domenica 12 ottobre 2014

MR WARD A COLAZIONE- Regia Riccardo Castagnari






In scena dal 8 al 19 ottobre al teatro Belli di Roma, la nuova pièce di Riccardo Castagnari, autore, regista ed attore intenso e raffinato, il quale porta in scena lavori in cui non ha mai paura di sfidarsi soprattutto come attore, in primis il grande successo di “Marlene”, monologo in cui ha avuto l'ardire non solo di calarsi nei panni di una donna, ma della leggendaria Marlene Dietrich, cantando ed interpretando magistralmente anche molte delle sue canzoni.

In questo caso mette in scena due uomini avvenenti, l'uno giovanissimo (Igor Petrotto), il cui fascino è pronto a fiorire e maturare, l'altro, di vent'anni più adulto (Riccardo Castagnari), già si sente minacciato dalle ineluttabili accidie del tempo.

Lo spettacolo sviscera quelle che sono le universali dinamiche di coppia, con poetica profondità, indaga le irrazionalità, le piccole grandi contraddizioni dell'amore, dell'attrazione e della seduzione, in questo caso tra due uomini, legati da dieci anni di relazione di coppia e di convivenza.

Siamo spettatori di meccanismi psicologici ancestrali, e chiunque abbia provato un legame di coppia, che sia con un essere dello stesso sesso o del sesso opposto, non potrà esimersi dal riconoscere in questa storia, qualcosa della propria storia. Il testo, scritto con grande accuratezza e stile, ci dimostra come il gioco dell'amore, non possa mai finire di appassionare e stupire. Suggestivi ed evocativi i contributi video che accompagnano la pièce sullo straniante sfondo bianco, colore che domina completamente la scena. Ricordi, realtà, immaginazione, si fondono in un mondo candido, dal quale possiamo spiare momenti di intimità di due uomini legati da qualcosa di estremamente potente ma nello stesso tempo caduco ed instabile, poiché l' amore è un ossimoro, una gioia che è perennemente incostante ed alla ricerca di continue rassicurazioni, spesso mortificata dalla quotidianità all'interno della quale l’IO implode continuamente.

È possibile che due partner si completino senza assumere l'uno un ruolo prevaricante rispetto all'altro?

Igor Petrotto risulta perfetto nella parte del giovane compagno, un ruolo di certo non semplice che affronta con disinvoltura e delicatezza, anche nelle scene più “audaci”, perché questa pièce non ha paura di andare a fondo, di mostrarci momenti di intima e autentica quotidianità, ma senza voyeuristica malizia.

Quanto disperato e doloroso può essere il senso di abbandono? Sarà il sentimento più forte della differenza d'età? Quali sono, se ci sono, i confini tra l'amore e la passione, l'attrazione fisica, il sesso? E quanto determinanti sono spesso anche gli ideali estetici di perfezione e di prestanza che si impongono sempre più prepotentemente e ai quali ne uomini ne donne riescono ad essere immuni?

Ed in effetti in fin dei conti, chi è che non vorrebbe un Mr Ward a colazione?

Susy Suarez

MR WARD A COLAZIONE

con
Riccardo Castagnari e Igor Petrotto
assistente alla regia: Adriana Alben
coreografia: Eduardo Moyano
foto di scena: Valerio Valdroni
disegno luci: Marco Zara
ufficio Stampa: Studio Alfa
direttore di produzione: Iolanda Salvato per Tavole da Palcoscenico
testo e regia di Riccardo Castagnari
regia contributi video di Rita Rocca

 Teatro Belli

Piazza di Sant'Apollonia, 11 00153 Roma
Biglietteria:+39 06 58 94 875
Fax: +39 06 58 97 094
E-mail: info@teatrobelli.it

Abbinata allo spettacolo è partita una campagna contro l’omofobia per la quale, a chi vuole aderire, è richiesto un selfie col titolo dello spettacolo seguito da un cuore. Sono già stati raggiunti 416 selfie che sono andati a comporre un manifesto generale che accompagnerà lo spettacolo nei teatri in cui verrà rappresentato.






