“Maternity
Blues” prima di essere il titolo di questa coraggiosa pièce, è il
nome quasi musicale di una patologia, che in realtà,nei giorni
immediatamente successivi al parto, colpisce il 70 per cento delle
donne, e può trasformarsi in vera e propria depressione. La
gravidanza e la maternità non sempre
sono uno dei momenti più felici nella vita di una donna, e molte si
trovano a dover convivere e lottare con l’ombra di questo
squilibrio che in casi estremi può persino sfociare
nell'infanticidio.
Nella
stanza caotica e dimessa che le quattro protagoniste condividono
presso una struttura psichiatrica giudiziaria, si consumano le loro
giornate di detenute.
Eloisa
(Elena Arvigo), nervosa, attaccabrighe, dal passato di alcool e
droga e amori violenti ed effimeri, Marga
(Elodie Treccani), l'ultima arrivata nell'istituto, la giovane Rina (
Xhilda
Lapardhaja) che
ancora ha voglia di sognare un nuovo amore e Vincenza (Amanda
Sandrelli) che
non ce l’ha fatta a sopportare il peso di quattro figli con un
marito assente ed affida
il suo dolore alla preghiera. Nella
loro convivenza forzata, tanti piccoli drammi, alleanze, inimicizie,
confessioni e soprattutto un dolore con cui devono fare i conti ogni
giorno. Tutto
per loro si trascina nervosamente in una vita vuota e fredda, fatta
di rancori, ricordi, rimpianti e di incapacità di dare un senso alla
quotidianità, che si incanala in una serie di ritualità che
riempiono il tempo senza farlo vivere. La regia di Elena Arvigo
riesce con efficacia a ricreare il sapore di realistico della loro
intima quotidianità, come se stessimo spiando dal buco della
serratura della cella, fatta di quattro brandine ed un tavolo.
Intuizioni registiche che
riescono in maniera convincente a sottolineare il vuoto e il
disorientamento che provano le protagoniste, ma anche il senso di
claustrofobia e di vertigine che le attanaglia. Le attrici sono
state dirette con
sensibilità ed attenzione. Sono le pause ed i silenzi a riempire la
scena più delle parole, ed esprimono la
forza tragica delle loro differenti interiorità, affrontando un'
indagine senza assoluzione né condanna.
Il
cosiddetto "istinto materno", che secondo l'opinione comune
è impensabile possa vacillare, tanto meno cedere a un simile
abominio, è in un certo senso demistificato e considerato, come
altri istinti umani, ugualmente vulnerabile.
Sorprende
invece come queste donne scelgano di vivere, giorno dopo giorno,
abituandosi a una dannazione, da cui non potranno mai liberarsi del
tutto. E' sorprendente, come recitano le parole di una delle donne:
"Quanto può essere ostinato e resistente il cuore di una
donna."
Susy
Suarez
Dal
18 febbraio al 2 marzo
MATERNITY BLUES
di Grazia Verasani
Regia
Elena Arvigo
con
Elodie
Treccani - Marga
Amanda
Sandrelli - Vincenza
Xhilda
Lapardhaja
- Rina
Elena
Arvigo - Eloisa
Teatro
Belli
Piazza
di Sant'Apollonia, 11, 00153 Roma
06
589 4875
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