venerdì 26 gennaio 2018

TUTTI I MIEI CARI - Regia di Francesco Zecca


In scena dal 23 gennaio al teatro Argot Studio “Tutti i miei cari” per la regia di Francesco Zecca.
Un monologo femminile in cui, attraverso l'ottima scrittura di Francesca Zanni, la poetessa statunitense Anne Sexton torna dall'aldilà per raccontarci del suo inquietante mondo di dentro.
Quasi sempre atteggiata in una posa rigida, innaturale, con un cocktail in una mano e una sigaretta nell'altra, una posa artefatta come la sua perfetta vita da borghese benestante. Appare di bianco vestita come una sposa. Il vestito da sposa è il suo scafandro, che l'ha trascinata giù, relegandola a una vita da moglie, madre e casalinga, come i dettami soprattuto dell'epoca imponevano. Ma a che prezzo?
Le sue parole ci conducono in un viaggio imprevedibile dentro quella che chiamiamo follia. Ma cos'è infondo la follia? Esiste davvero o è solo un' intermittenza del cuore che ti fa trovare solo dinanzi a te stesso, al mistero dell'essere, all'enigma angosciante del senso dell'esistenza, a sentite di appartenere ad un'altro pianeta, a non appartenere alla “vita di fuori”, come ci ripete più volte la Sexton in questa intensa pièce.
Crescenza Guarnieri impeccabile, si avvolge totalmente in ogni piega del suo personaggio. Nei suoi occhi a tratti scintilla la follia, naviga il dolore, traspare la lucidità, sfolgora l'euforia, in un perfetto connubio tra padronanza del mestiere, cuore e generosità.
Certamente sostenuta da un'ottima direzione, la si percepisce come un'apparizione, un' anima in pena risorta dal purgatorio per raccontare di sé e poi tornare indietro, all'infinito. Il bianco e il rosso sono i colori dominanti. Rose rosso vivo sulla sua vaporosa gonna bianca e ai suoi piedi, bianchi gli schienali delle sedie di un' astratta tavola, seduti intorno alla quale l'immaginazione ci rivela le incorporee presenze di “tutti i suoi cari”: il padre, la madre, le due figliolette, il marito e il medico psichiatra che la tenne in cura.
Tutti i suoi cari, che non riuscivano ad essere il centro del suo mondo. La priorità era scrivere, scrivere come respirare. Con i suoi reading dolenti, riuscì a scuotere e impressionare tanto da arrivare a vincere il premio Pulizer per la poesia nel 1967.
Il suo genio letterario fu fortemente legato al suo tormento. Si dice che l'arte nasca dalla sofferenza, che sia un mezzo, un meccanismo eccezionale capace di aiutare a ristrutturare il dolore. Forse è quello che la Sexton cercava di fare riversando tutto nei suoi versi, ma che non le riuscì a salvare la vita.
Tutti i miei cari” è un ottimo omaggio a una poetessa che ha usato la parola come una spada impietosa per squarciare il velo dell'ipocrisia borghese, e che grazie a questa pièce, muore e risorge ogni sera, sul un palco, davanti agli occhi di chi vorrà ascoltarla.

Susy Suarez 


TUTTI I MIEI CARI
 
di Francesca Zanni
regia Francesco Zecca
con Crescenza Guarnieri
scene Francesco Zecca
costumi Grazia Materia
light designer Claudio Cianfoni

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