domenica 27 maggio 2012

MARIAELISABETTA NATE REGINE -Regia Lisa Galantini e Alessia Giuliani (Recensione)




MariaElisabetta, nate regine” è andato in scena il 26 maggio presso il teatro Quirino di Roma nell'ambito della rassegna “Autogestito” per la direzione artistica di Mariella Bargilli.
La pièce è liberamente tratta dall'opera di Schiller, pilastro della drammaturgia romantica, in cui l'autore oltre a rappresentare il conflitto che vide protagoniste due delle più potenti ed iconiche regine della storia, ne approfondisce ed evidenzia i mondi interiori, i meccanismi psicologici che portarono le due donne alla rottura ed al tragico epilogo che ne conseguì.
Seguendo lo scontro tra Maria (Alessia Giuliani) ed Elisabetta (Lisa Galantini), entriamo in un universo di sordidi intrighi di palazzo, gelosie, risentimenti, paure e fanatismi.
È il contrasto tra due personalità fortemente intriganti, tra il pubblico e il privato, tra ragion di Stato e sentimenti, politica e amore, cinismo e riscatto morale.
L'aspetto più umano delle due altere sovrane viene sviscerato con pienezza e sentito in ogni parola dalle interpreti di cui viene a galla tutta l'esperienza e lo spessore.
Nonostante tutto si fondi essenzialmente sullo scontro verbale tra le protagoniste ed i loro lunghi monologhi interiori, interessanti le soluzioni registiche che hanno dato alla pièce una giusta dinamicità, attraverso giochi di luci e movimenti legati alla forte simbologia degli oggetti in scena, come il grande specchio che le sovrasta, le coppe di vino che si muovono sul tavolo e che vorticano tra le loro mani, ed i lunghi vestiti che le drappeggiano, emblemi del potere regale di cui sono investite. Suggestivo il modo con cui Maria è costretta a spogliarsene rinchiusa da Elisabetta nelle segrete in attesa di sentenza, dove assistiamo all'affiorare di tutto il suo senso d'impotenza, del terrore della morte, e poi l'orgoglio con cui se ne riveste nel momento dell'ultimo confronto, l'indomabile orgoglio che sarà la sua condanna a morte definitiva.
L'adattamento del testo e molto buono e fedele allo spirito di quello originario, ricco di momenti di grande tensione e di rara bellezza, alcuni dei quali richiamano applausi a scena aperta. Efficace nel condensare i profili psicologici di due personaggi, che anche se nate regine, non possono esimersi dall'essere anche donne in conflitto tra di loro come con le loro umane debolezze.
Susy Suarez

MariaElisabetta nate Regine  
di Emanuela Guaiana
diretto e interpretato da Lisa Galantini e Alessia Giuliani
scene Massimo Adario e Davide Valoppi
luci Sandro Sussi
debutto nazionale

martedì 22 maggio 2012

IL PIGIAMA- Regia Daniele Prato (Recensione)


“Il Pigiama” in scena dal 22 al 27 maggio al teatro Piccolo Eliseo di Roma nell'ambito della rassegna “Roma Città Teatro”, è un irriverente e poco convenzionale monologo che vede in scena Francesco Montanari nei panni di un personaggio un po' naive, il quale si lascia andare a tormentosi interrogativi, elucubrazioni, ragionamenti, pensieri ed aneddoti che si rincorrono confusionari ed asimmetrici proprio come la stanzetta in cui si aggira in calzini e pigiama a righe, (la tipica mise che diventa un po' per tutti una divisa quando la depressione ci sequestra in casa).
L'uomo in pigiama è stato lasciato da una donna, un episodio che lo precipita nel senso di abbandono più nero. Confuso e costernato si arrovella per cercare di capire, trovare una direttrice. Alla fine la prostrazione per l'amore finito, diventa un trampolino di lancio per i mille perchè della vita, le “piccole cose” su cui non ci fermiamo mai a riflettere ed a considerare. Ed è proprio per cercare di esorcizzare il senso di sconfitta che l'inquieto protagonista snocciola le sue fragilità, prova a ricordare a se stesso tutto ciò che ama, ciò che odia, ripercorre momenti, delusioni, e ci fa sorridere con tenerezza nonostante l'apparente sarcastico cinismo con cui sembra affacciarsi alla vita, poiché possiamo riconoscere le nostre stesse debolezze, i medesimi meccanismi mentali che ci soverchiano ogni qual volta un piccolo grande insuccesso, come può esserlo la fine di un amore in cui avevamo creduto, ci fa sentire indifesi ed inadeguati al mondo esterno.
Montanari, sembra stia riuscendo sempre di più a staccarsi di dosso l'eredità del personaggio della serie tv Romanzo Criminale che lo ha reso celebre al grande pubblico, dimostrando di avere un suo senso della comicità che gli permette di funzionare anche in lavori più brillanti, uno su tutti la fortunata e tremendamente esilarante serie web “Super G”, anch'essa, come questo monologo, scritta da Daniele Prato, in cui ritroviamo tutto l'humor irriverente ed arguto dell'autore, sfrontato ma mai volgare.
“Il pigiama” è quello in cui ognuno di noi almeno una volta nella vita si è ritrovato a cercare di autoanalizzarsi, a rivangare tutto ciò che avremmo voluto che fosse e non è stato, fantasticare su come sarebbe potuto essere, sui perchè, e dopo tanto affannarci per cercare di capire, un barlume di consapevolezza ci sussurra che forse dovremmo essere un po' più tolleranti, sopratutto nei confronti di noi stessi.
Blu.
Susy Suarez
IL PIGIAMA”
Ovvero solo gli stupidi si muovono veloci
di Daniele Prato
con Francesco Montanari
regia Daniele Prato

