Zio
Vanja è il racconto di una vita mortificata per assenza di coraggio
e di passioni, intrappolata nelle sabbie mobili della routine, dove
mai nulla si avvera. Zio Vanja è un dramma, e su questo c'è poco da
discutere. La noia, la tristezza, la malinconia, l'ignavia, ne sono
il fulcro e rappresentano i sintomi di una tragedia esistenziale che
Vanja, Sonja, Elena, il dottore, e tutti gli altri personaggi,
portano scolpita nei loro dialoghi e nei loro corpi. È vero che nel
dramma di Cechov, come in molti dei suoi lavori, c'è sempre qualche
aspetto ironico, anche di amaramente grottesco, ma cercare di
renderlo in qualche modo “leggero” significa snaturare il testo e
stravolgerne il genio. Duccio Camerini è un attore e regista di
esperienza e talento, e sul palco non può non dimostrarlo, ma questa
volta è al timone di un'operazione “sperimentale” a mio avviso
discutibile.
Svariati
e coraggiosi sono stati gli adattamenti di questo imperituro
classico, ma solo rispettando le intenzioni dell'autore, esso può
essere tranquillamente ambientato in ogni tempo e luogo e riuscire
comunque a trasmettere tutta la sua attualità e la sua universalità.
Solo rispettando le intenzioni dell'autore, si può riuscire a essere
davvero originali e innovatori, ed è necessario affidarsi a
interpreti capaci di sostenere personaggi tanto densi, che
comunichino il senso di vuoto, di inutilità, il loro patire la
solitudine, la malinconia, il loro trasformarsi in anime
senza pace, sottolineare le dinamiche di tensione, di claustrofobia. Gli attori invece in questa pièce, sembrano più impegnati a calcare toni ironici e farseschi che risultano un'inopportuna forzatura e troppi di loro si dimostrano molto “acerbi” e fuori parte di fronte tale compito.
senza pace, sottolineare le dinamiche di tensione, di claustrofobia. Gli attori invece in questa pièce, sembrano più impegnati a calcare toni ironici e farseschi che risultano un'inopportuna forzatura e troppi di loro si dimostrano molto “acerbi” e fuori parte di fronte tale compito.
Momenti
che sarebbero dovuti essere un concentrato di tensione e intensità,
perdono di ogni consistenza, diluiti anche da una musica spesso
ingombrante che sopraggiunge nel tentativo di sottolinearli.
L'unico
modo per far arrivare davvero il senso di questa tragedia morale alla
coscienza dello spettatore, è la verità, con Cechov è un atto
dovuto, l'unica alternativa.
Susy
Suarez
Info:
dall'1 al 24 aprile 2016 Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico) via F. Redi 1/a , Roma
venerdì e sabato ore 21:00 - domenica ore 17:30
ZIO VANJA *
di:
Anton ÄŒechov
uno spettacolo di Duccio Camerini
di:
Anton ÄŒechov
uno spettacolo di Duccio Camerini
con Francesca Sgheri, M. Vittoria Pellecchia, Duccio Camerini
musiche Alchimusika
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