La palestra è il luogo
dell'attesa, il luogo nel quale si compie la tragedia nella tragedia.
Tre genitori attendono di sapere perchè sono stati convocati dalla
preside della scuola dei propri figli. Aspettando si ritrovano a
congetturare sui motivi possibili, nessuno di loro può anche solo
lontanamente prevedere la realtà che di lì a poco gli sarà messa
davanti una volta che la preside entrerà nella palestra e
racconterà loro ciò che faticheranno a credere. I figli si
sono macchiati a soli quattordici anni di un reato ignobile. I
genitori negheranno, li difenderanno come è umano che un che un
padre o una madre faccia, ma anche dopo aver avuto la prova
inconfutabile dell'avvenuto reato, i tre amorevoli parenti si
trasformeranno in belve, la preside verrà accerchiata da tigri
che cominceranno a girarle intorno sempre più aggressivi e violenti
nell'ormai irragionevole tentativo di difender la prole a tutti i
costi, anche a scapito di una ragazzina innocente, di una donna dai
sani principi mossa dalla buona fede, la quale sulla base della
figura istituzionale che ricopre, cerca solo di fare la scelta più
giusta. La madre e i due padri si avventano sulla vittima nello
stesso luogo e con la stessa ferocia con cui i propri figli si sono avventati sulla loro, e come i figli, diventano complici di un atto
aberrante dal quale non avranno via d'uscita.
Il ruvido testo di
Scianna mette con lucidità in risalto il lato oscuro che si annida
nell'animo di tre genitori di buona famiglia, e l'innescarsi di un istinto di protezione
meschino e vigliacco, lì quando tale istituzione viene minata. Di fronte l'evidenza decidono di negarla, e
questo egoismo cieco che arriva alle estreme conseguenze, non può
che impattare contro le nostre coscienze e lasciarci un amaro senso
di disgusto. Lo spettacolo ci spinge nelle viscere di una vicenda
troppo simile a qualcosa di già visto e già sentito nelle cronache
di tv e giornali e ci permettere di riflettere su come spesso i
piccoli mostri siano generati da madri e padri meschini e poveri di
spirito i quali trasmettono tale pochezza alla propria genie. Una
tematica molto interessante da veder sviluppata di una pièce, il
dramma sale molto lentamente, i tempi sono registicamente dosati con
sapienza per condurci allo scoppio del dramma ed al suo acme con il
massimo coinvolgimento. Incisivi i lunghi silenzi nell'attesa,
intensi ed eloquenti, anche se il finale risulta un po' irrisolto,
come se ancora qualcosa avrebbe potuto essere detto.
I quattro attori sanno
come far venire a galla con chiarezza e veridicità la psicologia
di personaggi così diversi ma nello stesso tempo troppo uguali,
figli del medesimo background medio borghese ipocrita e perbenista, che all'occorrenza sa come privarsi di ogni scrupolo.
LA PALESTRA
di
Giorgio
Scianna
regia
Veronica
Cruciani
con
Filippo Dini, Fulvio Pepe, Teresa Saponangelo, Arianna
Scommegna
Assistente
alla regia
Fiona Sansone
Scene
e costumi Barbara
Bessi
Disegno
luci
Gianni Staropoli
Musiche
Paolo Coletta
Video
Marco Santarelli
Ginnasta
del video
Giada Regoli
produzione
Compagnia
Veronica Cruciani
in
coproduzione con Armunia
e
in collaborazione con il Teatro
di Roma
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