“Gente
di Plastica”, in scena dal 7 al 12 febbraio 2012 al teatro
Dell'Orologio di Roma, è uno spettacolo di grande impatto emotivo,
in cui sin nel foyer gli spettatori sono accolti da automi con
maschere che ne appiattiscono le fattezze, i quali con voce e gesti
di una meccanicità stucchevole, ci scandiscono brandelli di luoghi
comuni e jingle di noti spot televisivi.
In
sala siamo catapultati in una realtà claustrofobica, in cui undici
attori riempiono la scena, priva di qualsiasi elemento scenografico,
ma che si anima di un turbinio dirompente di parole, musica e
coreografie ben orchestrate ed eseguite con grande passione, le quali
evocano idee, concetti, immagini e luoghi, con una forza travolgente.
Lo
spettacolo è un richiamo disperato alla presa di coscienza, ci
chiede di provare a scuoterci dal torpore del caldo ed accogliente
grembo di plastica che culla la nostra quotidianità, che rende le
nostre anime indolenti e letargiche, passive e prive di slanci
emotivi.
La
morte passa attraverso le parabole della tv, come un virus
inarrestabile entra nelle nostre case, si siede accanto a noi,
contagia i nostri figli e ci trasforma in “marionette che si
strangolano con i loro stessi fili”, ci induce a vivere in una
volontà di stasi davanti agli schermi, dai quali ci si nutre ingordi
delle immagini di vite altrui in un voyerismo senza senso che sottrae
l'anima alla vita.
Il
telecomando diventa un succhiotto, l'unico alimento intellettuale al
quale restano attaccati individui incapaci di leggere e analizzare la
realtà. Un delirio di ipnosi collettiva in cui opinioni, gusti e
persino le passioni che riteniamo nostre, in realtà ci vengono
fornite come le altre merci attraverso i teleschermi. Ma in questo
apocalittico scenario in cui l'epidemia sembra ormai inarrestabile (
tema che riecheggia “La Peste” di Camus, “Il gioco
dell'epidemia” di Ionesco e Quinto potere di Chayefsky, alle quali
la pièce apertamente si ispira) c'è chi ancora si ribella e si
rifiuta di vivere nel deserto dello spirito, chi si rifiuta di
scavare la propria fossa ed intravede una possibilità di libertà e
di decondizionamento. I personaggi attraverso l'amore e l'empatia che
è insita nella natura dell'uomo, riusciranno a riscattarsi e ad
uscire dalla loro prigione televisiva per incontrarsi davvero, ed
avere una più nitida percezione degli altri e di se stessi.
La
compagnia si muove lungo le direttrici del teatro di ricerca, ma lo
spettacolo pur non utilizzando forme tradizionali, si lascia seguire
con trasporto grazie anche all'intensità dei testi e dei ritmi
dell'azione mai calanti. Un coraggioso tentativo di lanciare ad ogni
spettatore la chiave per aprire la propria personale prigione in
technicolor.
Susy
Suarez
GENTE
DI PLASTICA
Dal
7 al 12 febbraio 2012
Ideazione,
drammaturgia e regia
Roberta
Costantini
Con
Benedetto
Supin
Gianluca
Paolisso
Giuliana
Iannotta
Janos
Agresti
Marco
Marino
Nino
Pagliuca
Raffaele
Furno
Roberto
Costantini
Rosanna
Bosso
Soledad
Agresti
Veruschka
Cossuto
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