In
scena dal 9 al 27 maggio al teatro Piccolo Eliseo, torna in scena
“Prima di andar via”, opera scritta da Filippo Gili per
la regia di Francesco Frangipane, uno dei testi che insieme a
“L'ora accanto” e “Dall'alto di una fredda torre”,
compongono una fortunata e intensa trilogia drammaturgica che indaga
in modi diversi temi legati al rapporto tra amore e morte, dinamiche
familiari distorte, il libero arbitrio, la struttura della tragedia
classica che incontra il contemporaneo.
Una
madre, un padre, due sorelle e un fratello riuniti intorno a un
tavolo, una cena come tante, una famiglia ordinaria che chiacchiera
di cose ordinarie, gli esami universitari, i nipotini, le vacanze.
Scherzano, ridono, battibeccano, le voci si accavallano affrescandoci
uno spaccato di quotidianità. Solo il figlio più grande Francesco,
resta a lungo silente, ma quando aprirà bocca, lancerà una bomba
che scuoterà le fondamenta di tutta la famiglia. “Io domani non
sarà più vivo” il suo agghiacciante annuncio.
Ha
un fascino sinistro il modo in cui intorno all'intimità domestica
della tavola da pranzo, pian piano assistiamo al cedimento psichico
di tutti i personaggi e osserviamo affiorare conflitti, rimpianti,
pudori, ostinazioni.
La
pièce ci lascia spiare il quotidiano, con i suoi tempi, le pause, i
lunghi respiri, i silenzi densi che non tolgono ritmo, anzi,
accelerano i battiti, e raffinano l'ascolto. Francesco si sente un
morto che cammina, svuotato dalla recente perdita della moglie,
annuncia la sua decisone, ponderata, razionale, incontrastabile,
presentando la morte come qualcosa di salvifico, unico
strumento di libertà.
Ma
più che il dramma dell'uomo, assistiamo al dramma della famiglia.
Dove
finisce l'amore e dove inizia l'egoismo,l'attaccamento, la morbosità,
la paura dell'instabilità, il castello di certezze e abitudini che
la presenza di un congiunto costruisce nella nostra vita?
La
scenografia è essenziale, fredda, severa, un tavolo, delle sedie,
alcuni suppellettili che ai lati della scena suggeriscono la presenza
degli altri ambienti domestici separati da mura invisibili. I
personaggi non escono mai di scena, restano immobili ai lati del
palco come statue di cera, annichiliti, per poi tornare a combattere
come alternandosi al centro di un ring immaginario che non vedrà né
vincitori né vinti.
Ciò
che emerge è un generale senso di impotenza, il cui apogeo si
manifesta in un abbraccio collettivo, un intreccio di disperazione,
il vano tentativo di aggrapparsi alla vita di Francesco, alla loro
vita, non farlo andare via, tenerlo a sé a tutti i costi. Sono
tante le domande che la pièce solleva nelle coscienze degli
spettatori.
Chi
è il vero egoista? L'uomo che sceglie di utilizzare il suo libero
arbitrio e decidere per la sua vita, a dispetto del dolore che sa di
causare ai suoi congiunti, o quello dei suoi cari che vorrebbero
ignorare quell'urlo d'angoscia e tenerlo accanto a loro anche così,
uno zombie assuefatto al dolore? È normale che un uomo resti
prostrato a tal punto per la perdita di una persona cara o ciò è
sintomo di debolezza d'animo, scarsa presenza a se stesso? Magnifico
Giorgio Colangeli nel ruolo di un padre ora burbero, ora
tenero, che tenta di far valere la sua autorità nell'affanno di un
cuore spezzato. Michela Martini è una madre piccola e
fragile, Barbara Ronchi è la sorella più ostinata e
combattiva, Aurora Perez è la più giovane, colei che sembra
detenere un'ingenua saggezza, l'unica che in qualche modo riesce a
empatizzare col dolere del fratello e rassegnarsi ad esso. Con il suo
grido “E' finita!” tenta di placare la pertinacia e l'accanimento
del resto della famiglia.
Non
sembra facile trovare una verità nel dipingere una simile tragedia
che può apparire inverosimile su molti punti di vista, ma Frangipane
vi riesce, grazie alla recitazione asciutta di ottimi interpreti, una
regia al servizio di un testo che se pur spietato, è priva di
eccessive e inutili enfasi e lascia la platea sospesa tra lunghi
silenzi e attese vibranti di parole.
Susy
Suarez
Prima
di andar via
di
Filippo Gili
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini,
Aurora Peres, Barbara Ronchi
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini,
Aurora Peres, Barbara Ronchi
scenografia
Francesco Ghisu
costumi Cristian Spadoni
luci Beppe Filipponio
musiche originali Roberto Angelini
regia Francesco Frangipane
Produzione ARGOT PRODUZIONI
Durata spettacolo: 75 minuti – atto unico
costumi Cristian Spadoni
luci Beppe Filipponio
musiche originali Roberto Angelini
regia Francesco Frangipane
Produzione ARGOT PRODUZIONI
Durata spettacolo: 75 minuti – atto unico
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