità. Ciondolano tra la sala da pranzo, la camera da letto e la cucina, si raccontano e ci raccontano le loro storie di dolore, così diverse ma così uguali nella sofferenza e nella voglia di porne fine. Ottimo esempio di teatro contemporaneo, dai dialoghi coinvolgenti che delineano pian piano i profili di ogni concorrente ed il rapporto che si crea tra loro. Tra confessioni, tensioni, abbracci e confidenze, man mano i concorrenti verranno eliminati uno ad uno dagli spietati utenti, i quali commentano via internet proprio come se fosse un videogioco, come se non fossero veri esseri umani quelli che vedono piangere, ridere, mangiare dormire, sognare, lì chiusi tra quelle mura. Ma per cosa stanno combattendo? Tutti sembrano determinati e disperati all'idea di vincere, ma vincere cosa? La casa è un purgatorio digital-mediatico di anime in pena, le quali non si sa se stiano andando incontro ad una redenzione o alla definitiva dannazione. Un testo simile di teatro contemporaneo, necessita di essere sorretto da una recitazione naturalistica e convincente, ed i sei giovani attori riescono a dare al loro rispettivo personaggio un'interpretazione efficace ed intensa. Temerario Michele Botrugno alla sua prima regia di un testo di cui è al contempo autore ed uno degli interpreti, ma il risultato è più che lodevole, soprattutto perché è un lavoro che ci propone una riflessione tutt'altro che banale.

In un plausibile presente di un mondo sempre più social e cibernetico, i contorni della realtà e dei rapporti umani si sfocano, i valori si deformano.

Gli “utenti” sono i figli di una morale da tubo catodico, i sentimenti più elementari di umanità vanno spegnendosi davanti ad uno schermo di computer e ne scaturiscono intolleranza, crudeltà e sadismo.

In scena un tavolo, un divano, oggetti della loro quotidianità nella prigionia di una distopica “Casa del Grande Fratello”. Sullo sfondo l'immancabile telecamera di fronte alla quale i concorrenti possono sedersi e “confessare” i propri stati d'animo, uno schermo sul quale compaiono ad intervalli regolari i commenti degli utenti-spettatori che seguono il reality via internet, i quali come ogni reality che si rispetti, votano da casa il concorrente che desiderano eliminare. Ed anche noi alla fine, spettatori in sala, saremo chiamati a recitare la nostra parte. La regia di Botrugno riesce con efficacia a ricreare il sapore realistico della loro “intima” quotidianità, a sottolineare il vuoto che provano i concorrenti, il senso di claustrofobia e di prostrazione che li attanaglia. Gli attori sono stati diretti con evidente sensibilità ed attenzione. Silenzi e parole riempiono la scena con egual potenza, ed esprimono la forza tragica delle differenti interiorità dei protagonisti, affrontando un' indagine senza assoluzione né condanna.

  Susy Suarez 

#REALITI 
 Con Alessia Amendola, Michele Botrugno, Ughetta D'Onorascenzo, Tommaso Arnaldi, Ludovico Di Donato. 
Dal 16 al 19 e dal 23 al 26 aprile - ore 21.00 

domenica 5 aprile 2015

POINT OF VIEW- Regia Claudia Genolini




Cosa succederebbe se gli eventi ci portassero a dover cambiare il nostro punto di vista sulle cose e sulle persone che ci sono più vicine? Accade in questa esilarante commedia dalla comicità intelligente e moderna, sempre sul filo dell'ironia e dell'arguto sarcasmo. Tutto inizia con un flashback: Bianca (Claudia Genolini) è sotto al portone del suo ragazzo (Tommaso Arnaldi), il quale le ha appena proposto di sposarla. La ragazza suona al citofono ma inaspettatamente si ritrova alle spalle Simona (Francesca Bellucci), la sua migliore amica, la quale appare confusa e nervosa, e vede la sorella Aurora (Ludovica Di Donato) correre senza un apparente perché.

Una scena che vedremo ripetersi più volte e intorno alla quale pian piano si comporranno gli elementi della surreale vicenda.

Simona è una ragazza stramba, un po' svampita ma alla quale Bianca vuole bene, si confida e consiglia, Aurora è la sorella casinara e nevrotica. Entrambe le ragazze vanno in analisi dalla stessa inflessibile e implacabile psicologa (Luisa Belviso), la quale avrà un ruolo centrale nel dipanarsi della vicenda. Attori giovani e in gamba dagli ottimi tempi comici, una regia efficace e vivace in cui gli equivoci e le gag si susseguono fino a condurci a scoprire l'incredibile verità che si cela intorno ai cinque simpatici personaggi. Ottimo lavoro per la compagnia Freaky Lab, anche per il travolgente affiatamento che dimostrano in scena.

