In
scena al Teatro Quirino fino al 9 dicembre tornano “Le
sorelle Materassi”, l'adattamento teatrale del celeberrimo
romanzo di Aldo Palazzeschi diretto da Geppy Gleijeses.
Questo classico della letteratura italiana, composto nel 1938 dal
novelista toscano, è stato già oggetto di celebri adattamenti, come
il film del 1943 di
Ferdinando Maria Poggioli o la miniserie televisiva Rai
per la regia di Mario Ferrero nel 1972. Non è semplice portare sulla
scena uno dei romanzi più belli della letteratura italiana, di un
autore dallo straordinario stile narrativo, ma questa trasposizione
teatrale riesce pienamente a rendere giustizia all'opera grazie anche
all' ottima rielaborazione del testo di Ugo Chiti.
I
ritmi sono dosati con oculatezza. Un inizio dai tempi più placidi e
dilatati, che aiuta a introdurre il contesto, si apre col
divertente sogno di Carolina: un improbabile incontro col papa
costruito con un efficace gioco di ombre, in cui la donna racconta
spudoratamente al pontefice tutta
la loro vita.
Con
l'entrata in scena del tanto decantato nipote, il ritmo
sale coinvolgendo sempre più lo spettatore nella grigia esistenza
delle due zitelle, Carolina (Milena
Vukotic) e Teresa
(Lucia Poli),
dedite al lavoro di ricamatrici per il quale sono rinomate
nell'ambiente alto borghese.
Comprendiamo
che le due anziane donne hanno trascorso una vita di sacrifici e
austerità, motivo per cui quando piomba nelle loro vite il nipote
Remo,
rimasto orfano di madre (la defunta quarta sorella Materassi),
vengono travolte da un vortice di quella gioventù e spensieratezza a
loro preclusa e iniziano a viverla per la prima volta attraverso lui.
Ammaliate anche dalla straordinaria avvenenza del giovane si ammalano
di un amore cieco che risveglia in loro un misto di sopiti istinti
materni e sensuali. Le sorelle finiscono con l'esserne totalmente
soggiogate. Remo al suo arrivo è praticamente semi-analfabeta ma le
zie riescono a fargli prendere in pochi mesi la licenza elementare.
In seguito però il ragazzo si rifiuta di continuare gli studi.
Remo
inizia a vivere come un dandy
di provincia,
fannullone e pretenzioso; tutto gli viene concesso e perdonato, anche
le continue scorrerie che con gli amici perpetra in casa, dando fondo
alle riserve di vino e cibo delle donne, le quali paradossalmente si
divertono a osservare il gruppo di giovani gozzovigliare allegramente
a loro spese. Il tutto anche con la complicità della fedele serva
Niobe
(Sandra
Garuglieri),
anch'essa stregata dalla leggera alterigia del giovane. La domestica
tuttofare, sorniona
e semplice d'animo, con impeto di popolana, irrompe sulla scena
donando il suo tocco brillante.
L'unica
a essere immune al suo fascino è Giselda
(Marilù
Prati)
terza
sorella riaccolta in casa dopo un fallito matrimonio con un giovane
nobile dissoluto. I rapporti con la sorella non sono idilliaci:
Teresa e Carolina non hanno mai compreso e accettato la decisione di
Giselda di sacrificare il dovere alla passione. Giselda, ormai
disincantata, odia tutto il genere maschile trattandolo con freddezza
e indifferenza.
