Dopo
il successo ottenuto nella scorsa stagione con la messa in scena di
Betrayal di Harold Pinter, l’Independent English Theatre presenta
quest’anno: Skylight di David Hare. Il testo del pluri-premiato
autore inglese sarà in scena, dal 21 marzo al 1 aprile al Teatro
dell’Orologio-Sala Grande, e ringrazio questa coraggiosa compagnia
che ci offre la rara occasione qui in Italia di poter godere di testi
come questi in lingua originale, i quali troppo spesso vengono
maltrattati da scellerate traduzioni. Skylight è un dramma domestico
che esplora la complessa relazione tra due ex amanti che si
rincontrano dopo tre anni di separazione. Kyra (Sandra Paternostro) è
una giovane insegnante che vive e lavora in un sobborgo di Londra,
Tom (Rinaldo Rocco) è un benestante businessman la cui moglie è
morta recentemente di cancro.
La pièce si apre con la visita alla donna, di Edward (Vico De Carle),il giovane figlio di Tom, esasperato e desideroso di vedere chiarite una volta e per tutte le cose tra lei e il padre. Le chiede di tornare da loro, ma è Tom inaspettatamente a giungere a casa di Kyra poco dopo e in una fredda sera d'inverno il dramma inizia, monta pian piano, battuta dopo battuta e il coinvolgimento dello spettatore con esso. Si resta rapiti dai dialoghi serrati, a tratti sferzanti, le parole diventano lame che non lasciano vuoti, anche nelle pause e nei lunghi silenzi.
Due persone ideologicamente molto diverse che cercano comunque un incontro umano: Kyra è una donna che ha abbracciato una mentalità idealista, da servizio sociale, che si accontenta di vivere in periferia, in una casa modesta senza nemmeno riscaldamento, Tom e cresciuto per essere uno businessman. Bloccati entrambi in una bolla di desideri, frustrazioni, sensi di colpa, Kyra ha 20 anni di meno ma non per questo si mostra più vulnerabile.
Tutto è strutturato intorno a semplici azioni domestiche in una stanza di un modesto appartamento nel quale attraverso il loro incontro-scontro si snocciola il passato e il presente. Il conflitto che si apre non è solo umano, ma rispecchia anche quello sociale e politico e l'audience viene catturata sia dalla storia personale che dal dibatto ideologico.
La regia è ottima, fa un uso perfetto degli spazi e degli oggetti che concorrono a raccontarci attraverso ogni minimo gesto dei personaggi la loro distanza. In un simile teatro di parola nessun attore può permettersi di vacillare e i tre interpreti sono così intensi e convincenti che da attrice mi sono stupita e commossa di fronte la ricreazione di un intimità sul palco così vivida, così reale. Sentimenti resi con grande eloquenza dall'autore e VISSUTI con pienezza. Uno spettacolo da non perdere poiché è davvero raro qui in Italia vedere degli attori non recitare così bene.
La pièce si apre con la visita alla donna, di Edward (Vico De Carle),il giovane figlio di Tom, esasperato e desideroso di vedere chiarite una volta e per tutte le cose tra lei e il padre. Le chiede di tornare da loro, ma è Tom inaspettatamente a giungere a casa di Kyra poco dopo e in una fredda sera d'inverno il dramma inizia, monta pian piano, battuta dopo battuta e il coinvolgimento dello spettatore con esso. Si resta rapiti dai dialoghi serrati, a tratti sferzanti, le parole diventano lame che non lasciano vuoti, anche nelle pause e nei lunghi silenzi.
Due persone ideologicamente molto diverse che cercano comunque un incontro umano: Kyra è una donna che ha abbracciato una mentalità idealista, da servizio sociale, che si accontenta di vivere in periferia, in una casa modesta senza nemmeno riscaldamento, Tom e cresciuto per essere uno businessman. Bloccati entrambi in una bolla di desideri, frustrazioni, sensi di colpa, Kyra ha 20 anni di meno ma non per questo si mostra più vulnerabile.
Tutto è strutturato intorno a semplici azioni domestiche in una stanza di un modesto appartamento nel quale attraverso il loro incontro-scontro si snocciola il passato e il presente. Il conflitto che si apre non è solo umano, ma rispecchia anche quello sociale e politico e l'audience viene catturata sia dalla storia personale che dal dibatto ideologico.
La regia è ottima, fa un uso perfetto degli spazi e degli oggetti che concorrono a raccontarci attraverso ogni minimo gesto dei personaggi la loro distanza. In un simile teatro di parola nessun attore può permettersi di vacillare e i tre interpreti sono così intensi e convincenti che da attrice mi sono stupita e commossa di fronte la ricreazione di un intimità sul palco così vivida, così reale. Sentimenti resi con grande eloquenza dall'autore e VISSUTI con pienezza. Uno spettacolo da non perdere poiché è davvero raro qui in Italia vedere degli attori non recitare così bene.
Susy Suarez
Skylight
di David Hare
di David Hare
Vincitore
del premio Olivier come miglior nuovo testo drammatico 1996
IET - Independent English Theatre,
IET - Independent English Theatre,
con
il patrocinio dell’ Ambasciata Britannica a Roma, dell’
Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico e
dell’Accademia Silvio D’Amico
Regia
di Psyche Stott
Con:
Sandra Paternostro, Rinaldo Rocco Vico De Carle
Scenografie
di Ciro Paduano, Costumi di Alessandro Bentivegna, Luci di Aurelio
Rizzuti e Raffaele Furno, Musiche originali di Fabrizio Gatti
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