La scenografia è essenziale, e insieme ai costumi, riprende la predominanza di tre colori chiave, nero bianco e rosso. Il montaggio delle scene ha una dinamicità dal taglio molto cinematografico. Tra equivoci, bugie, decisioni e confessioni, il mood virerà verso un inatteso finale.

Bianca sposerà il suo uomo nonostante il segreto che le ha celato? A volte basta un piccolo mutamento di prospettiva per vedere i colori in una luce diversa.

Susy Suarez 

            
                                                        POINT OF VIEW 
Scritto da Tommaso Arnaldi e Claudia Genolini
Regia di Claudia Genolini
con
Tommaso Arnaldi
Francesca Bellucci
Luisa Belviso
Ludovica Di Donato
Claudia Genolini

Disegno luci
Claudia Genolini
Luci e Fonica
Vito Buchicchio
Costumi
Beatrice Genolini




giovedì 26 marzo 2015

LA CLASSE DIGERENTE 2.0 - scritto e diretto da Elio Crifò


Quando ho chiesto se valesse la pena vedere questo spettacolo, mi sono sentita rispondere che è “necessario”. Adesso che l'ho visto non posso che capire cosa mi volessero dire.

Elio Crifò ha dalla sua tutta la forza di un intenso attore, capace di sostenere questo piccolo grande “One Man Show” con un' energia straordinaria. Porta in scena nient'altro che se stesso e la sua tagliente e implacabile denuncia con ironia sottile e sagace. Senza mezzi termini, svela, ricorda, approfondisce, ci ragguaglia sui dettagli più paradossali e vergognosi dei casi politico-giudiziari della storia recente del nostro paese.

Da abile affabulatore, ci trascina in favole terribilmente reali, fatte di corruzioni, collusioni, abusi, di un senso dello stato che in Italia sembra non aver più senso.

Scritto con la perizia e la consapevolezza di chi ha deciso di non navigare nel limbo della vaga indignazione, ma di urlarla con violenza a chiunque desideri ascoltare. I temi che visita sono quelli spinosi e amari dello scandalo Costa Concordia, di calciopoli, le stragi di stato, la mafia capitale, e ci sarebbe così tanta altra carne da mettere al fuoco che lo spettacolo sarebbe potuto continuare all'infinito. Crifò inscena con la voce e il corpo, una coreografia ipnotica, la quale rivela un grande lavoro dietro ogni parola e ogni gesto.

La Classe Digerente” è uno spettacolo dettato da una necessità, ed è necessario perché ci parla passando attraverso i filtri dell'informazione e ci ricorda senza retorica che lo stato non è un'entità astratta e metafisica, che ognuno di noi ha dei doveri e delle responsabilità civili che farebbe bene a riconoscere se vogliamo smettere di lasciarci “ingurgitare” dalla “Classe Digerente”.

Susy Suarez



Ancora a Roma al Teatro Brancaccino:
lunedì 23 febbraio 2015 h.21.00;
lunedì 9 marzo 2015 h.21.00;
lunedì 23 marzo 2015 h.21.00;
giovedì 2 aprile 2015 h.21.00










martedì 24 marzo 2015

INFECTION-Regia di Max Caprara


Si resta attoniti, divertiti ed incuriositi di fronte ai personaggi folli di questa commedia “esoterico digitale”, definizione che, per quanto ironica possa essere, è l’unica possibile. Esoterica perché si addentra nei meandri dell’inconscio collettivo, nei nostri sogni, nelle fiabe e nell'immaginario che prende letteralmente vita. Digitale perché la dimensione onirica si fonde al linguaggio dell’informatica in una rappresentazione puntuale della dipendenza dai social di cui tutti soffriamo. In coerenza a tale linguaggio, la narrazione non è lineare ma si articola in pixel apparentemente dissociati fra loro e si compone di una miriade di informazioni che, quasi fossero bit che viaggiano in rete, costituiscono un quadro completo una volta arrivati alla meta. Due dimensioni narrative all'interno delle quali si alternano realtà e sogno, quadri che riportano alla mente il teatro dell'assurdo più raffinato. Max Caprara, con questo spettacolo si dimostra un regista avventuroso ed un osservatore saggio di un enigma moderno. La riflessione che ci propone è complessa, tutt'altro che banale, e come al solito la affida ad interpreti strepitosi e sempre perfettamente in parte, i quali sostengono con energia straordinaria l'impalcatura di questa “commedia metafisica”. Caprara stesso in scena, è sempre pronto a mettersi in gioco e divertirsi con i suoi attori. La sua critica visionaria lascia ad ogni modo spazio alla speranza, poiché alla fine ci restano le parole, e in primo luogo la scrittura come splendida virtualità in cui vivere l'illusione. I sentimenti, filtrati dal marasma fittizio della rete, con la loro purezza, sono l'unico antivirus che può proteggerci dall'alienazione collettiva, la mortale infezione.
Susy Suarez 