mercoledì 8 ottobre 2014

RE-FUSI - regia Vanessa Gasbarri





Cos'è un refuso? Errore tipografico o di composizione costituito da scambio di lettere o segni.
E che cosa succede ad un ex correttore di bozze (Saverio Marconi) di fronte al caos odierno, al pressappochismo, alla superficialità che vige tra media e carta stampata? Succede che in preda all'esasperazione scatena un singolare “giorno di ordinaria follia” prendendo in ostaggio nel suo appartamento due tecnici venuti a sostituirgli il citofono (Enzo Casertano e Fabio Avaro) ed una donna delle pulizie pugliese ma costretta a fingersi ucraina per riuscire a lavorare (Maria Lauria). Un terzetto che sprigiona scintille, tra minacce, rivelazioni, ognuno di loro finisce con il confessare i personali “refusi” della vita, perché come cercano di far capire al loro sequestratore, “ognuno ha i propri refusi” più o meno gravi, più o meno correggibili.

Dietro l'amarezza di queste considerazioni, che nascono crescono e si sviluppano tra dialoghi e gag esilaranti, c'è una regia dinamica sostenuta da tre attori che riescono a far divertire con garbo e misura.

In un proliferare di commedie in cui spesso l'azione é una “gara a chi fa ridere di più” a colpi di fastidiose tracotanze egocentriche da primo comico, che rischiano di far diventare ridicoli più che divertenti, questi tre attori sono un meccanismo perfetto. Enzo Casertano con il suo umorismo partenopeo, a tratti dolce ed intimistico, mi ha spesso ricordato i grandi della comicità napoletana di un tempo, quando ancora lo sguaiato e la volgarità non erano finiti col fare spesso da contrassegno alla comicità in lingua napoletana.

Un testo che cerca coraggiosamente una sua originalità, e che portare a riflettere su come la vita non sia una pagina stampata, ed i nostri errori non siano come semplici errori di ortografia o di digitazione da poter cancellare con un colpo di gomma o una cliccata al tasto “canc”, su come non sia giusto indugiare su di essi e recriminarli senza sosta, poiché ormai sono stati già “stampati” dal rullo compressore della vita sulle pagine della nostra biografia e non possono più essere corretti. Possiamo solo provare a “spararli”, ucciderli per esorcizzarli ed andare avanti a sfogliarla con più serenità.

Susy Suarez


7>26 Ottobre 2014 SAVERIO MARCONI
FABIO AVARO
ENZO CASERTANO
MARIA LAURIA
“RE - FUSI”  di Roberta Skerl
Regia Vanessa Gasbarri

TEATRO ROMA - via Umbertide 3 

giovedì 5 giugno 2014

R. & G. TUTTO QUESTO E' GIA' SUCCESSO

E se tutto fosse già successo? Se la tragedia che vediamo consumarsi avanti ai nostri occhi non fosse altro che l'ennesimo ripetersi di mille tragedie che notte dopo notte insanguinano i vialetti di un quieto parco cittadino, dove le anime di coloro che vi hanno vissuto e sofferto tornano come per una maledizione a rivivere il loro dolore? Nessuno può vederli, tranne una barbona che vive tra quei viali, e dorme su quelle panchine, un personaggio simpatico ma al contempo profondamente malinconico, il quale farà da guida ai visitatori notturni attraverso i giardini deserti, per permettere anche a essi di vedere e seguire tappa dopo tappa la storia ripetersi sempre uguale nella sua universale e illogica violenza.
In scena gli allievi del CAFT (Centro Alta Formazione Teatro), selezionati dal regista e autore Massimiliano Bruno, il quale è anche il direttore artistico del Centro.
La trama dell'opera a tutti conosciuta, viene riletta cercando di armonizzarne stili, linguaggi e codici performativi diversi, per rendere trascinante e godibile “l'itinerare” del pubblico attraverso di essa. L'abbigliamento, gli atteggiamenti, le invettive, i modi di esprimere sentimenti e le ataviche contese familiari, sono decisamente quelli della nostra generazione.
La regia è dinamica e vivace, e cerca di sfruttare al meglio tutti gli spazi che che Villa Lais (nel cuore del quartiere S Giovanni), offre alla performance dei giovani attori. Molto coinvolgente il cruento e famoso combattimento in cui perdono la vita Tebaldo e Mercuzio, che avviene tra le strutture di un'area giochi per bambini, rese abilmente funzionali a tutta la scena. Spicca tra tutti in verve ed energia performativa, il talentuoso Christian Laiontini, che offre un Mercuzio originale e convincente, dalla sferzante parlata spagnoleggiante.
Muovendoci in questa atmosfera onirica, incroceremo anche i fantasmi di “Giuliette alternative”, personaggi che a differenza di quanto avviene nella tragedia Shakespeariana, hanno fatto scelte diverse, e le loro vite sono virate verso un insolito epilogo.
Il cammino del pubblico in fine, tornerà ad allinearsi alla storia, che può considerarsi più ispirata alla famosa tragedia, che una sua rivisitazione. 
Una messa in scena piacevole, il cui risultato rende giustizia a tutti i suoi interpreti, molti dei quali ancora giovani e acerbi, ma di cui non si può non encomiare l'impegno.
Susy Suarez