venerdì 11 maggio 2012

DI NOTTE CHE NON C'E'NESSUNO- Regia Luca De Bei (Recensione)












Di notte che non c'è nessuno, in bilico sul ciglio di un binario morto,  due giovani delinquenti (Azzurra Antonacci e Gabriele Granito), aspettano la loro vittima, un sedicente avvocato neo padre,(David Sebasti) figlio di quella media borghesia più ipocrita e perbenista, un uomo rassegnato ad eseguire il proprio lavoro diligentemente e senza gioia, spostando il proprio traguardo sempre più in basso, accontentandosi di essere un esecutore passibile, in una mediocrità senza vergogna e senza onore.
Tre personaggi incastrati in una vita che non avrebbero mai voluto vivere, l'uomo portatovi dal desiderio di successo e carriera, i due giovani da situazioni familiari ed economiche problematiche, mondi diversi e modi diversi di cercare di uscirne: l'avvocato provando ad assecondare finalmente i suoi veri impulsi, i ragazzi tentando il sequestro di un bambino con l'intento di racimolare abbastanza soldi per scappare via dallo squallore di un'esistenza fatta di strada, prostituzione, droga, alcool, ma non rendendosi conto di anelare ad un mondo altrettanto squallido, anche se più sfavillante.
Ben presto infatti, l'uomo ed il ragazzo smettono di apparirci come vittima e carnefice ma si incontrano nella voglia di raccontarsi e raccontare i propri dolori ed il vuoto assoluto di valori in cui sopravvivono.
Scritto e diretto da Luca De Bei, dopo il riuscitissimo “La mattina dieci alle quattro”, il regista ed autore, torna nuovamente a parlarci di disagio metropolitano ma in chiave moto diversa. Le tinte si fanno più fosche, non si respira alcun anelito di speranza.
Anche in questo lavoro traspare una chiara sensibilità nel lavorare con gli attori, attento e dosato, le sue messe in scena riescono sempre ad essere molto efficaci e attuali, preciso nel tratteggiare ed esprimere i profili psicologici dei personaggi che finiamo col sentire sempre incredibilmente vicini anche se anni luce lontani dai nostri mondi. Particolarmente talentuosa ed appassionata Azzurra Antonacci, che non perde in naturalezza nemmeno nei momenti in cui il dolore e la frustrazione emergono esasperati dalle sostanze e dalla paura per il guaio più grande di loro in cui si sono messi.
Susy Suarez

al Teatro Lo Spazio
Direzione Artistica Alberto Bassetti e Francesco Verdinelli
Via Locri, 42 Roma, San Giovanni, una traversa di Via Sannio  0677076486  0677204149 info@teatrolospazio.it
DALL 9 AL 27 MAGGIO 2012
ORE 20.45 DOMENICA ORE 17.00
DI NOTTE CHE NON C'È NESSUNO
testo e regia di Luca De Bei
con Azzurra Antonacci, Gabriele Granito e David Sebasti
Scene Fancesco Ghisu
Luci Marco Laudando


giovedì 10 maggio 2012

MICHELINA- Regia Edoardo Erba (Recensione)


Michelina, in scena al teatro Vittoria di Roma dal 8 al 20 maggio, è una commediola musicale leggera e senza pretese ambientata alla fine degli anni quaranta. Arturo Bonavia (Giampiero Ingrassia) è un “cantante sentimentale” da feste di paese e locali di terz'ordine che girando il nord Italia, arriva in Lombardia e si invaghisce di una ingenua mondina, Michelina (Maria Amelia Monti), decide così di portarla via con se ed introdurla al mondo dello spettacolo. Michelina se pur molto graziosa, è parecchio sgraziata, e l'impresa non è semplice. Un po' una My Fair Lady delle risaie, che pian piano inizia ad abituarsi al palcoscenico ed a sognare insieme ad Arturo di approdare al grande teatro “Jovinelli”.
I guai iniziano quando due messi del vaticano giungono da lei. La santa sede ha urgenza di santificare suor Ercolina, una compaesana di Michelina, a cui la neo soubrette pare avesse chiesto ed ottenuto un miracolo. Si scopre però che in realtà Michelina non aveva rivolto le sue preghiere esattamente alla suora, ma il cardinal Dorigo è deciso a convincerla a ritoccare un po' la versione dei fatti pur di velocizzare il processo di santificazione.
Tra Michelina ed il cardinale, scatta inaspettatamente una passione tanto travolgente quanto impossibile...
La commedia tenta, con scarso successo, di riproporre quelle che erano le atmosfere e lo spirito della commedia musicale anni cinquanta alla Garinei e Giovannini, ma nel complesso lo spettacolo e molto poco convincente, le battute deboli, la regia appare superficiale e poco efficace, nemmeno Maria Amelia Monti, con il suo indiscutibile talento comico e ottima presenza scenica riesce a sollevare le sorti di unno spettacolo dal profilo davvero molto basso. Le musiche ed i testi degli intermezzi musicali sono giusti, orecchiabili e brillanti, funzionerebbero e divertirebbero se solo potessero reggersi ad una struttura comica di una qualche consistenza.
Siamo davvero lontani anni luce dalla straordinaria vitalità delle commedie musicali di costume che facevano sognare mia madre ragazzina.
Susy Suarez

