Dal 22 al 25 ottobre al Teatro Basilica, Roberto Herlitzka porta in scena il “suo” “De rerum natura”, performance curata da Antonio Calenda e sostenuta dal Gruppo della Creta. I più sapranno che il “De rerum natura”, anche solo scavando tra le memorie scolastiche, è un poema epico-filosofico di Tito Lucrezio Caro, poeta e filosofo romano del I secolo a.c., poema che Roberto Herlitzka ha deciso di fare “suo” realizzando una personale traduzione del testo in versi e terzine dantesche. Ciò perché Herlitzka, oltre ad essere uno degli interpreti più potenti e duttili del nostro tempo, è anche un uomo di profonda cultura che ha nutrito da sempre una grande passione per la poesia e in particolare per l'opera di Dante. Ed ecco nascere la decisione di tradurre per diletto, durante le pause tra un lavoro e un altro, il testo di Lucrezio, proprio nel linguaggio del sommo poeta, e forse nemmeno lui poteva prevedere in corso d'opera, che ne sarebbe venuto fuori un componimento di inedita raffinatezza ed eleganza. Herlizka entra in scena con la difficoltà dovuta alla sua ormai fragile costituzione. Aiutandosi con una stampella e appoggiandosi al braccio di un'assistente, dal proscenio giunge a posizionarsi sulla sedia al centro del palco. Davanti a sé un microfono e un leggio. L'impianto è tutto qui, semplice e pulito. A preludio si diffonde un pezzo di musica classica, le luci si abbassano e un gioco di ombre incide i suoi tratti così unici, scolpendo quella inconfondibile maschera mutevole e penetrante che lo ha sempre caratterizzato e nella quale oggi si dipinge la tempra che non cede al passo del tempo. Ciò si avvalora non appena proferisce il primo verso e il “reading” ha inizio. Sorprende proprio questa dicotomia così lampante tra la fragilità del corpo vissuto di un uomo di ottantatré anni e la potenza limpida e intatta del suo sacro fuoco, inattaccabile dal tempo e dagli affanni fisici. Un attimo prima vediamo entrare in scena un uomo gracile dal fare claudicante e incerto, e un momento dopo ci troviamo dinnanzi un gigante che come un sapiente direttore d'orchestra, con l'uso discreto del movimento delle mani e le mutazioni della mimica, accompagna l'armonia e il ritmo dei versi che inebriano proprio come motivi musicali. In questo poema Tito Lucrezio Caro si fa portavoce delle teorie epicuree riguardo la realtà della natura e al ruolo dell'uomo nell'universo. Analizza il movimento degli atomi da cui hanno origine i fenomeni naturali, la struttura delle cose, ma viene narrato anche l’eros con inusuale ironia. Tecnicamente questo spettacolo potrebbe essere definito un “reading”, ma in questo caso tale definizione sarebbe inesatta e mortificante rispetto alla reale essenza della performance. Mai per un attimo si percepisce “l'esercizio del leggere” o l'esecuzione di quella “lettura interpretata” che si avverte inevitabilmente in qualsivoglia reading teatrale. Non c'è mai alcuna meccanica o retorica ma solo un'organicità salda e uniforme in quasi un'ora di versi incessanti. Nonostante il lessico spesso ostico, non incline ad essere compreso, è proprio la precisione dell'armonia vocale, vibrante di verità, che porta a restare sempre in ascolto e non perdere il senso di ciò che viene trattato. Ne è testimone una platea muta per l’incanto, e gli scroscianti applausi finali che Herlizka accoglie con commozione. Herlizka non è un semplice attore ma un atleta del cuore, e la reverenza che gli si tributa non è banalmente legata solo alla sua età e alla lunga carriera costellata di lavori di valore. Egli è l'emblema del vero artista e uomo di cultura che la potenza e l'onestà del proprio talento rende invincibile.
Susy Suarez
22 | 25 ottobre ore 21.00
TeatroBasilica
DE RERUM NATURA
di Lucrezio
con Roberto Herlitzka
traduzione di Roberto Herlitzka
a cura di Antonio Calenda
sostenuto dal Gruppo della Creta
Nessun commento:
Posta un commento