Il CAFT
Centro Alta Formazione Teatro
presenta

R. & G.
TUTTO QUESTO E' GIA' SUCCESSO
In Villa Lais   piazza Cagliero 20   dal 4 all'11 GIUGNO
Con

Alessia Capua
Dario Carbone
Annarita Colucci
Federico De Luca
Arianna Del Grosso
Luca Forte
Arianna Galletti
Christian Laiontini
Salvatore Lanza
Raffaella Monza
Roberto Oliveri
Fabiana Pagani
Alessandra Persiani
Giuseppe Zep Ragone
Tiziano Scrocca
Carlotta Tommasi
Sabrina Zunnui

ideazione e regia
Simone Leonardi

allestimento
Luciano Parisi

costumi
Caterina Nardi

supervisione artistica
Gianluca Riggi

aiuto regia
Annarita Colucci, Anna Rita Barbarossa







venerdì 9 maggio 2014

QUESTO NON E'UN PAESE - Regia Massimiliano Caprara e Francesco Apolloni








Questo non è un paese”, un testo di Francesco Apolloni, attore, regista e ottimo autore di pièce di successo, per la prima volta in scena al teatro Spazio Uno dall'8 al 18 maggio.
Il titolo si riferisce alla condizione di menzogna e asservimento che il popolo italiano vive sotto il controllo della classe dirigente, una casta che tra politica e istituzioni religiose, tramite un complesso sistema organizzativo di stampo massonico, controlla realmente le nostre sorti e quelle del nostro paese, rendendolo un “non paese”, un impotente prodotto del loro potere.
Almeno questo è ciò di cui è profondamente convinto un giovane scrittore e giornalista coraggioso, (Daniel Bondì) il cui primo romanzo-inchiesta tenta proprio di divulgare tale verità e smascherarne gli implicati. Egli è un giovane di belle speranze che con la propria altrettanto giovane e bella fidanzata (Catrinel Marlon), raggiunge la solitaria villa del famoso scrittore di cui è estimatore (Massimiliano Caprara), per un intervista. Lo scrittore vive solo, paralizzato su una sedia a rotelle, e nella sua fama prova la frustrazione della consapevolezza di non essere mai riuscito a scrivere il capolavoro della vita. Il giovane non sa, che recandosi nella sua isolata e opulenta dimora, sta per fare la fine del topo che si infila nella gabbai del gatto.
Una pièce in cui la tensione sale con equilibrio fino a raggiungere le tinte fosche del noir, tra immoralità, seduzione e morte, bugie e ambiguità, non si può che restare avvinti sino alla fine dal torbido intrigo che si consuma sul palcoscenico. Gli interpreti adottano una recitazione asciutta, dal taglio cinematografico, che esprime con incisività la determinata ingenuità del giovane giornalista, l'enigmatica sensualità della sua ragazza, il sarcastico cinismo e il sottile sadismo del ricco e famoso scrittore, tutto dosato con misura, mentre lo schermo sullo sfondo evoca immagini di ricordi, sensazioni, fantasie.
Lo spettacolo è un richiamo alla realtà di un sistema corrotto in cui l'egoismo impera sulla ragione, al di là se si sia vicini o no alle varie teorie cospirazionistiche.
L'ennesima piccola perla di un autore che ha sempre tanto da dire ed emozioni da trasmettere.
Susy Suarez 

QUESTO NON E'UN PAESE

Con
DANIEL BONDÌ
MASSIMILIANO CAPRARA
CATRINEL MARLON

Regia di
MASSIMILIANO CAPRARA E FRANCESCO APOLLONI

giovedì 8 maggio 2014

LOVE - L'amore ai tempi della ragione permanente - Regia Leonardo Ferrari Carissimi