MICHELINA
scritto e diretto da Edoardo Erba
con Maria Amelia Monti, Giampiero Ingrassia, Amerigo Fontani, Mauro Marino, Gianni Pellegrino, Annalisa Amodio
musiche e canzoni Federico Odling
costumi Massimo Poli
luci Paolo Macioci
scene Maria Alessandra Giuri
immagini Elio Carchidi


giovedì 3 maggio 2012

MARATONA DI NEW YORK - Regia Edoardo Erba (Recensione)



Le mille luci di una New York in bianco e nero, poi una strada deserta di notte tra le sterpaglie, due ragazzi, Mario (Cristian Giammarini) e Steve (Giorgio Lupano), amici di sempre, si incontrano per correre, allenarsi alla grande maratona. Iniziano e, a parte una breve pausa, non si fermeranno mai per tutta la durata della pièce. Alle loro spalle un cielo stellato incombe, uno spazio siderale che mette i brividi con la sua fissità, attraverso il quale, schegge di ricordi passano in frame convulsi che fanno appena in tempo a colpire la retina e sparire.
Ricordi di infanzia, di un'adolescenza imbranata, rimpianti, “Vorrei poter correre indietro nel tempo e spaccare tutte le facce che non ho spaccato” dice Mario, e Steve, che gli rimprovera di parlare sempre del passato e gli intima di continuare a correre, di non provare a fermarsi, di correre attraverso il dolore fino a rendersi insensibili.
Dalla conversazione apparentemente leggera, quotidiana, emergono due caratteri diversi, la forte determinazione un po' cinica di Steve, che incarna tutti gli stereotipi del mito della prestanza, intelligenza, prestazione ed efficienza in un continuo desiderio di dimostrare alla vita di essere migliori, non fermarsi a costo di “farsi spappolare la milza” perché la “vita è un incubo e bisogna fargliela pagare”, Mario invece è il più vulnerabile, nostalgico, malinconico.
Senza mai fermarsi sembrano parlare del più e del meno e l'azione dà l'impressione di non essere destinata ad avere apparenti risvolti, finché pian piano i personaggi si fanno meno distanti e inaspettatamente Mario prende lo slancio e supera l'amico. Adesso è lui ad incitarlo a non mollare, a seguirlo al di là del passaggio a livello oltre il quale non si sono mai spinti prima, ma Steve non può farlo, lo guarda allontanarsi inghiottito dal buio.
La pièce è strutturata in modo che nello spettatore salga gradatamente  l'inquietudine e il sospetto di star assistendo a qualcosa di più che una semplice fatua conversazione tra due giovani in allenamento, e i video, i suoni, i ritmi, sapientemente commisti e strutturati, catturano l'attenzione fino alla fine.
Il testo è quello del premiato drammaturgo lombardo Edoardo Erba, scritto nel ’91, vincitore l’anno dopo del Premio Candoni, tradotto in 15 lingue e messo in scena in diversi paesi del mondo. Originale e metafisico, la sua forza è nell'allusione e nella suggestione di uno spazio e di un tempo che sembrano non avere consistenza. Un testo che ha bisogno di sedimentarsi ed essere metabolizzato perché affiorino alla coscienza tutte le metafore e i sottintesi di cui è disseminato. Usciti dal teatro man mano si compongono i tasselli, si dipanano interrogativi e altri ne emergono.
Nonostante lo sforzo fisico a cui i due attori, (nonché registi della pièce), sono sottoposti, non calano mai in naturalezza e in forza interpretativa.
Il loro coinvolgimento nell'azione e totale e totalizzante, due diversi modi di correre, due diversi modi di passare attraverso la vita, che alla fine non è altro che una grande Maratona di New York. Avere anni di corsa nelle gambe, correre senza sapere nemmeno più perché si corre e dove si vuole andare, per poi finire inevitabilmente al di là del passaggio a livello, nel freddo cosmico.
SUSY SUAREZ


MARATONA DI NEW YORK
di EDOARDO ERBA





diretto e interpretato da 
CRISTIAN GIAMMARINI e GIORGIO LUPANO 
Arriva dal 2 al 6 maggio 2012 al Piccolo Eliseo di Roma