La
prima di questa opera nel 1928 fu il più grande successo teatrale
degli anni venti. In oltre ottant’anni di vita l'Opera da Tre Soldi
ha conosciuto migliaia di allestimenti e di rivisitazioni, e ha
girato il mondo tradotta in tutte le lingue possibili. Conoscendo
bene l'Opera, il numero e la complessità dei suoi personaggi, quando
ho saputo che sarebbe stata messa in scena e per giunta in uno spazio
che sapevo essere molto ridotto, non nascondo di avervi approcciato
con animo un po' prevenuto aspettandomi una messa in scena piuttosto
approssimativa, ma sono bastati pochi minuti perché le mie più
pessimistiche aspettative si dissolvessero. Ciò
a cui ho assistito è il lavoro di un regista che ama e rispetta la
materia trattata e come un sapiente artigiano la maneggia con cura e attenzione sfruttando con sorprendente ingegno lo spazio e i mezzi a
disposizione. Il pubblico è parte della mise en scène e sin da
subito la quarta parete viene sgretolata. Esso è chiamato a interpretare il ruolo della cricca di mendicanti, di straccioni che
verranno accompagnati a seguire le vicende dei personaggi, itinerando
da una stanza all'altra dello spazio. Ritroviamo
in questo allestimento tutto l'amore di Brecht per il gioco scenico,
per il travestimento e lo stravolgimento di situazioni e di
personaggi e tutto concorre a coinvolgere pienamente, in primis la
musica della fisarmonica di Carmine
Ioanna,
che
fa da contrappunto a tutta l'Opera e che accompagna il canto dei
personaggi che interpretano le intramontabili canzoni dai motivetti
orecchiabili, alcune delle quali pietre miliari, come
“Barbara
Song”
o
“Jenny dei Pirati”. I
suoi personaggi dietro la loro bonaria simpatia, sono inquietanti per
la loro scaltrita arte di dissimulazione, cinici, egoisti e dediti
solo a se stessi, emblema della corruttibilità dell'animo umano che
Brecht ben rappresenta in una delle mie battute preferite dell'Opera
che Peachum dice a Brown: “ I nostri giudici sono assolutamente
incorruttibili! Nessuna somma è capace di corromperli al punto di
farli giudicare secondo diritto!” La
parodia della malavita non è che lo specchio di tutte le dinamiche
disoneste che nel mondo cosiddetto rispettabile (capitalistico e
borghese) vengono ipocritamente velate da ragioni di comodo o da
presunti nobili intenti. Il
merito di Caprara è anche di aver messo insieme un cast di giovani
attori tutti perfettamente in parte e in grado di cantare e
padroneggiare la scena con sicurezza interagendo col pubblico. A
partire da quel vulcano di energia di Veronica Milaneschi che
interpreta la perennemente ubriaca moglie di Peachum
e madre di Pollly, a cui ha dato una divertente connotazione
clownesca, Max Caprara è il sornione vecchio Peachum, il classico
capitalista sfruttatore di tutti e di tutto, sempre con la Bibbia in
mano e la testa persa dietro il denaro, il quale vorrebbe sfruttare
anche sua figlia, motivo per cui è furioso all'idea che Mackie possa
sottrargliela. Gabriele
Sisci
è lo scagnozzo di Peachum e ci farà da Caronte, il manigoldo che
guiderà la massa di noi cialtroni a seguire l'azione. Un
assolutamente azzeccato per l'espressività e l'attitudine fisica
Michele Brotugno nei panni di Mackie Messer, il classico capitano
d'industria, circondato da accoliti devoti e asserviti dal timore e
dal denaro, il quale non trascura di tenersi buona la polizia per
coprire le proprie malefatte. Poi
ci sono le tre voluttuose e combattive donne dell'opera: Polly è la
ragazza ricca che col pretesto di cercare l'amore, cerca invece
l'uomo forte e ben sistemato, che possa assicurarle una vita migliore
della precedente, e Mariangela
Imbrenda ne
è un'ottima interprete caratterizzandola con la
vocina un po' svampita e logorroica ma
col piglio di colei
che è in realtà molto più scaltra di ciò che vuol far sembrare,
la convincente Francesca Romana Scartozzi è la prostituta Jenny delle
Spelonche, Claudia D'Amico è la suadente Lucy, figlia del capitano
Brown. Tutti
gli interpreti son stati capaci di conservare e trasmettere
l'immagine tragicomica dei personaggi di Brecht. Come non sorridere
di fronte all'ignoranza e alla ridicola inettitudine del poliziotto
Brown, magistralmente interpretato da Michele Bevilacqua, emblema
delle istituzioni corrotte.
Brecht
attacca con parole feroci una società ipocrita, sempre uguale che si
sia nella Berlino degli anni Trenta o nell'Italia del duemila, là
dove dominano gli interessi delle banche, lo strapotere delle borse,
le connivenze mafiose, la corruzione dei politici e delle
istituzioni. Il
messaggio politico e morale che Brecht e Weill avevano inteso
comunicare è qualcosa di forte e imperituro, per cui bisogna solo
ringraziare coloro i quali hanno ancora il coraggio di metterla in
scena. Un' Opera da Tre Soldi allestita in questo caso davvero con
tre soldi, ma con abbondanza di passione e competenza.
Susy
Suarez
“L’opera
da tre soldi”
di
Brecht con la regia di Massimiliano Caprara.
Con
Michele Ardore
Botrugno, Veronica
Milaneschi, Michele
Bevilacqua, Francesca
Romana Scartozzi, Terra
Degli Uomini Liberi, Gabriele Sisci, Claudia
D’Amico e lo stesso Max
Caprara. Canteranno tutti dal vivo accompagnati dal grande M.
Carmine Ioanna.
Scene
Chiara Paramatti, M. danza Alessandra De Marco, M. canto Claudia
Costantini.
Sidecar
Piazzale degli Eroi 9
da giov a sab, ore 21.15 – dom 18.30
da giov a sab, ore 21.15 – dom 18.30
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