Tutto avviene il tempo di una cena, la sua preparazione, l'ingresso dei due commensali, un uomo ( Marco Cocci) ed una donna (Anna Favella) che boccheggiano in un matrimonio naufragato nell'indolenza di una vita opulenta e senza più slanci emotivi, ma solo ragione, doveri sociali, pallidi rituali quotidiani di cui è officiante la fedele servitù : Fortunato, il cuoco (Gabriele Paolocà) ed Angela, la cameriera (Chiara Mancuso), i quali dopo essere stati al servizio dei due padroni sin da giovane età, sono finiti con l'avere una relazione. Angela aspetta un bambino da Fortunato, e forse è proprio questa la scintilla che ha smosso in lei la suprema coscienza, il disgusto per la loro condizione di sottomessi a due esseri che rappresentano tutto ciò che è la negazione della sacralità dell'esistenza, col loro meschino scialbore .
Angela non può più sopportarlo, vuole spezzare le catene, affinché non debba toccare anche suo figlio, affinché possa stare lontano da un'esistenza così asservita e dallo squallore dorato che la circonda.
Durante la cena, i due coniugi si vomitano addosso tutto il loro livore come se inconsciamente fossero a conoscenza dell'epilogo che li attende.
Pause dense, naturali, che pesano di acredine ed amarezza, ma al naturalismo dei tempi scenici, si contrappone la ricerca di una freddezza estrema, artefatta, nelle atmosfere, nella gestualità, nelle pose, ed in molte battute che i due commensali si lanciano da un capo all'altro del tavolo come palle di neve. Gli interpreti però, riescono a risultare tutti credibili nella loro austerità, che forse sarebbe potuta essere meno calcata soprattutto nel personaggio di Angela, la cui implacabile determinazione, viene eccessivamente sottolineata con l'immobilità degli sguardi, la rigidità del volto e dei movimenti, che in alcuni momenti risulta troppo stucchevole ed artificiosa e sminuisce la forza del personaggio, che infine e il più lucido di tutti nella sua follia.
Il testo è elegante ed arguto e le musiche di The Niro avvolgono tutto con equilibrio ed intensità. La pièce è un dichiarato tributo ad Ingmar Bergman ed al suo “Scene da un matrimonio” del quale riecheggia l'occhio disincantato e pessimistico con il quale è dipinta l'istituzione matrimoniale.
Un' “ultima cena” in cui assistiamo alla ferocia della ragione imperante, che nulla a che fare con i moti del cuore.
Parafrasando Pascal: “ Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”
Susy Suarez 


LOVE 
L' amore ai tempi della ragione permanente - Omaggio a Ingmar Bergman
Teatro dell'Orologio
Sala Orfeo

DAL:07-05-2014 - AL:15-05-2014

DI:Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio Morgan
REGIA:Leonardo Ferrari Carissimi
con Marco Cocci e Anna Favella
Gabriele Paolocà e Chiara Mancuso  


Dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.30

martedì 29 aprile 2014

IL RATTO D'EUROPA - Regia Claudio Longhi






"Il Ratto d'Europa" è un titolo che richiama al mito classico del rapimento della dea Europa da parte di Giove e che gioca sul doppio senso di "ratto" inteso come rapimento e "ratto" inteso come roditore, (il quale è il simbolo e la mascotte della pièce), in cui  si cerca proprio di recuperala questa Europa, recuperarne la coscienza, conoscere, capire e riflettere su ciò che è stata la genesi del nostro continente, riuscendo ad essere anche una satira  intelligente sulle sue grandi contraddizioni,  i problemi sociali, politici ed economici attraverso la storia. 
Nato da un progetto di Claudio Longhi partito dalla città di Modena,  ha visto coinvolti attivamente nella stesura del testo teatrale, tutta la cittadinanza, persone comuni che con le loro testimonianze hanno contribuito al processo creativo della messa in scena. 
Gli attori non si risparmiano, ballano, cantano, corrono, saltano dal palco, alla platea, ai palchetti, coinvolgono il pubblico con un 'energia straordinaria.    
Tre ore ed un quarto di storie, sfide, musica e sudore, con l'intervento di un'orchestra di allievi del Conservatorio di S. Cecilia, un coro polifonico, finanche ad un intera squadra di rugby.  
Mentre ci si gode lo spettacolo, si evince il gran lavoro di ricerca sia attoriale che registica che deve esserci  stato dietro,  ed il modo in cui debba essere "maturato" pian piano insieme ai suoi interpreti, il pubblico, e tutti coloro che vi sono  stati coinvolti. 
Vi è un eccezionale affiatamento in questa grande maratona teatrale, in cui i nove protagonisti, (persone comuni, ognuno dei quali  caratterizzato in maniera squisita e simpatica dal proprio interprete)  sono chiamati a farsi eroi ed a concorrere al "Ratto d'Europa", una specie di "Giochi Senza Frontiere", in cui attraverso numerose sfide, dovranno cercare di costruire e salvare quell'Europa, che scompare non soltanto nel mito, ma soprattutto nella coscienza collettiva, diventando un concetto astratto, di cui non abbiamo percezione reale pur essendone parte. 
In un'alternanza di momenti intensi e goliardici,  c'è soprattutto l'intenzione di avviare una riflessione quanto mai attuale in questo periodo in cui, sprofondati dalla crisi, si sente parlare in continuo di "europeisti" ed "antieuropeisti". 
Assistere a questo spettacolo e un'occasione per cercare di capire meglio cos'è davvero l 'Europa,  cosa è stata e cosa potrebbe  essere. Un esempio originale, ammirevole e vincente di teatro di divulgazione, con un finale che resta aperto da un punto interrogativo. La speranza che la coscienza civile guadagni terreno e che tutti  cittadini d'Europa prendano parola . 
Susy Suarez 

IL RATTO D'EUROPA
ideazione e regia Claudio Longhi
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti
,Michele Dell'Utri, Simone Francia, 
Olimpia Greco, Lino Guanciale, 
Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo
spazio scenico Marco Rossi
 costumi Gianluca Sbicca
 luci Tommaso Checcucci
 immagini video Gianluca Latino
 coordinatore Giacomo Pedini
con la partecipazione di 

GlobalCrisis Rugby Club
 Associazione Corale “Le Querce del Tasso”

Associazione D’Altrocanto…nonostante tutto 

Corale Polifonica Cantate Domino 

Corale Polifonica “Città di Anzio”
 
Coro Franco Maria Saraceni degli Universitari di Roma

Coro Polifonico della Basilica di Sant’Agnese fuori le mura
orari spettacolo
ore 21.00giovedì e domenica ore 17.00sabato ore 19.00
 1 maggio riposolunedì riposo









giovedì 27 marzo 2014

OSCURA IMMENSITA' - Regia Alessandro Gassman


La messinscena è tratta dal romanzo di Massimo Carlotto: “L’Oscura immensità della morte”, nel quale lo scrittore noir racconta una vicenda di cronaca nera che scopre zone nascoste della quotidianità e della coscienza.
Ciò che più colpisce della storia infatti, non è tanto la trama in sé, ma quell'intricato fascio di sentimenti, segno di lutti mai elaborati, sensi di colpa, odio e dolore, che si dipana sulla scena.
Silvano è un uomo a cui hanno ucciso moglie e figlio di otto anni, e l' 'Oscura immensità' non è altro che l'attimo prima della morte, quel buio che ha avvolto Clara (la moglie) e che ha lasciato il tormento nel cuore  dell'uomo, sprofondandolo nell'oscurità in vita.
«È tutto buio, Silvano», dice la moglie mentre muore, «Non vedo nulla, ho paura, ho paura, aiutami è buio», frase che diventa fil rouge della vicenda scandendo i diversi stati d'animo di Silvano.
Contin, l'autore del delitto, è da 15 anni in carcere, colto da un male incurabile, chiede clemenza per poter trascorrere i suoi ultimi anni di vita da uomo libero.
Vittima e carnefice, accomunati da un destino di solitudine e disperazione che, nel corso della storia, stravolgerà i ruoli.
In scena due punti di vista, due interpretazioni di una medesima vicenda narrata con parole intimamente pronunciate dai protagonisti in un'alternanza ben congegnata di monologhi. La regia di Alessandro Gassmann è accorta, asciutta ed efficace.
Interessante l'idea di porre tutta la scena dietro un sottile schermo trasparente sul quale vengono proiettate videografie che colorano i toni grigi dello spettacolo e mostrano immagini sospese, dettagli che rendono luoghi, atmosfere e ricordi.
L'ambiente è rarefatto e oscuro, i tagli di luce affilati. Gasmann ha conferito alla pièce un taglio molto cinematografico, che poteva essere valorizzata molto di più dalle interpretazioni dei due attori.
Scarpati, noto al grande pubblico soprattutto per i suoi ruoli in fiction tv, in cui siamo per lo più abituati a vederlo nei panni del padre di famiglia, eroe positivo e rassicurante, si sfida in questo incontro con il lato oscuro della mente, ma risulta sottotono, poco incisivo.
Claudio Casadio, invece, veste i panni dell’ergastolano Raffaello Beggiato, e ci offre un'interpretazione dura, aspra, sanguigna, ma a tratti un po' troppo caricata.
Il parallelismo incalzante tra i due man mano li avvicina in un medesimo limbo di angoscia e la contrapposizione morale vittima-carnefice si consuma.
E' questa la storia di una metamorfosi, dove non può esserci luce, ma solo oscura immensità.
Susy suarez
 