 
INFECTION Va in scena fino al 29 marzo
TEATRO SPAZIO UNO vicolo dei Panieri 3
Uno spettacolo di Max Caprara con Veronica Milaneschi, Daniele Coscarella, Michele Bevilacqua, Rosario Petix, Alessandro Cecchini e Massimiliano Caprara


 

sabato 21 marzo 2015

CUORE DI TENEBRA - Regia di Virginia Acqua






Il pubblico viene accolto in sala da un' atmosfera fumosa, a ricordare i miasmi della foresta nella quale Marlow (Valerio Di Benedetto) guiderà gli spettatori a bordo del suo battello coloniale nel cuore più tenebroso dell'africa nera. Questo monologo, è un adattamento teatrale di un classico della letteratura, ed è ammirevole che venga proposto a teatro in una forma fruibile e piacevole, che non solo non snatura l'opera di Conrad, ma la rende dinamica e viva e la porta anche a coloro i quali non hanno avuto il piacere di approcciarsi al suo lavoro. Questo è un teatro della parola, affidato unicamente alla capacità dell'attore di sostenere il proprio personaggio fino alla fine e di trasmettere e creare suggestioni, immagini, emozioni, solo con la forza del verbo e della presenza scenica. In questo Valerio Di Benedetto riesce a pieno, tessendo i fili della narrazione con incisività.

In scena unicamente una panca di legno e la sua persona, in vesti coloniali di epoca tardo vittoriana, i quali bastano a trasferire visivamente il pubblico in un'altra epoca. Da apprezzare le interessanti sfumature conferite a questo personaggio letterario, che in realtà si tratta di Conrad stesso, la testimonianza autobiografica di un viaggio che si trasformerà in un percorso morale, ed in una denuncia sociale alla colonizzazione europea in Africa.

Il suo percorso può essere interpretato come una catarsi, e la ricerca del viaggiatore scomparso (Kurtz) non è altro che la ricerca di se stesso, del suo alter ego, di quella parte più tenebrosa ed istintuale di se stesso piena di pulsioni violente e distruttive. Il percorso sul fiume è una sorta di viaggio nella mente dell’uomo, dove vengono presentate le sue componenti di selvatichezza, brutalità, paura, delirio, pulsioni nelle quali è possibile riconoscere il legame indissolubile che lo lega alla foresta tenebrosa.

In pièce come questa, la regia si incentra soprattutto su una buona comunicazione con l'attore che riesca ad orientare al meglio le sue attitudini, e su un buon lavoro di squadra circa lo studio del personaggio. In questo caso la capacità di Virginia Acqua si evince dalla penetrante intensità che riesce a raggiungere l'interprete, il quale non perde mai di forza passaggio dopo passaggio.

Per un attore il monologo teatrale è sempre una sfida, se poi si tratta di un classico che esamina la follia, la parte più oscura dell'animo umano, ciò può essere una prova ancor più audace e pericolosa, che Valerio Di Benedetto supera a pieni voti.

Susy Suarez 

 DAL 19 AL 29 MARZO 2015
CUORE DI TENEBRA dal romanzo di Joseph Conrad
adattamento e regia di Virginia Acqua con Valerio di Benedetto
al TEATRO STUDIO UNO, Via Carlo della Rocca, 6


domenica 1 marzo 2015

A GHOST PLAY - Regia di Enzo Masci



A Ghost Play” è la nuova inedita commedia del regista ed autore Enzo Masci, una storia originale ed avvincente, in scena al teatro Dei Conciatori dal 24 febbraio al 8 marzo.

Rossella (Silvia Falabella) è una fonica freelance un po' sfigata ma piena di energie e speranze, le quali però non servono a pagare un affitto. Rimasta squattrinata e sfrattata, viene aiutata dall'amica di sempre (Angela D'Onofrio) che nonostante le sue stramberie, le vuole bene. L'amica le permette di abitare gratuitamente in un appartamento dismesso che viene usato da lungo tempo ormai solo come deposito di oggetti antichi o superflui, di cui le persone durante i traslochi vogliono sbarazzarsi non potendo o non volendo tenerli più in casa.

