La messinscena è tratta dal romanzo di Massimo Carlotto: “L’Oscura immensità della morte”, nel quale lo scrittore noir racconta una vicenda di cronaca nera che scopre zone nascoste della quotidianità e della coscienza.
Ciò che più colpisce della storia infatti, non è tanto la trama in sé, ma quell'intricato fascio di sentimenti, segno di lutti mai elaborati, sensi di colpa, odio e dolore, che si dipana sulla scena.
Silvano
è un uomo a cui hanno ucciso moglie e figlio di otto anni, e l'
'Oscura immensità' non è altro che l'attimo prima della morte, quel
buio che ha avvolto Clara (la moglie) e che ha lasciato il tormento
nel cuore dell'uomo, sprofondandolo nell'oscurità in vita.
«È
tutto buio, Silvano», dice la moglie mentre muore, «Non vedo nulla,
ho paura, ho paura, aiutami è buio», frase che diventa fil rouge
della vicenda scandendo i diversi stati d'animo di Silvano.
Contin,
l'autore del delitto, è da 15 anni in carcere, colto da un male
incurabile, chiede clemenza per poter trascorrere i suoi ultimi anni
di vita da uomo libero.
Vittima
e carnefice, accomunati da un destino di solitudine e disperazione
che, nel corso della storia, stravolgerà i ruoli.
In
scena due punti di vista, due interpretazioni di una medesima vicenda
narrata con parole intimamente pronunciate dai protagonisti in
un'alternanza ben congegnata di monologhi. La regia di Alessandro
Gassmann è accorta, asciutta ed efficace.
Interessante
l'idea di porre tutta la scena dietro un sottile schermo trasparente
sul quale vengono proiettate videografie che colorano i toni grigi
dello spettacolo e mostrano immagini sospese, dettagli che rendono
luoghi, atmosfere e ricordi.
L'ambiente
è rarefatto e oscuro, i tagli di luce affilati. Gasmann ha
conferito alla pièce un taglio molto cinematografico, che poteva
essere valorizzata molto di più dalle interpretazioni dei due
attori.
Scarpati,
noto al grande pubblico soprattutto per i suoi ruoli in fiction tv,
in cui siamo per lo più abituati a vederlo nei panni del padre di
famiglia, eroe positivo e rassicurante, si sfida in questo incontro
con il lato oscuro della mente, ma risulta sottotono, poco incisivo.
Claudio
Casadio, invece, veste i panni dell’ergastolano Raffaello Beggiato,
e ci offre un'interpretazione dura, aspra, sanguigna, ma a tratti un
po' troppo caricata.
Il
parallelismo incalzante tra i due man mano li avvicina in un medesimo
limbo di angoscia e la contrapposizione morale vittima-carnefice si
consuma.
E'
questa la storia di una metamorfosi, dove non può esserci luce, ma
solo oscura immensità.
Susy
suarez
OSCURA
IMMENSITA'
al Teatro Eliseo dal 18 al 30 marzo 2014
tratto dal romanzo
tratto dal romanzo
L’oscura
immensità della morte
di
Massimo Carlotto
regia
Alessandro Gassman
scene
Gianluca Amodio
costumi
Lauretta Salvagnin
luci
Pasquale Mari
videografie
e suoni Marco Schiavoni
produzione
Teatro Stabile del Veneto
ALTRE DATE: Torino- teatro Gobetti dal 1 al 6 aprile
GENOVA- teatro Della Corte dal 8 al 13 aprile
ALTRE DATE: Torino- teatro Gobetti dal 1 al 6 aprile
GENOVA- teatro Della Corte dal 8 al 13 aprile
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