OSCURA IMMENSITA'
 al Teatro Eliseo dal 18 al 30 marzo 2014 

tratto dal romanzo
L’oscura immensità della morte
di Massimo Carlotto
regia Alessandro Gassman
scene Gianluca Amodio
costumi Lauretta Salvagnin
luci Pasquale Mari
videografie e suoni Marco Schiavoni

produzione Teatro Stabile del Veneto

ALTRE DATE: Torino- teatro Gobetti dal 1 al 6 aprile 
GENOVA- teatro Della Corte dal 8 al 13 aprile 

mercoledì 26 febbraio 2014

LA TEMPESTA - Regia di Valerio Binasco



La forza simbolica e misteriosa di questo capolavoro shakespeariano ha ispirato numerosi registi. E' impossibile non avere la tentazione di scavare nelle mille motivazioni e metafore della vicenda di Prospero, duca di Milano, catapultato su di un'isola deserta assieme alla figlia Miranda, quando questa aveva solo tre anni, a seguito dell'esilio ordito dal fratello Antonio con l'ausilio del Re di Napoli. Un'isola sulla quale, dodici anni dopo, appare all'orizzonte la nave dei suoi atavici nemici, che farà naufragare per adempiere la tanto agognata vendetta. 
L'allestimento di Binasco punta sull'essenzialità. Quinte rossicce che richiamano i colori della sabbia e della desertica desolazione di una isola. Stimabile la decisone di affidare tutta la scena al talento evocativo degli attori, alle musiche inedite di Arturo Annecchino, che ben convogliano e valorizzano l'impatto emozionale delle scene, insieme a soluzioni acustiche interessanti. 
Con Shakespeare a volte è davvero difficile non rendere i momenti descrittivi troppo lenti e prolissi, ma Binasco riesce ad equilibrarli bene con quelli in cui l'azione si fa più intensa, mantenendo sempre un buon ritmo. 
Da apprezzare anche il fatto che non si sia lasciato tentare dall'intraprendere una delle troppo spesso incoerenti derive rivisitazionistiche, che il più delle volte rincorrono inutili sensazionalismi nella spasmodico desiderio di risultare originali e “svecchiare” questi imperituri classici. William sarà anche stanco di rigirarsi nella tomba. 
Di certo c'è molta aspettativa intorno alla regia di Binasco, il quale ci offre un ottimo Prospero, convincente e pieno d' anima. Riesce a guidarci con intensità attraverso la sua vendetta, la passione e la redenzione. Ma la pièce non è priva di falle, come soluzioni attoriali un po' abusate e scontate, soprattutto l'eccessivo uso del dialetto, che almeno per alcuni personaggi appare davvero superfluo. 
L'unica protagonista femminile, Miranda (Deniz Ozdogan), dopo un inizio convincente, perde totalmente di vigore e si adagia su una piattezza che l'accompagnerà fino alla fine. Ammirevole il lavoro sul corpo e sulla voce di Gianmaria Martini, nei panni di Calibano il quale sembra uscito da un girone infernale. Lo schiavo deforme e maltrattato da Prospero, in questa versione ricorda un po' un invertebrato, un Gollum shakespeariano che ha un forte impatto. 
Azzeccata l'idea di mettere nei panni dello spirito Ariel, un anziano signore dalla camminata incerta e gli occhi malinconici, che suscita tenerezza e simpatia. Questo personaggio (interpretato da Fabrizio Contri) racconta di una libertà riconquistata, e dopo aver suscitato musiche e incanti, evocato apparenze mostruose e terrori, guida gli uomini, prima resi folli poi fatti rinsavire, al compimento di un disegno benigno. 
La Popular Shakespeare Kompany offre un'allestimento di ottimo livello di un' opera non affatto semplice da metter in scena. Nelle arti magiche di Prospero, si potrebbe riconosce anche un riferimento al potere illusionistico del teatro stesso: il drammaturgo, proprio come il mago, è colui che sa evocare una realtà fittizia, una vita di fantasia che sulle scene, sembra vivere di vita propria, e rispetto alla quale la vita reale appare non solo come la matrice originaria, ma a sua volta come una occasione per riflettere sulla labilità di tutte le cose.
Susy Suarez