In cambio Rossella, dovrebbe solo tenere pulito ed in ordine il posto. Così finisce a vivere tra scatoloni, oggetti antichi, roba messa da parte per essere dimenticata, un po' come si sente lei, senza lavoro e senza un soldo. Ciò che nessuno sa ma che Rossella si ritroverà presto a scoprire, è che non è l'unica inquilina di quell'appartamento, e tra buffe situazioni e colpi di scena, ne succederanno di tutti i colori. Assistiamo allo svolgersi di una vicenda originale e godibile, che sa far sorridere ed essere al contempo molto introspettiva, affrontando i temi della spiritualità, della ricerca di se stessi, di come spesso si possa avere più paura della vita che della morte.

In scena un cast di giovani attori amalgamati in maniera ottimale, convincenti ed intensi, a partire da Amedeo (Tommaso Arnaldi), nella cui caratterizzazione del personaggio riecheggia velatamente quella che fu di Tom Hulce nel celeberrimo film di Milos Forman.

Tutta l'azione si svolge tra le mura dell'appartamento di Rossella. In scena scatoloni, oggetti fuori moda, un tavolino con poche sedute, ed in un angolo, un meraviglioso pianoforte antico, l'oggetto intorno al quale si alzeranno le note della vicenda, in un' armonia a momenti dolce ed a momenti concitata.

Ecco, questa è la regia di Enzo Masci, armonica ed efficace, e con questa pièce conferma il suo talento come regista ed autore. E se non credete nei fantasmi, forse dopo aver visto “A Ghost Play”, non vi dispiacerebbe farlo.

Susy Suarez


           A GHOST PLAY
  • Regia: Enzo Masci
  • Autore: Enzo Masci
  • Interpreti: Tommaso Arnaldi, Silvia Falabella, Ughetta D'Onorascenzo, Angela d'Onofrio, Domenico Franceschelli, Luca Morciano
  • Costumi: Gaetano Granatelli
  • Musiche: Frieda Baio





domenica 15 febbraio 2015

SINGOLO- regia di Pascal La Delfa



Singolo è un uomo in rivolta, un uomo che dice: no. Il flusso di coscienza di un individuo la cui consapevolezza emerge e liberata dal torpore servile sputa ed urla tutta l'angoscia immagazzinata.

Il monologo si dipana tra considerazioni sulla vita e sull'amore, la difficoltà di vivere sentimenti puri , non edulcorati dai dettami ed i moduli mentali ed emozionali della società in cui viviamo. Ci lascia scivolare in dolci ricordi di un mondo perduto, fatto dal ricordo del genuino pane con la frittata del nonno, ma che si sfoca pian piano in un ingorgo stradale di una città qualsiasi, si infrange contro le grigie pareti del centro commerciale che ha preso posto di un verde pascolo, contro l'inciviltà che impera in un mondo in cui ognuno è per sé, contro le sue assurde contraddizioni, il senso dell'affettività corrotto che ci porta a trattare i nostri animali domestici come persone e le persone come animali.

Oggetti della sua quotidianità, incombono su di lui penzolando dal soffitto come spauracchi. Sono i simboli della sua insofferenza e della sua confusione.

Fa da contrappunto alla pièce la calda voce di Adriano Russo, che chitarra tra le mani, suona dal vivo la dolce e sognante canzone da lui composita per lo spettacolo.

Il suo canto e le sue note ammantano la scena di carezzevole poesia e concorrono a dare alla pièce un'atmosfera speciale, perché la sua è davvero una voce che vibra dentro.

In una società di massa che mira al livellamento delle coscienze, ed alla deresponsabilizzazione, non è facile sentirsi “singolo” , non è ammissibile, non è accettabile, non è sostenibile. E' difficile per lo spirito mantenere il proprio equilibrio mentale ed il proprio senso di identità. Il nostro protagonista vive la rabbia e la frustrazione della consapevolezza, che illuminata e canalizzata, porta alla catarsi ed a riuscire in qualche modo a salvare se stessi e la propria integrità, ma se mal canalizzata diventa autodistruttiva e può portare ad atti sconsiderati.

Un testo ricco di spunti interessanti, forse un po' troppo frammentario dal punto di vista narrativo, ma Daniele Coscarella riesce con dolcezza ed intensità a trasportarci nel vortice delle riflessioni del suo personaggio, e racconta il suo “singolo” con la spontaneità di chi ha l'esigenza di uno sfogo sincero, la forza di un bambino disperato che ha persona la strada di casa, e che cerca di ritrovarla, di ritrovarsi.

Susy Suarez 


  DAL 12 AL 22 FEBBRAIO 2015
SINGOLO
scritto e interpretato da Daniele Coscarella
con Adriano Russo
regia di Pascal La Delfa
Teatro Accento
da giovedì a sabato ore 21
domenica ore 18