Perfette
nei rispettivi ruoli Lucia
Poli
e Milena
Vukotic,
sia per la loro fisicità esile e spigolosa, sia per la maestria con
la quale sono riuscite a catturare l'anima dei personaggi di
Palazzeschi. Carolina appare più tenera e remissiva mentre Teresa a
tratti si mostra meno arrendevole, ma entrambe in realtà sono
accomunate dalla medesima profonda fragilità. Un duo eccezionale che
dosa con mestiere e talento comicità e malinconia. Il vanesio e
superbo Remo è interpretato da Gabriele
Anagni, il quale comunica con incisività la mancanza di qualsiasi scrupolo morale del personaggio. La scenografia di Roberto Crea è semplice ed evocativa. Tutta l'azione si svolge in un' unica sala della casa, al centro della quale incombe il “carceriere delle due sorelle”: il tavolo da lavoro. Sul fondo un grande arco che da' all'esterno dietro il quale si profila l'ombra di un imponente albero che lascia immaginare la presenza di un giardino. I costumi hanno quel gusto nostalgico di un tempo, da quelli più rigorosi della quotidianità indossati dalle sorelle ai ridicoli “vestiti della festa”, strabordanti di trini e merletti, sfoggiati nelle due uniche occasioni in cui si allontanano dalla casa. Le musiche di Mario Incudine contrappuntano i momenti più toccanti. Struggente la scena in cui, sedute in proscenio, le donne si spogliano lentamente dalle estrose vesti pulendosi via il trucco, piegate e sconfitte e nel silenzio ci trasmettono tutto il dolore e la rassegnazione. Sembrano quasi essersi rese finalmente conto del gioco sadico nel quale sono cascate, ma nelle scene successive capiamo che nonostante tutto, non potranno mai uscirne. Ormai prosciugate nell'animo e nel portafogli, l'amore per Remo è per assurdo tutto ciò che rimane loro. Le sorelle Materassi è uno spettacolo elegante. Armonioso incontro tra teatro e letteratura dalla regia snella e organica che verrà apprezzato sia da chi conosce già il romanzo da cui è tratto, sia da coloro i quali approcciano per la prima volta alla storia di Palazzeschi. Un dramma familiare le cui tinte ironiche ne svelano tutta l’intrinseca insensatezza.
Anagni, il quale comunica con incisività la mancanza di qualsiasi scrupolo morale del personaggio. La scenografia di Roberto Crea è semplice ed evocativa. Tutta l'azione si svolge in un' unica sala della casa, al centro della quale incombe il “carceriere delle due sorelle”: il tavolo da lavoro. Sul fondo un grande arco che da' all'esterno dietro il quale si profila l'ombra di un imponente albero che lascia immaginare la presenza di un giardino. I costumi hanno quel gusto nostalgico di un tempo, da quelli più rigorosi della quotidianità indossati dalle sorelle ai ridicoli “vestiti della festa”, strabordanti di trini e merletti, sfoggiati nelle due uniche occasioni in cui si allontanano dalla casa. Le musiche di Mario Incudine contrappuntano i momenti più toccanti. Struggente la scena in cui, sedute in proscenio, le donne si spogliano lentamente dalle estrose vesti pulendosi via il trucco, piegate e sconfitte e nel silenzio ci trasmettono tutto il dolore e la rassegnazione. Sembrano quasi essersi rese finalmente conto del gioco sadico nel quale sono cascate, ma nelle scene successive capiamo che nonostante tutto, non potranno mai uscirne. Ormai prosciugate nell'animo e nel portafogli, l'amore per Remo è per assurdo tutto ciò che rimane loro. Le sorelle Materassi è uno spettacolo elegante. Armonioso incontro tra teatro e letteratura dalla regia snella e organica che verrà apprezzato sia da chi conosce già il romanzo da cui è tratto, sia da coloro i quali approcciano per la prima volta alla storia di Palazzeschi. Un dramma familiare le cui tinte ironiche ne svelano tutta l’intrinseca insensatezza.
Susy Suarez
Le Sorelle Materassi
Di
Aldo
Palazzeschi
Adattamento
Ugo
Chiti
Regia
Geppy
Gleijeses
Scene
Roberto
Crea
Costumi
Accademia
Costume e Moda
Interpreti
principali Lucia
Poli, Milena Vukotic, Marilù Prati
Produzione
Gitiesse
Artisti Riuniti
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