TEATRO VASCELLO (Roma) 
25 febbraio - 16 marzo 2014
 - Popular Shakespeare Kompany

LA TEMPESTA
di William Shakespeare
Regia di VALERIO BINASCO
S
pettacolo della Popular Shakespeare Kompany
con (in o.a.): Alberto Astorri, Valerio Binasco,Fabrizio Contri, Andrea Di Casa, Simone Luglio, Gianmaria Martini, Deniz Ozdogan, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati
Musiche originali: Arturo Annecchino

Scene: Carlo de Marino
Costumi: Sandra Cardini

martedì 25 febbraio 2014

IL CALAPRANZI- Regia di Giorgio Caputo

Il Calapranzi (The Dumb Waiter), è il terzo testo scritto da Harold Pinter nel 1957, all'inizio del suo lavoro di drammaturgo e decisamente quello più «beckettiano».
Questo atto unico vede rinchiusi in uno scantinato due killer, Ben (Francesco Montanari) e Gus (Riccardo De Filippis), in attesa di indicazioni per il loro prossimo incarico. In uno spazio angusto e squallido, i due si scambiano frasi di convenienza, sguardi, considerazioni. Uno squarcio di tempo che potrebbe essere considerato banale, se non fosse per il fatto che i due stanno aspettando di uccidere qualcuno. Un dramma sull’attesa, sull'inquietudine, sul progressivo incremento della tensione. Pinter gioca con dialoghi vuoti, illogici, irrazionali, tutto sul filo dell’assurdo senza mai essere veramente surreale. Ed è proprio intorno al marchingegno di un calapranzi, che inizia a ruotare tutta l'azione. Delle comande iniziano a scendere giù nel loro nascondiglio, ma non sanno chi è che le invii. Ciò innesca l’esplosione dei dialoghi e l’emergere delle due personalità. I due killer esprimono una verità che coglie e rappresenta la meccanicità dei comportamenti e dei dialoghi quotidiani ed al tempo stesso i violenti ed intangibili terrori dell’inconscio.
Sono i due attori a disegnarci le personalità dei personaggi, i quali sembrano perfettamente in parte anche grazie alle loro fisicità: il muscoloso Francesco Montanari, (rigido, autoritario e distaccato), ed il più magro e dinoccolato Riccardo De Filippis (nervoso, emotivo, dal bisogno di parlare e di farsi domande). Anche se i personaggi di Pinter hanno bisogno di un vero e proprio lavoro di cesello per prendere corpo e spessore reale, lavoro che in questo caso sarebbe potuto esser più approfondito, considerando anche il talento dei due interpreti.
La pièce manca un po' di intensità, di quella tensione claustrofobica, quel senso di incombenza che avrebbe potuto essere reso più palpabile. Tutta la situazione è una metafora acuta e nervosa, il materializzarsi di quel senso opprimente di minaccia esistenziale che grava sulla vita di ogni essere umano e che si unisce alla violenza perpetuata da una società che impone le sue regole dall'alto lasciando solo lo spazio per accettarle.
Susy Suarez


TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO
sabato 1 marzo 2014 ore 21.00domenica 2 marzo 2014 ore 18.00
di | Harold Pinter
traduzione di | Alessandra Serra
con | Francesco Montanari e Riccardo de Filippis
regia di | Giorgio Caputo
disegno luci | Giorgio Caputo, Stefano Lattavo
venerdi 28 febbraio ore 18,30 Simone Nebbia incontra Francesco Montanari presso la Biblioteca Quarticciolo