
Questo spettacolo in concorso ci porta in Polonia tra il 1935 ed il
1945. Il protagonista
è un imprenditore coraggioso e spregiudicato, intenzionato a trarre
il massimo profitto dalla situazione bellica. Riesce, grazie ai suoi
abili intrallazzi, a stringere solidi rapporti d'affari con i nazisti
che occupano la Polonia. Apre una fabbrica e per la produzione utilizza
manodopera ebrea. Con il passare del tempo e il
crescere delle persecuzioni la sua fabbrica dà rifugio ad un numero
crescente di ebrei, che così sfuggono alla deportazione nei lager e
a morte sicura. L'industriale finisce per trovarsi sempre più
coinvolto in un sistematico impegno umanitario teso a salvare vite
umane, ricorrendo a questo scopo anche alla corruzione dei gerarchi
nazisti ed all'imbonimento di un crudele comandante del campo di
sterminio di Cracovia, al quale riesce a sottrarre parecchi
internati. A guerra finita l'imprenditore-eroe ha esaurito
completamente il suo patrimonio, ma ha salvato più di mille ebrei e
a lui andrà per sempre la loro riconoscenza e quella dei loro
discendenti. Chiaramente tratto dal libro “La
lista” di Thomas Keneally,
dal quale Spielberg a sua volta ha tratto il suo ancor più noto e
pluripremiato film “The Shilner's list”. La trasposizione scenica
di un lavoro dalla simile mole di contenuti, immagini ed
emozioni, potrebbe apparire pretenzioso, di certo non semplice,
motivo per cui ho trovato pregevole il modo in cui in questa piecè
si sia riuscito a condensare una storia tanto appassionante, proprio
perchè non si limita ad essere
solo una semplice narrazione del dramma dell'Olocausto; quest'ultimo,
anzi, sembra fare da sfondo a ciò che viene narrato. Attraverso
la raffigurazione di vari personaggi, si afferma la
trasversalità di un dramma che va oltre le nazionalità dei popoli,
e che ha riguardato tutta l'umanità. Ne esce fuori un lavoro
alleggerito dall'originale crudezza. Il narratore che fa da raccordo
è l'umile contabile ebreo della fabbrica, che attraverso la sua
macchina da scrivere, ci guida nello spazio e nel tempo dell'azione.
Ottima la scelta delle musche che contrappuntano i momenti più
emozionanti, lì dove le parole non sono necessarie. Nonostante la
sintesi i personaggi non perdono il loro spessore e la storia si
dipana con equilibrio riuscendo a raggiungere atmosfere di grande
intensità emozionale soprattutto nell'ormai ai più conosciuto
finale, che non può non smetter di commuovere ricordandoci che “Chi
salva una vita salva il mondo intero”.
Susy
Suarez
P.S.
Queste
sere andate al Vittoria! Salvate i talenti!
“Cronache
d'un uomo d'affari in tempo di guerra”
con
Mario
Merone
Pio
Stellaccio
Roberto
Pappalardo
Silvia
Imperi
Maria
Scorza
scritto
e diretto da Roberto Pappalardo
costumi
e scene: Stefania Pisano
musiche
originali: Pascal Marchese