In
scena dal 24 novembre al 13 dicembre al Teatro dei Conciatori, Louise
Bourgeois - Falli, Ragni e Ghigliottine, scritto e diretto dal
prolifico autore e regista teatrale Luca De Bei. La pièce ci
racconta la storia di un'artista controversa, nata in Francia e
trasferitasi a New York negli anni trenta, città in cui la sua
personalità artistica e visionaria trova modo di liberarsi
diventando pioniera dell'arte contemporanea. La vita di questa anima
complessa e tormentata è stata lunga e artisticamente feconda,
sempre solitaria ed indifferente alle mode e alle correnti artistiche
del momento. La sua opera ha influenzato fortemente gli artisti del
suo tempo e quelli a venire. La Bourgeois ha realizzato una
produzione immensa, divertendosi a mescolare marmo, ferro, acciaio,
stoffa per dare forma ad una miriade di figure grottesche ed
inquietanti, un universo creativo in cui scolpisce disagio e
sofferenze, vera e propria galleria di catarsi del dolore. Molti la
ricorderanno soprattutto per le sue opere più famose, come le
immense sculture a forma di ragno installate in diverse città del
mondo, ma chi conosce davvero la storia di questa donna e da dove
nasceva la sua urgenza di creare un simile flusso di inquietanti
simulacri? Ed ecco che chi assiste a questa pièce, viene
accompagnato attraverso la vita, il percorso ed i moti dell'animo
dell'artista che fu prima di tutto una donna, e lo fa attraverso la
sua stessa bocca, o meglio, quella della sua interprete Margherita
Di Rauso, la quale ci appare prima nei panni di una arzilla ed un po'
bisbetica vecchietta dal volto solcato di rughe, un sorriso
spiritoso, occhi vivi e pungenti, proprio come fu ritratta in una
delle sue ultime foto, prima che scomparisse nel 2010 a New York
all’età di 98 anni. Sul palco sale una donnetta scontrosa nei
confronti dell'attenzione che le rivolge l'opinione pubblica, divisa
dal desiderio di non essere “contaminata” dal successo e dal più
istintuale e vanesio desiderio di riceverne l'abbraccio. Ecco che poi
si toglie la maschera, ogni ruga sparisce per diventare solo Louise,
che sconfigge la morte, si distacca dal suo personaggio e ci confessa
ogni cosa, i retroscena della sua vita fattisi materia nelle opere.
“L’arte è una garanzia di salute mentale” diceva. Infatti la
sua si può considerare un'arte “riparativa”, una forma di
rammendo psicologico. I suoi inventari emotivi, con tutta la loro
logica ingarbugliata, erano per la Bourgeois un modo per riflettere
su di sé, per elaborare i pensieri. Margherita Di Rauso sola su di
un palco, una sedia e pochi oggetti di scena, ci dipinge il mondo
della Borgues con intensità, svela la sua anima allo spettatore. Ci
apre la porta della casa in cui è cresciuta da bambina, ci presenta
i suoi genitori, ci racconta il suo terrore dell'abbandono, ci rende
partecipi alla creazione delle sue opere, conservando sempre quel
fare un po' irriverente, ironico e provocatorio che caratterizzò la
sua personalità. Un monologo estremamente interessante ed utile,
poiché approfondire la vita e le opere di quest'artista, significa
anche ampliare la nostra conoscenza riguardo all'importanza che
ebbero simili figure per l'evoluzione dei nostri sistemi artistici e
culturali.
Susy
Suarez
Scritto e diretto da Luca De Bei
con Margherita di Rauso
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