lunedì 30 novembre 2015

LOUISE BOURGEOIS-Falli, Ragni e Ghigliottine - Regia di Luca De Bei




In scena dal 24 novembre al 13 dicembre al Teatro dei Conciatori, Louise Bourgeois - Falli, Ragni e Ghigliottine, scritto e diretto dal prolifico autore e regista teatrale Luca De Bei. La pièce ci racconta la storia di un'artista controversa, nata in Francia e trasferitasi a New York negli anni trenta, città in cui la sua personalità artistica e visionaria trova modo di liberarsi diventando pioniera dell'arte contemporanea. La vita di questa anima complessa e tormentata è stata lunga e artisticamente feconda, sempre solitaria ed indifferente alle mode e alle correnti artistiche del momento. La sua opera ha influenzato fortemente gli artisti del suo tempo e quelli a venire. La Bourgeois ha realizzato una produzione immensa, divertendosi a mescolare marmo, ferro, acciaio, stoffa per dare forma ad una miriade di figure grottesche ed inquietanti, un universo creativo in cui scolpisce disagio e sofferenze, vera e propria galleria di catarsi del dolore. Molti la ricorderanno soprattutto per le sue opere più famose, come le immense sculture a forma di ragno installate in diverse città del mondo, ma chi conosce davvero la storia di questa donna e da dove nasceva la sua urgenza di creare un simile flusso di inquietanti simulacri? Ed ecco che chi assiste a questa pièce, viene accompagnato attraverso la vita, il percorso ed i moti dell'animo dell'artista che fu prima di tutto una donna, e lo fa attraverso la sua stessa bocca, o meglio, quella della sua interprete Margherita Di Rauso, la quale ci appare prima nei panni di una arzilla ed un po' bisbetica vecchietta dal volto solcato di rughe, un sorriso spiritoso, occhi vivi e pungenti, proprio come fu ritratta in una delle sue ultime foto, prima che scomparisse nel 2010 a New York all’età di 98 anni. Sul palco sale una donnetta scontrosa nei confronti dell'attenzione che le rivolge l'opinione pubblica, divisa dal desiderio di non essere “contaminata” dal successo e dal più istintuale e vanesio desiderio di riceverne l'abbraccio. Ecco che poi si toglie la maschera, ogni ruga sparisce per diventare solo Louise, che sconfigge la morte, si distacca dal suo personaggio e ci confessa ogni cosa, i retroscena della sua vita fattisi materia nelle opere. “L’arte è una garanzia di salute mentale” diceva. Infatti la sua si può considerare un'arte “riparativa”, una forma di rammendo psicologico. I suoi inventari emotivi, con tutta la loro logica ingarbugliata, erano per la Bourgeois un modo per riflettere su di sé, per elaborare i pensieri. Margherita Di Rauso sola su di un palco, una sedia e pochi oggetti di scena, ci dipinge il mondo della Borgues con intensità, svela la sua anima allo spettatore. Ci apre la porta della casa in cui è cresciuta da bambina, ci presenta i suoi genitori, ci racconta il suo terrore dell'abbandono, ci rende partecipi alla creazione delle sue opere, conservando sempre quel fare un po' irriverente, ironico e provocatorio che caratterizzò la sua personalità. Un monologo estremamente interessante ed utile, poiché approfondire la vita e le opere di quest'artista, significa anche ampliare la nostra conoscenza riguardo all'importanza che ebbero simili figure per l'evoluzione dei nostri sistemi artistici e culturali.
Susy Suarez
Scritto e diretto da Luca De Bei
con Margherita di Rauso

venerdì 27 novembre 2015

ANTIGONE - regia di Filippo Gili



In scena dal 24 novembre al 6 dicembre al Teatro dell’Orologio l'Antigone di Sofocle per la regia di Filipo Gili, attore, autore e regista, il cui cammino artistico è tracciato da un filo conduttore dominante che va ad indagare nel senso del “tragico” portato al suo parossismo, della morte, e delle sue conseguenze sulla psiche umana. I personaggi di Gili sono caratteri differenti che si confrontano con la perdita, il lutto e la necessità di crudeli scelte imposte da un destino impietoso, concentrandosi soprattutto sull'ambiente familiare, su come le conseguenze di tali accadimenti, possano stravolgere e spezzare gli intimi equilibri sui quali poggia la sua istituzione. Appare quasi fisiologico il suo arrivare ad esplorare questo testo di Sofocle, a sottolineare il forte parallelismo tra tragedia contemporanea e tragedia classica, i cui topoi restano immutati nei secoli. Gili lo fa a suo modo, ponendo l'azione al centro e gli spettatori intorno, (caratteristica ricorrente nelle sue messe in scena), per il desiderio di cercare la continuità tra platea e spazio scenico e nel tentativo di demolire quanto è più possibile la quarta parete. La sua è la sensibilità tipica di un regista-attore, molto attento sul lavoro interpretativo, che si batte per tirar fuori la verità dalla parola, cosa sempre più complicata quando si ha a che fare con un linguaggio ormai lontano dai nostri codici. La scena è essenziale, fatta di due tavoli ed una seduta, ancorate dall'alto con delle funi, così da sembrar sospese, come in una bolla nella quale accade la realtà di cui siamo testimoni. Sul suo scranno Creonte (interpretato dallo stesso Gili) siede e verga con laboriosità un quaderno, chiuso nel guscio della sua cieca ostinazione. Nemmeno la veggente Tiresia, l'unica che sembra capace di tener testa al sovrano, riesce a portarlo alla ragione. Nonostante riesca a prevedere il futuro, esso cade addosso, schiaccia e strazia ognuno di loro, sia che lo si ignori, sia che lo si conosca o si creda di conoscerlo. Il potere pretende addirittura di plasmare il futuro, per questo il suo destino è alienazione e follia. Nessuna musica, nessun effetto sonoro, ogni cosa è affidata alla forza della parola ed alla presenza scenica degli attori. Assolutamente dirompete quella di Vanessa Scalera che interpreta Antigone, sanguigna leonessa travolta dalla sua dispersione-pazzia, ma tutti gli interpreti riescono con grande talento a non far insinuare la serpe della retorica nella parola e nei gesti.

Questa Antigone è un esempio di come la tragedia classica possa ancora arrivare al pubblico con potenza, rimanendo fedeli al testo e non dovendo necessariamente stravolgerlo o sottoporlo ad improbabili rivisitazioni modernistiche.

Susy Suarez 

                                                     ANTIGONE
con    Vanessa Scalera, Barbara Ronchi, Omar Sandrini, Alessandro Federico, Filippo Gili, Matteo Quinzi, Piergiorgio Bellocchio, Rosy Bonfiglio, Roberto Dellara

scene Francesco Ghisu

costumi Daria Calvelli

aiuto regia Silvia Picciaia

regia Filippo Gili